Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/11/2016, a pag. II, con il titolo "Il complicato rapporto fra Trump ed ebrei metterà a nudo un paradosso americano", l'analisi tratta dal "New York Times".
Donald Trump
Shumel Rosner, un giornalista israeliano, Senior Fellow al Jewish People Policy Institute, poche ore dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America ha scritto per l’edizione internazionale del New York Times un articolo per spiegare bene un fenomeno che caratterizzerà il futuro del nuovo presidente: il rapporto con gli ebrei. “Il giorno prima che gli americani votassero per il prossimo presidente, ho incontrato una deputata ebrea, Debbie Wasserman Schultz nel suo distretto nel sud della Florida. Persuadere gli elettori di religione ebraica in Florida a votare per Hillary Clinton non è stato così difficile come lo fu convincerli a votare per Barack Obama otto e quattro anni fa.
La signora Wasserman Schultz mi ha detto che gli elettori ebrei hanno amato la signora Clinton, e avevano pochi dubbi su di lei”. In effetti, continua Rosner, l’impressione è risultata vera: gli exit poll hanno indicato che il 71 per cento degli elettori ebrei ha espresso il proprio voto per il Partito democratico e in Florida, secondo un sondaggio commissionato dall’organizzazione J Street, il 68 per cento degli ebrei ha votato per la signora Clinton. Dunque, in sostanza, la maggior parte degli ebrei americani, non solo quelli della Florida, si ritrovano oggi nel campo dei perdenti. “Alcune organizzazioni ebraiche – continua Rosner – si sono scontrate con il signor Trump, denunciando le sue parole contro gli immigrati musulmani e sostenendo che la sua campagna ha alimentato un linguaggio antisemita. Quando il comitato American Israel Public Affairs ha chiesto al signor Trump di parlare alla sua convention, alcuni critici hanno definito l’invito vergognoso”.
E adesso? Adesso che Trump è stato eletto presidente si potrebbe verificare un fenomeno interessante, scrive Rosner: nonostante quanto abbiamo detto finora, infatti, “il presidente eletto dice di sostenere Israele, sembra avere rapporti amichevoli con il primo ministro Benjamin Netanyahu e si è circondato di gente come Rudolph Giuliani e Newt Gingrich, che sono ben noti per la loro amicizia con Israele”. Ed eccolo il paradosso: “Se tutto va bene, gli israeliani potrebbero trovarsi in ottimi rapporti con l’amministrazione Trump. Trump, infatti, sembra disinteressato a far pressioni su Israele e i suoi territori e ha promesso di spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. Inoltre, la sua visione rispetto agli accordi internazionali sul nucleare iraniano riflette i dubbi di Israele e ha promesso di trasformare questo tema in una priorità per ‘smantellare l’affare disastroso con l’Iran’”. L’editorialista del New York Times arriva così alla conclusione e dice, anche a costo di voler provocare, che se tutto questo verrà confermato, Israele, nonostante il voto degli ebrei americani, è destinato a trovarsi bene con Trump, e questo paradosso testimonia anche un fenomeno in crescita in America: gli ebrei americani, quando votano alle presidenziali, si preoccupano poco di quali saranno i riflessi del voto in Israele.
“L’amministrazione Trump – continua Rosner – non rappresenterà la prima volta che gli ebrei israeliani e americani sono stati in disaccordo sulla politica americana. Infatti, negli ultimi 16 anni questa è diventata la norma. Gli ebrei americani non hanno sostenuto l’amministrazione di George W. Bush – gli israeliani lo hanno fatto. Gli ebrei americani erano molto favorevole dell’amministrazione Obama – gli israeliani erano molto critici”. A volte, continua l’editorialista, questo tipo di rapporto diventa complicato. “Un simile dibattito, circa il rapporto da tenere con un presidente non amato dagli ebrei ma amato da Israele, si sviluppò ai tempi dell’opposizione al presidente Richard M. Nixon, e in quel contesto si cercò di valutare se le proprie posizioni dovessero essere ammorbidite a causa del suo sostegno a Israele durante la guerra del Kippur nel 1973”. Ma cosa accadrà qualora gli ebrei americani dovessero accorgersi del buon rapporto che il presidente Trump potrebbe avere con Israele? “Si genererà un grande disagio. E farà circolare molti dubbi, tra gli ebrei americani, circa i valori e la morale di Israele”.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante