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La Stampa Rassegna Stampa
13.09.2017 Israele dalla parte dei curdi
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 13 settembre 2017
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Se Israele si schiera con i curdi»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/09/2017, a pag.12 con il titolo "Se Israele si schiera con i curdi" il commento di Giordano Stabile.

Come sottolinea Giordano Stabile, Israele è l'unico Paese occidentale che si è schierato esplicitamente per la nascita di uno Stato curdo. Una scelta di grande importanza e valore.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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A 12 giorni al referendum sull’indipendenza del Kurdistan iracheno, Israele si schiera senza remore a fianco del «popolo senza patria» e chiede a Stati Uniti ed Europa di fare altrettanto. La nascente nazione curda è un alleato affidabile dell’Occidente ma finora Washington e Bruxelles sono state molto prudenti, e hanno suggerito al presidente Massoud Barzani di rinviare la consultazione, perché i tempi non «sono adatti». L’unico governo nel campo occidentale che ha espresso una posizione così netta è lo Stato ebraico. Ieri il ministro della Giustizia Ayelet Shaked ha ribadito l’appoggio a Erbil e ha invitato America e Ue a sostenere il processo per l’indipendenza, perché i curdi «se lo meritano» ed è nell’interesse dell’Occidente. La scommessa è che un Kurdistan democratico, laico e rispettoso delle minoranze, incuneato fra le potenze arabe, l’Iran e la Turchia, potrebbe essere un fattore di cambiamento positivo per tutto il Medio Oriente. Ma la strada si sta facendo più ripida. Ieri il Parlamento di Baghdad ha approvato una legge che definisce la consultazione «incostituzionale». È un primo passo per stoppare la marcia dei curdi, anche se il governo centrale iracheno non ha i mezzi per impedire fisicamente il voto. I seggi apriranno e le urne si riempiranno di sì. Non è questo che preoccupa i leader curdi a Erbil. Ci sono altre nubi: la battaglia politica potrebbe diventare militare attorno a Kirkuk, la provincia conquistata nel 2014 dai Peshmerga e unita al Kurdistan assieme ad alcuni distretti di quella di Ninive.

 

 

Kirkuk, il secondo centro petrolifero dell’Iraq, è la vera cassaforte del Kurdistan, la base economica per rendere la nuova nazione autosufficiente. Dopo il voto del Parlamento, disertato dai deputati curdi, i Peshmerga hanno rafforzato le difese a Sud della città. In zona si stanno ammassando le truppe regolari e i miliziani sciiti delle Hashd al-Shaabi, per lanciare un’offensiva contro un distretto confinante controllato ancora dall’Isis, quello di Hawija. Anche i Peshmerga vogliono partecipare, come a Mosul, ma presto le due forze potrebbero scontrarsi fra loro. Il premier Haider al-Abadi ha detto chiaro e tondo che Kirkuk appartiene all’Iraq, Barzani è andato ieri in città a ribadire la legittimità del referendum. È pronto a difendere con le armi l’indipendenza, e il petrolio di Kirkuk, ma ha bisogno di appoggi internazionali. Possibilmente netti come quello di Israele.

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direttore@lastampa.it

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