sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
16.10.2017 Terroristi tra noi: l'Italia minacciata - Prima parte
Analisi di Roberto Raja

Testata: Il Foglio
Data: 16 ottobre 2017
Pagina: 1
Autore: Roberto Raja
Titolo: «L'Italia minacciata»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/10/2017, a pag. 1, con il titolo "L'Italia minacciata", l'analisi di Roberto Raja.

Prima parte

Immagine correlata
La copertina del settimanale Marianne: "Quelli che non vogliono vedere"

Espulsi dall’Italia “per motivi di sicurezza nazionale” o per la “pericolosità sociale”. Quella che leggete in queste pagine è la lista degli islamici allontanati dal nostro paese nel corso del 2017. Una lista che fino a oggi, quando mancano due mesi e mezzo alla fine dell’anno, ha raggiunto gli 83 nomi. Erano stati 66 in tutto il corso del 2016 e anche del 2015. Sono aumentate le minacce del terrorismo islamico o è aumentata la sensibilità dell’intelligence e delle forze dell’ordine, o tutt’e due le cose insieme. Con la lista, abbiamo messo in fila uno dopo l’altro i profili degli espulsi forniti dal ministero dell’Interno – chi sono, da dove venivano e dove ciascuno viveva, che cosa hanno detto e fatto – per provare a delineare un quadro di quello che sta succedendo nel nostro paese nell’ambito della lotta al terrorismo e soprattutto nella zona grigia in cui può maturare la radicalizzazione, il salto dagli slogan sul web alla lotta armata sotto il vessillo nero dell’Isis. Qualche utile indicazione sembra venire per esempio dai luoghi: il carcere, la grande città del nord e allo stesso tempo il piccolo centro, i principali crocevia di incontri, familiarità e proselitismo.

GUENFOUD Imadeddine, 32enne marocchino residente a Padova, titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo “per motivi familiari”, tra i fondatori del centro culturale Al Hikmah di Padova, i cui componenti risultano connotati da una impostazione salafita-wahabita. Dal materiale informatico e documentale sequestrato nel corso di una perquisizione a suo carico, sono emerse indicazioni della sua deriva fondamentalista e del suo interesse a diffondere il credo islamico più oltranzista, con una chiara propensione al jihad. Destinatario di un provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno emesso per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 4 gennaio.

MATHLOUTHI Marouan, 26enne tunisino residente a Ravenna, era titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciatogli nel 2011 perché sposato con una cittadina italiana con la quale, peraltro, non conviveva più. Molti precedenti di polizia per reati contro la persona e il patrimonio. E’ emerso all’attenzione sotto il profilo della sicurezza per aver stretto amicizia “virtuale” con l’aspirante foreign fighter Louati Noussair, nonché per aver postato sul suo profilo Facebook le frasi “Sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare” e “Sei divina come una macchina degli sbirri che brucia”. Nei suoi dispositivi informatici, file di propaganda jihadista ne documentavano la deriva verso l’islam radicale. Espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 5 gennaio.

CHEBLI Sami (aut CHALBI Sami), tunisino, 32 anni, abitante ad Ancona, con “significativa propensione alla violenza”, è stato denunciato per i reati di rapina e lesioni personali aggravate nel marzo 2015. Dall’analisi della pagina Facebook di cui sarebbe utilizzatore emergono contenuti di natura palesemente jihadista, accompagnati da proclami di propaganda e da immagini inneggianti all’Isis. Avrebbe tenuto contatti con l’estremista tunisino Saif Abdawi, membro dell’autoproclamato Stato islamico, a suo volta entrato in contatto con l’attentatore di Berlino, Anis Amri. Già espulso con l’alias di Sami Chalbi il 27 maggio 2015. Rintracciato a Falconara Marittima (An) il 24 dicembre 2016, trasferito al Cie di Torino. Espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 13 gennaio.

BEN MAHMOUD Jilani, 46enne tunisino, già detenuto ad Augusta (Sr), “attenzionato” per la sua condotta in carcere dove ha assunto la posizione di leader tra i detenuti di fede islamica, manifestando atteggiamenti radicali e palese ostilità verso il personale della Polizia penitenziaria. Scarcerato il 3 gennaio 2017 e associato al Cie di Caltanissetta perché destinatario di un provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Siracusa per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 15 gennaio.

