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La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
11.10.2016 Francia e Germania: ovvero l'incapacità di arrestare i terroristi
Cronache di Gianni Micaletto, Lorenza Rapini, Tonia Mastrobuoni

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Gianni Micaletto; Lorenza Rapini - Tonia Mastrobuoni
Titolo: «Parigi scheda 15mila islamici: 'Una minaccia per lo Stato' - Il ricercato dell'Isis preso in Germania da due profughi. E la Merkel ringrazia»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/10/2016, a pag. 12, con il titolo "Parigi scheda 15mila islamici: 'Una minaccia per lo Stato' ", la cronaca di Gianni Micaletto, Lorenza Rapini; dalla REPUBBLICA, a pag. 15, con il titolo "Il ricercato dell'Isis preso in Germania da due profughi. E la Merkel ringrazia", la cronaca di Tonia Mastrobuoni.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Gianni Micaletto, Lorenza Rapini: "Parigi scheda 15mila islamici: 'Una minaccia per lo Stato' "

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Una manifestazione islamista in Francia

Sono più di 15 mila gli islamici residenti in Francia che, potenzialmente, possono rappresentare una minaccia per lo Stato, trasformandosi in terroristi. Tutti «schedati» nello speciale dossier contrassegnato con l’acronimo Fsprt, creato nel marzo 2015 dopo l’attacco alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. E reso ancora più necessario dopo il massacro di novembre al Bataclan di Parigi e la strage del 14 luglio scorso sulla promenade Des Anglais di Nizza.     
    
Il lungo elenco, di cui si è saputo dal «Journal du dimanche», è il frutto di una duplice azione: da un lato il lavoro di intelligence dei «servizi» e dall’altro le segnalazioni giunte da numerosi cittadini, soprattutto attraverso il numero verde legato al centro nazionale per l’assistenza e la prevenzione della radicalizzazione (Cnapr). Include dati personali e mostra anche le possibili connessioni tra individui identificati, e le loro posizioni. È accessibile soltanto a una cerchia ristretta di funzionari autorizzati, appartenenti alle unità impegnate nella lotta al terrorismo. Ed è aggiornato di mese in mese grazie a informazioni raccolte sul campo e alle chiamate ricevute sulla piattaforma di reporting.
Ci sono madri che preferiscono vedere il loro figlio in carcere piuttosto che in Siria a combattere per l’Isis. A nomi che escono dal dossier, dopo approfondimenti su abitudini e legami, corrispondono nuovi ingressi, quasi in misura eguale. Sono circa 4 mila i soggetti ritenuti più pericolosi, sospetti che potrebbero colpire in qualsiasi zona del Paese. Per un terzo dei «sorvegliati» è però sufficiente un’attenzione più marcata da parte dei servizi parasociali, attraverso le prefetture, che comprende gli aspetti legati all’istruzione.
                              
Secondo le fonti investigative, i reclutamenti sono diffusi in tutto il territorio, ma si concentrano nelle aree urbane più densamente popolate: la regione di Parigi, quella del Rodano e il Sud Est, come dimostra la strage di Nizza. Non a caso, nella mappa del radicalismo islamico in buona parte della Costa Azzurra (fino al confine con l’Italia) viene indicata la presenza di oltre 300 individui da controllare.

LA REPUBBLICA - Tonia Mastrobuoni: "Il ricercato dell'Isis preso in Germania da due profughi. E la Merkel ringrazia"

La Germania non è stata in grado di catturare da sola un terrorista islamico ricercato, e per questo ha dovuto affidarsi ad alcuni altri profughi siriani. Questo la dice lunga sull'incapacità da parte dell'Europa di reagire efficacemente al pericolo del terrorismo sul Continente.

Ecco la cronaca:

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Tonia Mastrobuoni

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Il terrorista Jaber Albaqr

Jaber Albaqr stava pianificando un attentato «delle dimensioni di quelli di Parigi e Bruxelles», ha rivelato ieri il ministro dell’Interno, Thomas De Maizière. È stato catturato nella notte di domenica, a Nord di Lipsia: la notizia è stata diffusa ieri mattina attraverso un tweet della polizia della Sassonia («siamo esausti ma iper felici »). Ma la notizia vera è che a salvare la Germania da un devastante attacco islamico sono stati due connazionali del terrorista: due siriani che lo stavano ospitando. Appena il mandato di cattura è stato diramato in arabo, domenica sera, uno dei due si è precipitato al commissariato e lo ha denunciato.

