Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/11/2016, a pag. 7, con il titolo "Spietato e fidatissimo, quel genero influente alle spalle di Trump", l'analisi di Alberto Flores d'Arcais.
Alberto Flores d'Arcais
Jared Kushner
È l’eminenza grigia di Trump, il Rasputin di The Donald (copyright Vanity Fair) o semplicemente l’anima nera, come lo bollano i repubblicani estromessi senza troppi complimenti dall’inner circle del presidente eletto una settimana fa. Jared Kushner, 35 anni e la faccia da bravo ragazzo, è l’uomo del momento, il prossimo “Commander in Chief” degli Stati Uniti vuole che condivida con lui anche i segreti dell’intelligence e ha chiesto che gli venga data la “clearance”, il nulla osta per partecipare alle riunioni top secret sulla sicurezza. Richiesta bizzarra, assurda, non convenzionale, forse anche incostituzionale: dai politici (democratici, ma anche repubblicani) ai media, fino a non precisate “fonti di intelligence” che fanno filtrare un discreto scontento, le critiche non mancano, ma a difendere a spada tratta Jared è (con i soliti tweet) Trump in persona.
Con lui Jared Kushner ha un legame particolare, visto che del prossimo inquilino della Casa Bianca è il genero (ha sposato la figlia prediletta Ivanka) ed ha diversi interessi in comune. Anche lui immobiliarista (e figlio di immobiliaristi) come il suocero-presidente, è oggi l’uomo- chiave del “Transition Team”, la squadra chiamata a gestire con lo staff di Obama i due mesi che mancano all’-I-nauguration Day (20 gennaio) e da cui uscirà la nomenclatura della prossima amministrazione repubblicana. Lo accusano (con una certa ragione) di fare e disfare a suo piacimento, come per il siluramento di Mike Rogers, di cui si parlava come possibile candidato alla guida della Cia e fedelissimo di Chris Christie (anche lui ridimensionato da Jared).
Tra Kushner e il Governatore del New Jersey (il primo noto esponente repubblicano ad appoggiare Trump alle primarie) ci sono vecchie ruggini. Quando era procuratore generale del New Jersey, Christie fece sbattere in galera (con l’accusa di frode fiscale e corruzione di testimoni) il padre di Jared, allora uomo molto influente e grande finanziatore del partito democratico. Vecchie storie che ritornano a galla (del resto anche The Donald ha un passato democratico e, in tempi non sospetti, ha finanziato Bill Clinton), vendette che vengono consumate a freddo. E Jared, che ai tempi era un giovane fresco di laurea ad Harvard non si è fatto sfuggire la ghiotta occasione. Sempre piuttosto schivo e riservato, preferisce (al contrario della moglie Ivanka) agire nell’ombra ed evitare pubbliche dichiarazioni. Ma che sia lui il vero artefice del successo di Trump — gli scrive i più importanti discorsi-chiave, coordina i social network — è cosa ormai arcinota. Gentile ed educato per difendere i suoi principi non guarda in faccia nessuno.
Di famiglia ebrea ortodossa (e fieramente democratica) ruppe con Ivanka fino a quando lei non si decise a convertirsi alla religione del marito. Possiede pure lui un grattacielo (666, Fifth Avenue, a pochi passi dalla Trump Tower) e ha investito nell’editoria rilevando nel 2006 il sofisticato settimanale New York Observer (su carta rosa, noto anche per la column di Candace Bushnell che ha ispirato Sex&The City) che pochi giorni fa (9 novembre) ha pubblicato l’ultimo numero su carta, adesso è solo online ed è stato uno dei pochissimi giornali degli Stati Uniti a fare, ovviamente, l’endorsement per Trump. Quando The Donald è stato criticato per le sue posizioni, Jared ha scritto un editoriale sull’ Observer ricordando la sua famiglia fuggita dall’Olocausto e definendo false le accuse a Trump di razzismo e anti-semitismo. Nel mondo dell’editoria ha avuto modo di conoscere e frequentare Rupert Murdoch e oggi sogna di lanciare una tv che parli e guidi (di FoxNews non si fida troppo) l’elettorato “trumpista”.
«Più che altro sarebbe una tv statale», ha chiosato, ironizzando, il Washington Post. Ieri Donald Trump ha incontrato per una visita di cortesia Bill de Blasio. «Faremo di tutto per proteggere gli immigrati », ha dichiarato il sindaco di New York: «Non permetteremo che le nostre famiglie vengano divise».
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