RHIMI Abdelkader, 53enne tunisino, con diversi precedenti per reati comuni, irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora. Il 28 dicembre 2016, nella mensa della Caritas di Latina, durante la distribuzione dei pasti, ha urlato: “Io non mangio questa merda”, minacciando poi un volontario intervenuto per calmarlo, dicendogli: “Io esco fuori, ti aspetto. Occhio per occhio dente per dente, perché i tuoi fratelli hanno ammazzato un mio fratello a Milano”, con riferimento al conflitto a fuoco in cui il 23 dicembre 2016 ha perso la vita il terrorista Anis Amri. In seguito arrestato e trasferito al Cie di Caltanissetta. Espulsione disposta dal prefetto di Latina. Rimpatriato il 19 gennaio.

MOHAMMAD Rehman, pachistano, 24 anni, residente a Olbia: uno stretto legame con il connazionale Khan Sultan Wali, del quale condivideva l’ideologia radicale. Ha pubblicato sul proprio account Facebook immagini che lo ritraevano mentre imbracciava un fucile mitragliatore. Espulsione disposta dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 20 gennaio.

FALAK Yashan, 18enne pakistano, residente a Olbia, di orientamento radicale. Sul suo profilo Facebook rilevate alcune sue immagini, commentate da didascalie inneggianti ad Allah, mentre si esercita con un fucile mitragliatore. Espulsione disposta dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 20 gennaio.

MBEJTATE Said, 38enne marocchino, detenuto per reati comuni, emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio carcerario. Nel settembre 2014 ha minacciato in carcere un’azione ostile nella città di Ivrea e manifestato l’intenzione di “sgozzare americani e inglesi” una volta espiata la pena. Destinatario della misura dell’espulsione alternativa alla detenzione disposta dall’autorità giudiziaria. Rimpatriato il 24 gennaio.

EL AYARI Fathi, tunisino, 38 anni, detenuto per reati comuni, emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio carcerario. Nell’ottobre 2016 personale della carcere di Reggio Emilia apprendeva da una fonte confidenziale che durante un corso di teatro aveva arbitrariamente cantato in lingua araba versi del Corano solitamente invocati dai terroristi prima di compiere azioni suicide. Ha messo poi in atto manifestazioni di protesta con sciopero della fame e della sete e gesti di autolesionismo. Scarcerato il 26 gennaio, è stato rimpatriato lo stesso giorno, in esecuzione dell’espulsione alternativa alla detenzione emessa dal magistrato di sorveglianza di Modena.

BELLY Franck, 29enne francese, arrestato il 6 ottobre 2014 a Ventimiglia per furto aggravato, condannato a tre anni di carcere, detenuto a San Remo. Le autorità francesi hanno comunicato che Belly era ritenuto un potenziale jihadista pronto a partire per la Siria. Espulsione come misura di sicurezza decretata dalla magistratura di sorveglianza. Rimpatriato il 7 febbraio.

HAMOUIMSA Bouchaib, alias ADNAN Mohamed, marocchino, 40 anni, entrato clandestinamente in Italia nel 2004, detenuto a Rimini per reati comuni. Durante la detenzione si è evidenziato, oltre che per atti di autolesionismo e altre infrazioni disciplinari, per aver proferito ad alta voce frasi di forte avversione e risentimento contro le istituzioni italiane, minacciando, invocando Allah, di “dichiarare guerra allo Stato italiano”. Scarcerato l’8 febbraio, rimpatriato lo stesso giorno in esecuzione dell’espulsione come misura sostitutiva della detenzione.

MOUKHLISS Hafid, 33enne marocchino, detenuto a Livorno per reati in materia di stupefacenti, sottoposto al “monitoraggio inframurario” dopo aver esultato in occasione degli attacchi di Parigi del novembre 2015 e aver esternato piena approvazione per l’operato degli attentatori. In carcere si è anche adoperato in attività di proselitismo. Espulsione emessa dal magistrato di sorveglianza. Rimpatriato il 10 febbraio.

AZZARDI Wahabi, 24enne marocchino, detenuto a Modena per reati comuni, il 22 marzo 2016, insieme ad altri compagni di reclusione, aveva esultato alla notizia degli attentati appena compiuti a Bruxelles. Destinatario dell’espulsione alternativa alla detenzione emessa dalla magistratura di sorveglianza. Rimpatriato il 20 febbraio.

ATIAOUI Nizar, 34enne tunisino, segnalato dall’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) nell’ambito del monitoraggio della comunità islamica della provincia di Perugia come elemento di orientamento radicale di un sodalizio di spacciatori tunisini operanti nel capoluogo umbro e legati a Saber al Mansouri, espulso nel 2015. Simpatie per le attività dello Stato islamico. Rintracciato a Palermo il 14 febbraio 2017, risultato irregolare sul territorio nazionale, associato al Cie di Caltanissetta. Decreto di espulsione del prefetto di Palermo. Rimpatriato il 25 febbraio.

GHIDHAOUI Moez, 44enne tunisino senza fissa dimora, emerso all’attenzione in quanto intestatario di un’utenza telefonica risultata presente tra i contatti della numerazione mobile italiana utilizzata dal terrorista Anis Amri nel giugno 2015. Decreto di espulsione del prefetto di Latina del 15 settembre 2016: rintracciato nella provincia di Latina e associato al Cie Caltanissetta. Rimpatriato il 25 febbraio.

JOURDALE Anis, 33enne marocchino, arrestato l’11 gennaio 2017 a Catania dopo aver lanciato alcuni sassi contro un’auto in transito e aver opposto resistenza e violenza contro l’equipaggio della Volante intervenuto. Sul suo telefono cellulare sono state trovate immagini di una pistola associata a versi del Corano e a luoghi sacri per l’islam. Irregolare sul territorio nazionale, già arrestato nel settembre 2016, aveva anche urlato frasi a favore dello Stato islamico e minacce contro l’Italia. Destinatario di un decreto di espulsione in quanto socialmente pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica, associato al Cie di Caltanissetta. Rimpatriato il 28 febbraio.

OUERTANI Saber, tunisino, 35 anni, irregolare sul territorio nazionale, presente a Monza ma senza fissa dimora, precedenti per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, segnalato dall’intelligence nell’autunno del 2016 perché si era avvicinato da pochi mesi alla religione islamica, manifestando segnali di radicalizzazione. Animato da profondi sentimenti di odio nei confronti dell’occidente, aveva anche manifestato l’aspirazione di raggiungere la Siria per unirsi alle milizie dello Stato islamico. Provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Milano. Rimpatriato il 2 marzo.

H’MAM Habib, 39enne tunisino, irregolare sul territorio nazionale, detenuto per reati comuni a Brescia, era emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa poiché era solito incitare all’odio razziale e alla violenza contro le donne, definite “impure”. Aveva manifestato approvazione per gli attentati di Parigi del novembre 2015. Scarcerato il 5 marzo, espulsione decisa dal prefetto di Brescia per pericolosità sociale. Rimpatriato il 6 marzo.

CHEBBI Mohamed, 46enne tunisino, irregolare sul territorio nazionale, il 17 febbraio denunciato per minaccia a un corpo politico, oltraggio a pubblico ufficiale e procurato allarme: il 30 gennaio con una telefonata anonima al 113, dopo essersi definito persona “altamente pericolosa”, aveva minacciato di “far scoppiare la questura di Ragusa” e inveito pesantemente contro le forze di polizia. Precedenti per reati contro il patrimonio e detenzione illegale di armi. Espulsione per pericolosità sociale decisa dal prefetto di Ragusa. Rimpatriato il 9 marzo.

ULLAH Aziz, pakistano, 28 anni: il 23 dicembre 2016 nel Regno Unito, durante un controllo, è stato trovato in possesso di un quaderno nel quale venivano menzionate le parole “talebani” e “bomba”. Respinto verso la Francia, da dove proveniva, poiché ritenuto pericoloso per la sicurezza, il 27 dicembre rimpatriato in Italia perché titolare di un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Napoli per “protezione sussidiaria”. Il 30 dicembre la Commissione nazionale per il diritto d’asilo ha revocato quello status. Rintracciato il 31 dicembre, associato al Cie di Torino, espulso dal prefetto di Napoli. Rimpatriato il 10 marzo.

ALHARABI Hicham, 37enne tunisino residente a Latina, emerso nell’ambito degli approfondimenti investigativi avviati in seguito all’attentato compiuto a Berlino da Anis Amri, noto per aver aderito alla compagine “radicale” gravitante intorno alla moschea di Latina. Il numero telefonico di Alharabi è risultato tra i contatti dell’utenza mobile intestata ad Amri quando questi, nel giugno 2015, soggiornava ad Aprilia. L’utenza di Alharabi è risultata poi associata a un profilo Facebook con il vanity name di “Omar Yousef” sul quale sono stati riscontrati elementi denotanti la sua adesione all’ideologia jhadista, nonché l’appartenenza a un circuito relazionale virtuale composto da soggetti riconducibili all’Isis. Provvedimento di espulsione del ministro dell'Interno. Rimpatriato l’11 marzo.

BRAHEM Mouhamed Ali, algerino, 30 anni, detenuto per reati comuni fino al 2016, dopo la scarcerazione è emerso all’attenzione nell’area partenopea per aver manifestato un’accentuata ostilità nei confronti degli occidentali e dei “miscredenti”. Segnalato dall’intelligence, avrebbe espresso apprezzamento per l’attentatore di Berlino definendolo un “vero musulmano”, auspicando che “un’analoga azione terroristica si possa riproporre in territorio italiano”. Destinatario di provvedimenti di espulsione emessi dai prefetti di Forlì, Isernia e Napoli. Rimpatriato il 18 marzo.

BITRE Khaled, 29enne marocchino, più volte condannato e detenuto per reati contro il patrimonio e la persona, monitorato dal Dap in seguito al rinvenimento di articoli di giornali con foto di miliziani dell’autoproclamato Stato islamico. In quell’occasione ha asserito di essere un terrorista. Ha apertamente manifestato solidarietà nei confronti degli autori dell’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo e ha svolto attività di proselitismo. Provvedimento di espulsione del prefetto di Viterbo per pericolosità sociale. Rimpatriato il 22 marzo.

HASSAN Hamid aut SAID Labyd, 39enne marocchino, irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora, più volte detenuto per reati comuni. Assiduo frequentatore del centro culturale islamico fiorentino Al Takwa, è stato segnalato dai responsabili della comunità per aver intrapreso un percorso di radicalizzazione religiosa che lo ha portato ad avere forti contrapposizioni con gli altri fedeli, in particolare all’indomani dell’attentato compiuto a Nizza il 14 luglio 2016 quando ha espresso apprezzamento per l’autore dell’atto terroristico. Espulso dal prefetto di Firenze. Rimpatriato il 22 marzo.

AKREMI Bassem, tunisino 36 anni, residente a Cinisello Balsamo (Mi) con permesso di soggiorno. La sua figura è emersa nelle indagini condotte dalla Polizia postale di Perugia nei confronti di un sodalizio di estremisti islamici attivi nel diffondere sul web documenti di propaganda jihadista e di sostegno allo Stato islamico. Espulso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 23 marzo.

ATIF Abdelhak, 44enne marocchino, coniugato con una cittadina italiana convertita all’islam, si era evidenziato nell’ambito di indagini condotte dalla Digos di Vercelli per aver manifestato un percorso di radicalizzazione che lo ha portato a considerare l’Italia un paese di miscredenti, non idoneo alla permanenza della sua famiglia. Nel 2012 ha rifiutato di prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana. Espulso per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 25 marzo.

KHARDANI Kamel, tunisino, 41 anni, già detenuto a Bologna per reati in materia di stupefacenti, emerso nell’ambito del monitoraggio dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa nel marzo 2016. Scarcerato, il 24 marzo 2017 a un controllo di polizia presso la stazione Termini di Roma ha proferito frasi farneticanti dichiarando di “… conoscere bene l’Isis…”. Espulso dal prefetto di Bologna in quanto irregolare. Rimpatriato il 31 marzo.

HAZIRAJ Idriz, 21enne kosovaro residente a Treviso, GECAJ Mergim, 21enne kosovaro residente a Venezia, BEKAJ Arxend, 22enne kosovaro residente a Venezia: emersi nell’ambito delle indagini che a Venezia hanno portato all’arresto, il 30 marzo 2017, di quattro loro connazionali, indagati per il reato di appartenenza all’organizzazione terroristica dello Stato islamico. I tre kosovari hanno assistito, insieme ai soggetti poi arrestati, a numerosi video di propaganda jihadista, o che mostravano tecniche per realizzare attentati suicidi, condividendone i contenuti. Espulsi per motivi di sicurezza dal prefetto di Venezia. Rimpatriati il 2 aprile.

FAROUSSI Youness, marocchino, 34 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona. Assiduamente attivo sul web attraverso il proprio profilo Facebook, ha approvato i contenuti estremisti postati sul social network da un foreign fighter suo connazionale, partito da Milano nel 2015, e da altri internauti. Secondo acquisizioni di intelligence, sarebbe desideroso di partecipare al jihad nel conflitto siro-iracheno. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 7 aprile 2017.

ABDELRAHMAN Aly Alsayed Abouhassan Mohamed, 42enne egiziano: tra i detenuti a rischio di radicalizzazione per il forte carisma esercitato nei confronti dei compagni di detenzione, ai quali si è imposto come imam. Sempre refrattario ai controlli interni, ha dichiarato di condividere l’ideologia dello Stato islamico. Espulso dall’Italia (sanzione sostitutiva alla detenzione). Rimpatriato il 7 aprile.