Quando la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento, poco dopo la mezzanotte, ha trovato il terrorista legato. In serata sono apparse sulla Bild le prime presunte foto di quegli istanti prima della cattura, dove si vedrebbe Albaqr con le braccia e le caviglie legate, seduto su un divano. Sarebbe stato un siriano trentaseienne scappato dal suo Paese a causa delle atrocità dei miliziani islamici, Mohammed, ad averlo denunciato. Insieme ad un altro siriano, avrebbe risposto, ancora ignaro, ad un annuncio di Albaqr apparso su un sito online di connazionali in cui chiedeva urgentemente un posto per dormire a Lipsia. «Siamo andati alla stazione e lo abbiamo portato con noi», ha raccontato a Bild.

Successivamente, Mohammed avrebbe capito che si trattava di un pericoloso fondamentalista. Ieri è emerso anche che nell’appartamento di Albaqr gli inquirenti hanno trovato 1,5 chili di Tatp, il famigerato esplosivo usato dai terroristi dell’Isis nei maggiori attentati europei, il perossido di acetone ribattezzato in Siria «la madre di Satana». Ma la notizia che ha regalato un sospiro di sollievo a molti è che il ventiduenne è stato catturato grazie al contributo fondamentale di due connazionali. Albaqr sarebbe diventato facilmente carne da cannone della propaganda della destra e dell’Afd; il fatto che sia stato consegnato alla polizia da altri profughi è stata accolta con entusiasmo anzitutto da Angela Merkel, che ha ringraziato pubblicamente «il siriano che ha denunciato» il terrorista, «grazie al quale è avvenuta la cattura». Al ventiduenne, arrivato secondo lo Spiegel nel 2015 con la grande ondata di profughi in fuga dalla guerra in Siria, era già stato riconosciuto lo status di rifugiato. Eppure, i servizi segreti lo tenevano d’occhio da un po’ e venerdì hanno comunicato alla polizia della città sassone che il pericolo che commettesse un attentato era imminente. Gli inquirenti hanno ammesso ieri che il militante islamico si stava già costruendo una cintura esplosiva.

Il capo della Procura della Sassonia, Jörg Michaelis, ha confermato i legami con l’Isis e ha precisato che «stava pianificando un attentato islamico in Germania» e che «all’inizio del 2016 aveva condotto delle ricerche sul web su esplosivi». Forse aveva preso di mira uno dei due aeroporti di Berlino, sostengono alcuni media. Ma gli inquirenti non specificano quale obiettivo avesse già individuato, non confermano neanche che ne avesse già scelto uno. Ormai cominciano ad essere anche più chiari i dettagli della fuga di Albaqr. Sabato all’alba l’uomo si accorge che le forze speciali stanno circondando il suo appartamento, che hanno evacuato l’intera zona: Albaqr vive in un quartiere-dormitorio della periferia di Chemnitz, in un casermone prefabbricato, tipico della Ddr. Poco dopo le sette comincia la grande fuga. Il terrorista esce di casa scappando; le teste di cuoio sparano in aria, ma lui si infila in un sottopassaggio e riesce a sfuggire. A causa dei 35 chili di equipaggiamento che indossano, gli agenti delle forze speciali rinunciano a rincorrerlo. Ma secondo Bild le foto che vengono diramate nel pomeriggio, che ritraggono un uomo dall’espressione spaventata che indossa una felpa nera con delle scritte colorate e che fanno il giro del mondo, sono state scattate in quegli attimi drammatici. Albaqr raggiunge poi, in mattinata, la stazione di Lipsia e chiede aiuto. I due connazionali gli offrono un posto per dormire, nel loro appartamento. Salvo poi accorgersi che si trattava del ricercato numero uno della Germania.

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