Riprendiamo da ITALIA OGGI, con il titolo "La stampa si autocontrolla", l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Politicamente corretto
Meglio l´autocontrollo della censura. Domenica, il Presserat, il consiglio della stampa, ha compiuto 60 anni. Nel 1956, il Cancelliere Konrad Adenauer, stava per formare una commissione di controllo per giornali e riviste. Sarà stato un democratico, ma era pur sempre un uomo dell´Ottocento. Il 20 novembre di quell´anno, giornalisti e editori per bloccare il tentativo di censura, formarono la loro organizzazione di autocontrollo, dandosi un codice di comportamento. Da allora il Presserat ha funzionato bene, ammonendo e denunciando i “colpevoli” senza badare da quale parte politica tendessero quotidiani e settimanali. Meglio essere severi che venire sospettati di difendere costi quel che costi la categoria, come avviene spesso altrove. Gli editori, nell´accettare il codice, si sono impegnati a pubblicare le eventuali condanne e sanzioni. La pena è nella perdita di immagine della testata. Esiste anche il Werberat, che controlla le inserzioni pubblicitarie: sono veritiere? O offensive, come quando sfruttano l´immagine femminile?
La privacy è rigorosamente rispettata, non come da noi. I giornali pubblicano solo le iniziali di chi è coinvolto in un fatto di cronaca, anche in casi che suscitano una grande eco, come ad esempio il delitto di Amanda Knox a Perugia. Nel luogo dove avviene il fatto, tutti conosceranno l´identità dei presunti colpevoli, non l´intera nazione. Ma alla privacy non hanno diritto i politici o i vip. Hanno dei privilegi, per cui pagano pegno. Chiunque può presentare una denuncia al Presserat, chi si senta personalmente danneggiato da una notizia, o un lettore. L´anno scorso le denunce sono state 2538, contro le 2009 del 2014. Sono stati emessi 35 Rügen, rimproveri, contro i 21 dell´anno precedente. Il Presserat si impegna anche a tutelare la libertà di stampa, non sempre ha ragione chi denuncia. Si cerca di essere giusti, senza cadere nella demagogia. Non è facile, soprattutto oggi nell´éra del politically correct.
Negli ultimi mesi ha creato problemi e suscitato polemiche l´articolo 12, che regola la discriminazione, tutelando le minoranze. Non si dovrebbe in un articolo citare la nazionalità dei protagonisti di un fatto di cronaca, la loro razza, o religione, a meno che questi particolari siano essenziali per la completezza della notizia. Diversi direttori e giornalisti, per paura di un ammonimento, hanno esagerato. Ma non solo per timore del Presserat. Spesso si sono autocensurati per la preoccupazione di non aggravare la situazione politica e la tensione sociale. A causa dell´arrivo di oltre un milione di profughi, in gran parte islamici, in pochi mesi, si è scatenata la reazione di gruppi di estrema destra, e aumentano i voti della populista AfD, l´Alternative für Deutschland. Tacere la nazionalità di chi commette un reato potrebbe avere un effetto boomerang. I lettori possono ritenere che un certo tipo di crimini sia commesso solo da stranieri. Non si deve scrivere da quale paese proviene l´autore di un attentato?
Così giornali e riviste si sono guadagnati il nome di Lügenpresse, stampa bugiarda, e la credibilità dei giornalisti è precipitata da quota 75 a 42. Un disastro. Tutto è cominciato l´ultimo capodanno a Colonia, quando un migliaio di giovani profughi ha aggredito le donne a pochi metri dal Duomo. Giornali e tv hanno taciuto per cinque giorni, e alcuni hanno preferito scrivere di “giovani violenti”, senza aggiungere che erano profughi. E lo scorso luglio, qualcuno si è limitato a pubblicare le iniziali del diciannovenne che ha ucciso nove ragazzi nella zona dello Stadio Olimpico, senza precisare che era di origine iraniana, pur avendo un passaporto tedesco. Era un particolare essenziale, oppure no? Il “Sächsische Zeitung”, il quotidiano di Dresda, città che il centro di Pegida, il movimento violento che attacca i centri profughi, si è ribellato al codice di comportamento, e nonostante i moniti del Presserat, continua a pubblicare la nazionalità di chi commette reati. L´organo di controllo aveva annunciato di voler prendere una decisione al riguardo entro l´autunno, ma non ha ancora trovato un compromesso, e rimanda. Una festa di compleanno problematica.
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