KINDA Sadam, 22enne sudanese, detenuto nel carcere di Messina per violazione della legge sull’immigrazione clandestina, nel 2016 è stato sottoposto a osservazione carceraria in quanto indicato da fonte confidenziale come simpatizzante dello Stato islamico e appartenente a un gruppo armato libico. Scarcerato il 13 marzo 2017 per incompatibilità di salute con il regime detentivo, associato al Cpr di Caltanissetta in esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Messina per pericolosità sociale. Rimpatriato l’11 aprile.

ABDELWAHED Osama Refat Mohamed, 41enne egiziano con permesso di soggiorno, residente a Roma, già in passato sospettato di contiguità con ambienti estremisti, recentemente segnalato in ambito di intelligence per il suo attivismo sul web su posizioni jihadiste favorevoli allo Stato islamico. Ha postato e condiviso contenuti apologetici del leader Abu Bakr al Baghdadi e proclami inneggianti alla conquista di Roma a opera del Califfato. Provvedimento di espulsione deciso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 14 aprile.

JILANI Bacem Ben Mohamed Ben Ali, tunisino, 27 anni, entrato in Italia nel 2011, residente a Scicli (Rg) con permesso di soggiorno, segnalato in ambito di intelligence perché ritenuto coinvolto in attività terroristiche connesse al conflitto siro-iracheno. In passato aveva tentato di raggiungere la Siria partendo dalla Francia, con il supporto di una filiera di reclutamento. Era stato dissuaso dai genitori che lo avevano convinto a rientrare nel nostro paese. Un secondo verosimile tentativo risale al novembre 2015, quando è partito dall’aeroporto di Catania per Istanbul, rientrando dalla Turchia dopo circa una settimana. Le indagini hanno confermato la sua adesione ideologica allo Stato islamico. Espulsione decisa dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 20 aprile.

KHALIFA Abdessattar, 31enne tunisino, con permesso di soggiorno, in Italia dal 2007, sistematicamente in contatto virtuale con Jilani, era solito condividere sul web contenuti propagandistici di matrice jihadista. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 20 aprile.

HEMIRI Khoubaybe, 32enne tunisino, abitante nel ragusano e con permesso di soggiorno scaduto per motivi di lavoro, contiguo ad ambienti dell’estremismo islamico. Utilizzando il proprio profilo Facebook, ha pubblicato/consultato contenuti radicali e giustificativi del jihad. Ha mostrato forte interesse per alcuni post relativi a figure riconducibili al fondamentalismo islamico, tra le quali un esponente di vertice dell’organizzazione terroristica al Jama’a al Islamiyya (responsabile dell’attentato compiuta nel 1997 presso il sito archeologico di Luxor in cui furono uccisi 58 turisti e 4 egiziani). Espulso dal prefetto di Ragusa per pericolosità sociale. Rimpatriato il 27 aprile.

ELKAT Basem Maher Elsayed, 27enne egiziano, abitante in provincia di Latina dove lavorava presso un esercizio commerciale di rivendita di frutta al dettaglio, si è evidenziato nell’ambito di un’animata discussione avuta con altre persone per aver affermato di condividere l’operato dell’autore dell’attentato compiuto a Berlino, auspicando ulteriori attacchi della stessa tipologia. Il 3 febbraio 2017 gli è stato negato il permesso di soggiorno richiesto come coniuge di una cittadina comunitaria e gli è stato intimato di lasciare il territorio nazionale. Ancora in Italia il 27 aprile, è stato espulso per non aver ottemperato alla prescrizione precedente.

Ashraf Mohamed Gamaleldin Mohamed Aly OMAR, egiziano, 43 anni, residente a Catania, diversi precedenti per reati comuni, espulso dal territorio nazionale nell’aprile 2013 e tuttavia rientrato: è emerso all’attenzione degli investigatori nell’ambito delle indagini sui contatti in Italia dell’attentatore di Berlino Anis Amri. Nel camper che utilizzava sono stati trovati un machete di fattura artigianale e un telefono cellulare contenente, fra l’altro, un file audio riproducente inni jihadisti. Espulso dal prefetto di Catania per pericolosità sociale. Rimpatriato il 28 aprile.

LABIDI Imed, 35enne tunisino residente a Perugia, di fatto senza fissa dimora, utilizzatore del profilo Facebook “Imed Labidi”: in contatto con un gruppo di estremisti islamici dediti alla diffusione di video, immagini e messaggi di propaganda dello Stato islamico e dell’ideologia jihadista. All’indomani dell’attacco contro la redazione di Charlie Hebdo si era lasciato andare a esternazioni di giubilo. Irreperibile dopo l’espulsione decretata il 20 marzo 2017 dal ministro dell’Interno, individuato il 30 aprile all'aeroporto di Fiumicino al rientro da Tunisi. Rimpatriato il 1° maggio.

Continua in altra pagina di IC

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT