Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 24/12/2016, a pag.22, con il titolo "Obama tradisce Israele: Usa astenuti all'Onu sulle colonie ebraiche", il commento di Fiamma Nirenstein.
Israele deve tornare ai confini del '67
Scriviamo 'Obama getta la maschera' pur sapendo che il tradimento è iniziato otto anni fa. La sua politica estera è stata alleata dell'estremismo islamico fin dall'inizio con il discorso all'Università del Cairo. Quindi disastrosa non solo verso Israele, ma letale per tutto il Medio Oriente. Il terrorismo islamico ha tratto enormi vantaggi dalla politica di Obama, se è cresciuto come sappiamo, in tutto mil mondo e in particolare nei paesi europei, il primo responsabile è Obama. Il voto di astensione dimostra quanto avevamo ragione nel criticarne la politica estera.
I giornali riprendono oggi il voto contro Israele, per fortuna quasi tutte le cronache citano l'affermazione di Donald Trump "dopo il 20 gennaio tutto cambia". IC pubblica oggi in altra pagina il commento di Deborah Fait e l'analisi legale di Giovanni Quer. Domani -come ogni anno non escono i giornali- IC pubblicherà sulla vicenda Obama la Cartolina di Ugo Volli, con tutti i particolari inediti della vicenda.
Ecco il commento di Fiamma Nirenstein da Gerusalemme:
Con una scelta che si incide nella storia degli Stati Uniti come l'ennesimo colpevole fraintendimento dell'amministazione Obama nei confronti del Medio Oriente, una incapacità che ha portato a stragi immense e a disastri indicibili in Siria ma anche in tante altre zone, il presidente uscente ha deciso di rovesciare la politica tradizionale degli Stati Uniti: tale politica ha sempre difeso Israele col veto nel Consiglio di Sicurezza dalle maggioranze automatiche piene di odio che hanno caratterizzato l'atteggiamento dell'Onu verso Israele. Stavolta con un colpo di coda impensabile Obama ha lasciato per la sua legacy in primo piano l'astensione su una risoluzione votata da 14 membri che stabilisce che occorre «distinguere fra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati nel 1967», condanna gli insediementi che vengono definiti illegali e «un grande pericolo per la possibilità della soluzione dei due Stati» e aggiunge una serie di altre osservazioni fuori di ogni realtà e senso storico. I territori non sono «illegali» ma «disputati» secondo le risoluzioni del 1967, la legge internazionale non è stata violata perché non ci sono mai state deportazioni della popolazione originaria, i territori non sono mai stati «palestinesi» ma giordani e conquistati con una guerra di difesa, e soprattutto la vera difficoltà nel raggiungere un accordo con i palestinesi per due Stati è il rifiuto ad accettare l'esistenza dello Stato d'Israele che ha portato a dire no a soluzioni generose come quelle di Barak e di Olmert. Una risoluzione come quella votata ieri non tiene in nessun conto che ci sono insediamenti indispensabili alla sicurezza mentre altri sono trattabili, consente discriminazioni legate alla Linea Verde, incrementa il BDS, forse anche le sanzioni, promuove odio e incitamento antiebraico, conferisce una vittoria pazzesca per i palestinesi nonostante il rifiuto e il terrorismo, ed è una festa per l'estremismo islamico che odia l'Occidente. Gli egiziani avevano rinunciato giovedì alla loro mozione su richiesta, pare, del nuovo presidente Trump; ma il vecchio presidente ha fatto sì, si dice, che la sua gente lavorasse sott'acqua perché la mozione fosse subito ripresentata da Malesia, Venezuela, Nuova Zelanda e Senegal. Obama sin dall'inizio del suo primo mandato ha dimostrato verso Israele un'antipatia alimentata dall'opposizione all'accordo nucleare con l'Iran del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahau, applaudita dal suo stesso Congresso. Che gli importa se l'Iran è diventato il migliore amico di Putin e combatte sanguinosamente in Siria? Obama ha mancato di ogni consistenza nel mondo mediorientale, col suo apprezzamento per la Fratellanza Musulmana e la sua convinzione che il suo personale charme avrebbe creato un rapporto pacifico col mondo islamico. E così la sua colpevole sottovalutazione del terrore e la sua repulsione verso l'unico vero difensore della democrazia in medio Oriente, Israele, si combina fino all'apoteosi del suo gesto definitivo con la politica di quell'Onu che nel 75 stabilì col voto che «sionismo è uguale a razzismo» e che ha dedicato al piccolissimo Paese due terzi delle sue condanne ignorando centinaia di migliaia di morti, di profughi, di violazioni. Forse Obama sta disegnando il suo prossimo ruolo di presidente dell'Onu, gli si addicerebbe. Stasera in Israele si festeggia Hanuccà, in parallelo col Natale: che gli uomini di volontà seguitino a esserlo, nonostante Obama e la sua ipocrisia.
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