sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Rassegna Stampa
17.12.2016 Con la nomina di David Friedman cambia la politica Usa verso Israele
Cronaca di Valeria Robecco, commento di IC

Testata:
Autore: Valeria Robecco
Titolo: «Un altro caso per Trump, l'ambasciatore in Israele: 'Andrò a Gerusalemme'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 17/12/2016, a pag.17, con il titolo "Un altro caso per Trump, l'ambasciatore in Israele: 'Andrò a Gerusalemme' " la cronaca di Valeria Robecco.

Immagine correlata
David Friedman con Donald Trump

Immagine correlata
Tel Aviv: ambasciata americana, trasloco imminente?

La nomina di David Friedman a ambasciatore Usa in Israele si presta ad alcune riflessioni. Innanzi tutto le titolazioni, persino quella del GIORNALE è identica a quelle uscite sui quotidiani ostili a Israele; anche il pezzo di Valeria Robecco non differisce in alcune parti  nella terminologia dei vari Mannifesto, Fatto ecc. Un vero errore non avere affidato il commento a Fiamma Nirenstein.
Trump è un 'falco', la scelta di Friedman metterà fine al processo di pace, scatenerà una guerra e via blaterando. Vanno considerati i desiderata dei palestinisti, non la storia di Israele. In quale paese verrebbe presa in considerazione la proposta di una stessa capitale per due popoli?  In Israele succede.
Ben venga dunque il nuovo ambasciatore David Friedman, finalmente si chiariranno le posizioni, si capirà chi vuole la soluzione del conflitto e chi ha invece intenzione di prolungarlo proponendo soluzioni inaccattabili per Israele.

Ecco la cronaca del Giornale:

Immagine correlata
Valeria Robecco

Non accennano a fermarsi le polemiche sulle nomine della nuova amministrazione di Donald Trump. Questa volta la bomba è scoppiata nel cuore del Medio Oriente, con la scelta del falco David Friedman come prossimo ambasciatore in Israele. Il futuro diplomatico ha fatto infiammare gli animi già con la prima dichiarazione, dicendo che non vede l'ora di iniziare il suo incarico e lavorare «all'ambasciata americana nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme»: parole che confermano l'intenzione del presidente in pectore di trasferire la sede da quella attuale di Tel Aviv. La mossa rischia di ibernare il processo di pace e scatenare il conflitto nella regione, visto che anche i palestinesi rivendicano Gerusalemme come capitale del loro futuro Stato. Trump ha spiegato in una nota che Friedman «è un amico di lunga data e un fidato consigliere»: «Le sue forti relazioni in Israele costituiranno le fondamenta della sua missione diplomatica e saranno uno straordinario asset per il nostro Paese - ha aggiunto - mentre rafforzeremo i legami con gli alleati e ci batteremo per la pace in Medio Oriente». L'avvocato, specializzato nei casi di bancarotta, è vicino alle posizioni di estrema destra e nei mesi scorsi ha detto di non opporsi alle atti-vita di insediamento da parte di Israele nei Territori occupati, che non considera illegali. Inoltre, a suo parere, gli ebrei che appoggiano la soluzione dei due Stati sono «peggio dei kapò». Friedman è già stato consigliere del tycoon durante la campagna elettorale per gli affari Usa-Israele, e ha promesso di «lavorare instancabilmente per rafforzare l'indistrutti-bile vincolo tra i due Stati e far avanzare la causa della pace nella regione». Un obiettivo che potrebbe risultare particolarmente difficile da raggiungere con il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. All'inizio di dicembre il Commander in Chief uscente Barack Obama aveva firmato una nuova proroga semestrale per la sede diplomatica statunitense a Tel Aviv, atto che costituisce una consuetudine dai tempi della presidenza di Bill Clinton. Secondo il Jerusalem Embassy Act, approvato dal Congresso americano nel 1995, l'ambasciata dovrebbe spostarsi da Tel Aviv a Gerusalemme, definita nel provvedimento «capitale indivisibile» di Israele. Ma sino ad ora tutti i presidenti hanno emanato dei decreti esecutivi bloccando di fatto l'entrata in vigore della legge, una decisione considerata necessaria per non compromettere il processo di pace. Trump, invece, aveva già annunciato la sua ennesima rivoluzione durante la campagna elettorale, promettendo di spostare la missione. «Soddisfatto» per la scelta di Friedman è il premier Benyamin Netanyahu, secondo quanto rivelato da fonti vicine al primo ministro, citate dai media. «La sua nomina è una buona notizia per Israele, le sue posizioni riflet *** tono la volontà di rafforzare lo status di Gerusalemme come capitale», ha commentato da parte sua il viceministro degli esteri (di cui ha l'interim Netanyahu) Tizipi Hotovely. A suo parere, le posizioni di Friedman mostrano «comprensione per il fatto che le colonie non hanno rappresentato, né mai né oggi, il problema centrale della regione». Esultano anche i coloni: «Una buona notizia, si tratta di un sostenitore entusiasta degli insediamenti», ha detto Oded Raviv, il responsabile dei contatti esteri dei coloni all'emittente del movimento, Canale 7. Di tutt'altro avviso gli esponenti della leadership palestinese, secondo cui la nomina è un segnale allarmante e distruggerà il processo di pace.

Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/ 85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT