Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/10/2016, a pag. 27, con il titolo "Yemen, un'eredità scomoda per il successore di Obama", il commento di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
Iran e Arabia Saudita si contendono lo Yemen
Oltre 140 vite incenerite dalle bombe sganciate su una cerimonia funebre. Il raid aereo condotto dalla coalizione a guida saudita nello Yemen si è trasformato in massacro di innocenti e in un caso internazionale. Con conseguenze che coinvolgono anche quei Paesi, come gli Usa, che sostengono Riad nella sua campagna militare. Spesso i dati per le incursioni arrivano dal Pentagono e c’è chi potrebbe accusare gli Stati Uniti di complicità in un crimine di guerra. Per Washington non è una situazione facile. La Casa Bianca ha subito ordinato una «revisione» del sostegno alle operazioni militari, un atto dovuto e necessario. Gli Stati Uniti hanno un bisogno — relativo — dell’alleato, le relazioni servono da contrappeso nel gioco degli equilibri con l’Iran.
Però è anche vero che i rapporti sono progressivamente peggiorati, probabilmente sono al minimo storico, segnate dai contrasti sulla Siria, dove i sauditi vorrebbero un impegno più forte contro il regime di Assad, e per le cause legate agli attentati dell’11 settembre. Senza tralasciare la mancanza di feeling tra gli interlocutori. I bombardamenti, spesso indiscriminati, dell’aviazione di Riad complicano poi la posizione statunitense su Aleppo: come possono protestare per le perdite tra i civili nella città assediata quando il partner compie lo stesso scempio nel teatro yemenita? Dunque Obama deve manovrare lungo un percorso molto stretto, ogni passo si presta a critiche e provoca contraccolpi, con la diplomazia che si intreccia con questioni morali o politiche. Tutti però sanno che la presidenza è ormai vicina al suo termine, c’è rimasto poco tempo ed è possibile che la petro-monarchia, come altri, aspetti il nuovo inquilino della Casa Bianca. Che avrà anche questa scomoda eredità.
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