Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/10/2016, a pag. 14, con il titolo "Il Marocco si affida ancora a islamici e comunisti", l'analisi di Carlo Panella.
Carlo Panella
Mohammed VI, re del Marocco
Vittoria piena degli islamisti del partito moderato islamista della Giustizia e Sviluppo (Pjd) del premier uscente Abdelillah Benkhirane e discreta affermazione del Partito della Modernità e Autenticità (Pam), il partito laico, con discrezione supportato dal re Mohammed VI. I risultati delle elezioni in Marocco segnano di fatto la prevedibile sconfitta del tentativo del Pam di «bloccare la deriva islamista», tutt'altro che disprezzato dalla Corte.
La Costituzione del Marocco prevede infatti che il re assegni il mandato di formare il governo al partito che ha raggiunto la maggioranza relativa, il Pjd, appunto, che è passato dai 107 seggi del 2011 ai 125 seggi di ieri. Seggi in larga parte vinti proprio là dove vive il Marocco più moderno ed europeo, le grandi città (Rabat, Marrakesh, Casablanca, Tangeri, Fez), mentre il Pam si è imposto con i suoi 107 seggi solo nella grande provincia marocchina, là dove i suoi dirigenti, tutti della vecchia guardia politica, hanno consolidato da decenni clientele, voto di scambio e anche una buona dose di corruzione. Là dove peraltro è addirittura venerata la persona del re, simbolo nazionalista dell'anima del Marocco ancestrale.
Ennesima conferma della incapacità dei movimenti laici di ispirazione non islamica, di rinnovare la propria piattaforma politica, persino di rappresentare i ceti medio alti e di essere interlocutori degli strati urbani medio bassi. Una replica degli insuccessi del laico Chp che in Turchia non riesce a sottrarre consistenti favori elettorali all'islamista Erdogan. A questi ampi strati popolari il Pjd offre invece la concretezza di un welfare islamico reale. Ma soprattutto, a differenza di tutti gli altri partiti islamisti legati alla Fratellanza Musulmana, il Pjd ha sinora avuto l'accortezza di non intervenire sul codice di famiglia, non ha proposto di ritornare alle regole shariatiche e ha mostrato un deferente rispetto nei confronti del re, popolarissimo, a ragione, nel paese.
A causa del sistema elettorale proporzionale, con soglia di sbarramento del 6%, gli altri voti si sono dispersi in una decina di liste. Non è scontato che Benkhirane riesca a replicare la coalizione uscente - composta persino dagli ex comunisti - che avrebbe una maggioranza di soli 6 seggi. Ma la mancanza di una alternativa seria farà probabilmente il suo gioco. Questo risultato enfatizzerà comunque lo straordinario ruolo di garante della democrazia - soprattutto contro derive islamiste - svolto dal re, che ora dovrà mettere mano ad uno svecchiamento e rinnovamento radicale del Pam, sostenuto palesemente, ma con estremo tatto dalla Corte.
Fautore di un «Islam del giusto mezzo», Mohammed ha sinora ispirato una europeizzazione (graduale e ancora incompleta) del codice di famiglia e una Costituzione che addirittura annovera gli ebrei tra le componenti del popolo marocchino. Ora, si impegnerà sicuramente nell'opera di rifondazione di un quadro politico che emargini un domani gli islamisti, e sia capace di affrontare le sfide della modernità nell'unico paese arabo a democrazia compiuta.
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