Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/05/2017, a pag. 15, con il titolo "Imbarazzo nel M5S per l’esperto di esteri anti israeliano. Sarà ridimensionato" l'articolo di Emanuele Buzzi.
Comico n°3 con comico n°1 (a sinistra)
Il movimento 5 stelle non si smentisce, questa volta protagonista è il comico n°3, Manlio Di Stefano, già noto alle cronache per essere uno dei più decisi odiatori di Israele (si leggano le sue 'gesta' sul viaggio in Israele, che Emanuele Buzzi bene fa a riportare). Nel caso di un governo 5 stelle, dovrebbe essere lui il ministro degli esteri.
E' patetico che, oggi, siano i comici n°1 (Grillo) e n°2 (Di Maio) a prendere le distanze dal comico n°3, Di Stefano appunto.
A proposito delle parole di Di Maio (comico n°2) sul Venezuela, rimandiamo all'analisi di oggi di Carlo Panella, pubblicata in altra pagina.
Per approfondire:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=66255
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=65842
Ecco l'articolo:
Si stava accreditando come l’uomo della diplomazia internazionale dei Cinque Stelle. Ora, ironia della sorte, rischia di scivolare (politicamente) per una mancata moderazione. Quella relativa ai commenti a un suo post — intitolato «Complici dei danni di Israele» — su Facebook, commenti che hanno ospitato anche una «lista di proscrizione» (bollata così dagli stessi utenti del social network) di personalità di religione ebraica. Lui, Manlio Di Stefano, responsabile del programma Esteri di M5S, è intervenuto quando ormai la polemica era scoppiata da ore e se ne parlava sia sui media sia nel Movimento. «Leggo una totale degenerazione nei commenti, da una parte e dall’altra. In questa pagina mai si è fatta discriminazione in base al credo o ad altre caratteristiche personali e mai se ne farà — ha scritto il deputato 5 Stelle — Chiedo a tutti di moderare i toni e rimanere nell’ambito del dibattito civile».
Manlio Di Stefano
Troppo tardi, secondo i pentastellati. Nel Movimento c’è chi sentenzia: «Questa è stata la pietra tombale sulle sue aspirazioni». Fonti parlamentari confermano che difficilmente si potrà immaginare un ruolo governativo per il deputato palermitano. E c’è chi mette in fila gli scivoloni diplomatici dell’ultimo anno. Un excursus che parte dal viaggio del luglio scorso in Israele con Luigi Di Maio, giudicato da molti analisti come un flop e che è costato un raffreddamento dei rapporti tra i due parlamentari. Un viaggio in cui Di Stefano, sollevando perplessità anche nell’opinione pubblica del paese, sosteneva: «La storia ci insegna che Hamas nasce come partito, e che ha vinto in libere elezioni. Poi l’isolamento di Gaza ha cambiato le cose».
O ancora il suo intervento — accanto ad alcune personalità controverse — al Festival della solidarietà con il popolo palestinese. E infine la recente missione a Caracas, dove si contano oltre trenta morti in questa primavera di sangue. «Il Venezuela sta vivendo un momento difficile, ma questo non significa che rappresentanti di Paesi esteri abbiano il diritto di ingerire negli affari interni», ha dichiarato Di Stefano dopo un incontro con l’opposizione. Ora i malumori potrebbero frenare la sua corsa, lanciata a giugno del 2016 con la sua presenza al congresso di «Russia Unita», il partito di Putin. All’epoca spiegava al Corriere: «Con la Russia i rapporti sono buoni: per dare idea dell’attenzione su di noi, sono stato il terzo a prendere la parola».
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante