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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.04.2017 Alan Dershowitz: 'La mia opinione sui primi 100 giorni di Donald Trump'
Lo intervista Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 aprile 2017
Pagina: 14
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «'Siria, Afghanistan: in politica estera è meglio di Obama'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/04/2017, a pag. 14, con il titolo "Siria, Afghanistan: in politica estera è meglio di Obama", l'intervista di Viviana Mazza a Alan Dershowitz.

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Alan Dershowitz

«Non ho votato per Trump, ma non sono scontento. Sono rimasto positivamente sorpreso dalla sua politica estera e d’altra parte considero i suoi fallimenti in politica interna un bene per l’America. Quindi i suoi primi cento giorni soddisfano probabilmente me più di lui». Alan Dershowitz, il leggendario avvocato di Harvard, principe del foro Usa immortalato nel film Il Mistero Von Bulow , è stato un sostenitore di Obama e Hillary Clinton. Ma di recente si è offerto all’attuale presidente come «facilitatore» per la pace tra Israele e i palestinesi. «Trump non è riuscito ad abbattere la riforma sanitaria di Obama, e di questo sono contento, né a costruire il muro con il Messico. Ma in politica estera ha fatto meglio di quanto le persone si aspettassero. Quando ha agito in Siria, ha corretto il più grande errore di Obama, ovvero fissare la “linea rossa” delle armi chimiche senza poi farla rispettare. Ho apprezzato la sua durezza con la Corea del Nord e la bomba in Afghanistan, un messaggio chiaro all’Isis. Ora aspetto con trepidazione quel che farà con l’Iran».

«Non ho votato per Trump, ma non sono scontento. Sono rimasto positivamente sorpreso dalla sua politica estera e d’altra parte considero i suoi fallimenti in politica interna un bene per l’America. Quindi i suoi primi cento giorni soddisfano probabilmente me più di lui». Alan Dershowitz, il leggendario avvocato di Harvard, principe del foro Usa immortalato nel film , è stato un sostenitore di Obama e Hillary Clinton. Ma di recente si è offerto all’attuale presidente come «facilitatore» per la pace tra Israele e i palestinesi. «Trump non è riuscito ad abbattere la riforma sanitaria di Obama, e di questo sono contento, né a costruire il muro con il Messico. Ma in politica estera ha fatto meglio di quanto le persone si aspettassero. Quando ha agito in Siria, ha corretto il più grande errore di Obama, ovvero fissare la “linea rossa” delle armi chimiche senza poi farla rispettare. Ho apprezzato la sua durezza con la Corea del Nord e la bomba in Afghanistan, un messaggio chiaro all’Isis. Ora aspetto con trepidazione quel che farà con l’Iran».

Pensa che l’accordo sul nucleare iraniano vada cancellato? «No, ma va applicato in modo aggressivo. All’Iran degli ayatollah non deve essere permesso, in nessuna circostanza, sviluppare armi nucleari. La gestione della Nord Corea durante l’amministrazione Clinton fu disastrosa: abbiamo permesso che sviluppasse le armi nucleari e ora non abbiamo alcuna leva. Serva da lezione per l’Iran».

Lei ha fatto da tramite fra Trump e il premier israeliano Netanyahu? «Non posso confermare né negare. Posso dire che parlo di tanto in tanto con Netanyahu, un mio caro amico, e ho parlato con Trump di Israele».

Crede che questa amministrazione possa arrivare ad una soluzione del conflitto israelo-palestinese? Spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme non sarebbe un errore? «Le cose non possono peggiorare. Io credo che Trump ambisca ad essere colui che arriverà alla soluzione dei due Stati. E ho conosciuto suo genero Jared Kushner, un giovane brillante: quindi sono cautamente ottimista. Penso che sarebbe bene coinvolgere anche dei professionisti e ho detto al presidente che sono disponibile 24 ore su 24 per facilitare il raggiungimento di una soluzione pacifica in Medio Oriente. Quanto all’ambasciata Usa, avrebbe dovuto essere collocata a Gerusalemme Ovest sin dall’inizio, e andrebbe spostata in consultazione con i nostri alleati».

Lei crede che la presidenza americana stia diventando «imperiale», meno soggetta ai controlli e contrappesi degli altri poteri? «Stiamo assistendo ad una diminuzione dell’autorità legislativa e a un aumento di quella del presidente. Quasi tutto ciò che Trump ha ottenuto lo ha fatto con ordini esecutivi, non con leggi approvate dal Congresso. Ma i controlli e contrappesi verranno sempre di più dai media, dalle chiese, dal mondo accademico e del business. L’America non è la Turchia».

Anche i giudici di vari Stati sono intervenuti come contrappeso, bloccando il bando di Trump contro i visitatori di alcuni Paesi musulmani. «L’intervento degli Stati è una novità strutturale, che giudico positiva. Ma credo che la Corte suprema giudicherà costituzionale questo provvedimento, anche se a me non piace».

Le cose peggiori che potrebbero accadere nei prossimi 100 giorni? «In politica interna: una riduzione dell’assistenza sanitaria. In politica estera, un’altra guerra non necessaria, come quella in Iraq».

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