Ieri abbiamo ripreso dalla STAMPA l'articolo di Ariela Piattelli, sul ritrovamento di una lettera del Cardinale Maurilio Fossati del 1946 http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=63967
nella quale si esprimeva nei confronti di sopravvissuti della Shoah in termini vergognosi, indegni di un cardinale di santa romana chiesa.
Invece di porgere le scuse, il Vaticano ha scelto una linea di attacco, con una dichiarazione all'ANSA che riprendiamo e con una breve sull'OSSERVATORE ROMANO a firma Anna Foa,che non le fa onore, in quanto storica e ebrea. Senza alcun ritegno invita " ciascuno a fare il proprio mestiere". Certo, quando si è a corto di argomenti, si fa quello che si può. Anna Foa, di professione storica, vorrebbe impedire ai ricercatori di fare il loro mestiere - appunto, ricercare- se l'indagine riguarda l'antisemitismo di un cardinale cattolico. Il Vaticano, non potendo smentire le parole del Cardinale Fossati - carta canta! - parla d'altro.
Una penosa arrampicata sui vetri, che, come ognuno dovrebbe sapere, sono scivolosi.
Anna Foa Cardinal Maurilio Fossati
Ecco l'Ansa, segue la difesa vaticana nelle persona dell'avvocato d'ufficio Anna Foa.
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 7 OTT - Occorre più rigore quando si esaminano documenti del passato e soprattutto serve «verità e chiarezza». L'Osservatore Romano replica all'articolo apparso oggi su La Stampa che accusa il cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino nel 1946, di antisemitismo. Il giornale pubblica stralci di una lettera con la quale il presule restituì alla Santa Sede 100.000 lire destinate ad un campo profughi di ebrei, spiegando che non ne avevano bisogno. L'Osservatore replica nel merito ma anche nel metodo, definendo «improvvida invenzione» l'affermazione della ricercatrice che avrebbe reso nota questa lettera sostenendo di averla cercata nell'archivio segreto vaticano, per verificarla, ma di aver trovato una cartellina vuota, forse perché c'era questo «documento scomodo». Il giornale della Santa Sede fa presente che «non avrebbe potuto vedere documenti del 1946, perché la consultazione delle fonti ivi conservate è possibile, a oggi, fino al febbraio 1939 e non oltre». Nel merito il quotidiano del Vaticano ricostruisce invece tutta la vicenda, attingendo a varie fonti, dalle quali emerge che lo stesso direttore del campo profughi aveva fatto presente che quei soldi non servivano. L'Osservatore risponde infine anche alle accuse al Vaticano di non mettere a disposizione degli studiosi i documenti sul periodo della Shoah. La Santa Sede sta lavorando da anni per «archiviare, numerare, inventariare e descrivere i milioni di carte e documenti del pontificato di Pio XII, proprio in vista di una prossima apertura agli studiosi, che sarà decisa dal Papa quando lo riterrà opportuno. Stiano certi gli storici (ma quelli degni di questo nome) che il Vaticano non si rifiuta di rendere pubblico nulla, convinto com'è, e il presente caso lo dimostra bene, che quando si pubblicano le fonti storiche con onestà, con criteri scientifici e con analisi del contesto, la Chiesa nulla abbia da temere, perché in mezzo a innegabili debolezze e forse anche tradimenti di singoli, apparirà pur sempre l'enorme bene e la grande carità dimostrata verso tutti i bisognosi nelle tragiche vicende delle due ultime guerre mondiali». (ANSA).
L'Osservatore Romano- " A ciascuno il suo (mestiere)" di ANNA FOA
Susan Zuccotti, una storica non certo eccessivamente indulgente verso la Chiesa, racconta nel suo libro Il Vaticano e l'Olocausto in Italia che nel settembre-ottobre del 1943 il cardinale Fossati si dichiarò disponibile a far sì che la diocesi torinese distribuisse i fondi della DELASEM (l'organizzazione ebraica di soccorso) agli ebrei. Fossati incaricò il suo segretario, mons. Vincenzo Barale, che si mise in contatto con la DELASEM e con don Repetto, segretario del cardinale Boetto di Genova, e che dai primi di ottobre organizzò una rete diffusa di aiuti agli ebrei, soprattutto stranieri, che si trovavano in Piemonte. Alla loro opera in Piemonte e Liguria si unì la diocesi milanese. Don Barale fu successivamente arrestato dai nazisti, insieme ad altri cinque sacerdoti, per questa attività in favore degli ebrei e liberato solo grazie all'intervento del cardinale Schuster, arcivescovo di Milano. Questo scrive e documenta una storica vera, Susan Zuccotti. Non sarebbe meglio che ciascuno facesse il suo mestiere?