Riprendiamo da NAZIONE/CARLINO/GIORNO di oggi, 10/10/2016, a pag. 8, con il titolo "Spari sulla folla, morti due israeliani. Il killer islamista: 'Fate come me' ", la cronaca di Aldo Baquis; da LIBERO, a pag. 13, con il titolo "L'attentato a Gerusalemme che spaventa l'Europa", il commento di Carlo Panella.
NAZIONE/CARLINO/GIORNO - Aldo Baquis: "Spari sulla folla, morti due israeliani. Il killer islamista: 'Fate come me' "
Aldo Baquis
Il luogo in cui è stato neutralizzato il terrorista palestinese
DOPO un periodo di calma relativa, la violenza è tornata a Gerusalemme. Un palestinese in auto, armato di un fucile M16, ha aperto il fuoco sui passanti lasciandosi dietro una striscia di sangue di alcuni chilometri, prima di essere intercettato e fulminato a sua volta dal fuoco della polizia. In tutto sono stati cinque minuti di furore ma il bilancio è pesante: una donna 60enne e un agente di polizia uccisi, altre otto persone ferite. Da Gaza Hamas ha subito esaltato l'attacco e ha rilanciato un filmato recente in cui l'autore dell'attentato, Mesbah Abu Sabih, 39 anni, spiegava le proprie motivazioni religiose. In un volantino: «Era il leone di Gerusalemme». Il premier Benyamin Netanyahu ha convocato il Consiglio di difesa del governo, mentre alcuni ministri invocavano misure severe di ritorsione. A Gerusalemme la tensione si è alzata anche per l'imminenza del digiuno ebraico del Kippur che domani vedrà masse di ebrei religiosi confluire verso la Città vecchia: nei vicoli dove ieri estremisti islamici distribuivano dolciumi per festeggiare l'attentato.
CONDANNATO a quattro mesi di detenzione per aver attaccato un agente di polizia, Abu Sabih avrebbe dovuto presentarsi ieri nel carcere di Ramle (Tel Aviv). Invece ha pilotato la propria auto verso un rione ebraico a nord di Gerusalemme, la Collina delle Munizioni, e là ha crivellato di colpi alcune persone in attesa della ferrovia leggera. Poi ha proseguito la corsa sparando da distanza ravvicinata a una israeliana ferma con la propria automobile a un incrocio e ha centrato un agente in moto che stava accorrendo ad alta velocità per bloccarlo. Abu Sabih è stato abbattuto nel rione palestinese di Sheikh Jarrah da altri agenti israeliani. Nella sua auto anche un bomba a mano. Per Israele l'uomo era da tempo alla stregua di una mina vagante. Già due anni fa, con i duri combattimenti a Gaza, aveva espresso su Facebook totale sostegno al braccio armato di Hamas. Inoltre aveva denunciato gli ingressi di ebrei nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme. In quello che la tv di Hamas ha presentato ieri come una sorta di testamento politico, Abu Sabih ha confermato di aver militato nel Morabitun: un movimento di islamici determinati a difendere Gerusalemme, e in particolare la moschea al-Aqsa, da ogni tentativo israeliano di estendervi la propria presenza. Esprimendosi di fronte alla telecamera, l'uomo ha esortato i fedeli islamici a immedesimarsi nella sua dedizione totale e assoluta verso la moschea al-Aqsa. «Fate come me», ha detto.
I MUSULMANI, ha previsto, riconquisteranno Gerusalemme e la moschea stessa. E in poche ore la sua figura è stata celebrata non solo dai congiunti e da Hamas, ma anche da al-Fatah che a Gerusalemme est ha imposto una serrata delle attività commerciali, in segno di lutto. L'attentato di Gerusalemme è giunto mentre i rapporti fra Israele e Hamas tornano ad arroventarsi in seguito al lancio di due razzi da Gaza che hanno comportato attacchi di reazione dell'aviazione israeliana. Hamas ha indirizzato verso Israele un drone. In questa atmosfera incendiaria ieri Abu Sabih è passato all'azione. Adesso i servizi di sicurezza israeliani temono che egli possa essere emulato da altri militanti palestinesi. «Come lui, ce ne sono centinaia», ha osservato un ex dirigente dei servizi segreti.
LIBERO - Carlo Panella: "L'attentato a Gerusalemme che spaventa l'Europa"
Carlo Panella
Terroristi palestinesi
E' bene tenere a mente quanto accaduto ieri a Gerusalemme, perché da qui a poco verrà replicato in Europa. Il fatto: ieri un palestinese si è avvicinato in auto ad un gruppo di persone che aspettavano la metropolitana leggera ad una fermata vicino alla sede della polizia di Ammunition Hill e ha iniziato a sparare. Due i morti, una donna di 60 anni e un poliziotto, otto i feriti, tra loro una donna al volante della sua auto. Poi è fuggito verso il quartiere arabo di Sheikh larrah dove è stato intercettato da poliziotti in moto. Sceso dall'auto il palestinese ha ripreso a sparare, ha ferito gravemente un agente ma è subito stato ucciso dai suoi colleghi.
L'uomo, membro del gruppo palestinese fuorilegge dei Morabitun, avrebbe dovuto entrare in carcere oggi per una condanna a 4 mesi per avere postato su Facebook appelli a uccidere ebrei. Dunque, un nuovo, ma diverso, episodio della Intifada dei coltelli, subito salutato con entusiasmo dai media di Hamas a Gaza. Non c'è dubbio che presto, in Europa, questa nuova tattica assassina, sparare su civili da una macchina in moto, verrà imitata. Lo insegna l'esperienza, perché contagiosa è stata l'Intifada dei coltelli, imitata in Inghilterra (due militari uccisi con una mannaia), in Germania, in Francia e anche in Italia, a Milano, col ferimento a coltellate di un ebreo.
Molti "lupi solitari" jihadisti europei, arabi di seconda generazione, trovano comodo ed efficace non impegnarsi in complessi preparativi per mettere in atto attentati con l'esplosivo e colpiscono più semplicemente, vigliaccamente, a sorpresa, magari su un treno, come in Baviera, cittadini inermi e innocenti. Spesso urlando come ossessi «Allah 'o Akhbar», per levare ogni dubbio sul significato rituale della loro voglia di morte. Sono kamikaze, cercano, vogliono la propria morte pur di poterla infliggere agli odiati "cristiani ed ebrei", sono seguaci di una teologia della morte, uno scisma dell'Islam ampiamente motivato dall'ayatollah Khomeini, che ormai è strutturato come una vera e propria religione apocalittica e ferale.
Il fatto tragico è che l'Occidente, l'Europa, persino l'ottimo papa Francesco, si rifiutano di prendere atto della profondità ed estensione di questo scisma islamico, si perdono nella ricerca di astruse motivazioni che muoverebbero questi kamikaze. Vengono dipinti come "spostati", emarginati, frustrati, si sprecano economicismo, sociologia e psicologia pur di non comprendere quello che è evidente: i kamikaze che uccidono civili inermi sono seguaci di una ideologia lucida e orrenda, di un culto della morte che nulla ha da invidiare a quello dei nazisti. Ma quello che è ancora più grave è che quando questo osceno culto colpisce gli ebrei, gli israeliani, l'Europa trova un'altra scusa per non comprendere. Si racconta che la colpa in fondo è loro, degli ebrei, degli israeliani, che non risolvono la questione palestinese. Non comprende, non vuole comprendere che la questione palestinese non si risolve proprio perché è intrisa, contaminata, deviata da questo culto di morte di cui Hamas e il suo stato del terrore a Gaza è la rappresentazione politica e ideologica. Non comprende che da un secolo il sionismo contrasta questo jihadismo assassino - dal Gran Muftì a Hamas- che impedisce ogni pace, ogni accordo, anche quando Israele dichiara di essere pronto a restituire il 95% dei Territori, come fece Ehud Barak nel 2.000. E Arafat rifiutò. Non comprende che il destino che il jihadismo propugna per Israele, la sua distruzione, è lo stesso che propugna per l'intero Occidente.
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