Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/10/2016, a pag. 10, con il titolo "Siria, sospesi i colloqui Usa-Russia", la cronaca di Guido Olimpio.
Se l'Urss è crollato il merito è anche della presidenza americana di Ronald Reagan. La Russia di oggi è meno pericolosa dell'Urss, ma rimane un Paese antidemocratico, alleato dei peggiori regimi del mondo (come Siria e Iran), che ignora le convenzioni internazionali e persegue una politica estera di aggressione e una politica interna clerico-reazionaria.
Ecco l'articolo:
Guido Olimpio
Dall'Urss alla Russia
Si mette davvero male, Russia e Usa non si parlano più. Mosca ha interrotto i contatti militari con la controparte e bloccato l’accordo sul riciclaggio dell’uranio. Washington ha sospeso la sua partecipazione agli sforzi sulla tregua lasciando aperte solo le comunicazioni per evitare incidenti. Inoltre sta valutando «nuove opzioni», compreso un nuovo pacchetto di sanzioni. Era inevitabile. L’offensiva del regime siriano, appoggiata dai devastanti raid russi, sulla parte orientale di Aleppo, con centinaia di vittime, non poteva non avere conseguenze. E la Casa Bianca, accusata di debolezza, doveva reagire. I portavoce hanno sottolineato che la «pazienza di tutti è finita» con il Cremlino in quanto ha chiaramente scelto l’opzione militare. Da qui i bombardamenti e l’assedio alla città per fiaccare gli insorti, strozzare la popolazione e costringerla ad andare via, spingendo poi la guerriglia su posizioni ancora più estreme. Mosca ha addossato la responsabilità ai rivali: «Non hanno rispettato le intese».
Scambi polemici preceduti dall’incursione di aerei alleati sulle posizioni del regime siriano a Deir ez-Zour. Il Pentagono ha sempre parlato di «errore» mentre Mosca e Damasco hanno insinuato che lo strike fosse deliberato. Il confronto è poi salito di tono perché le due potenze non hanno trovato un accordo su quale avversario combattere. Mosca considera tutti gli insorti alla stregua di terroristi, Washington ne difende una parte e vuole che l’azione principale sia contro l’Isis. Nel mezzo le formazioni estremiste come Fatah al Sham, nuova sigla dei qaedisti di Al Nusra, una delle componenti più forti. Il gruppo di recente ha cambiato nome annunciando la rottura formale con Al Qaeda, mossa ispirata dallo sponsor principale, il Qatar, con il doppio intento di evitare di essere colpita e di presentarsi come una realtà nazionale siriana.
Vladimir Putin con Hassan Rohani
La presunta svolta non l’ha però messa al riparo. Ieri un drone americano ha eliminato Abu Faraj al Masri, importante ideologo d’origine egiziana e braccio destro del leader Al Julani. Uccisione che segue quella di altre due figure rilevanti, Abu Omar Saraqeb e Abu Hammam. Il primo in un attacco aereo, il secondo a causa di un ordigno sul suo veicolo. Perdite accompagnate da notizie di faide all’interno del movimento, con uno scontro tra l’ala «siriana» e quella internazionalista. È possibile che gli Usa lanciando i blitz sui qaedisti vogliano mandare un segnale contro chi può rappresentare una minaccia. Ma il problema è che comunque questi atti vengono interpretati dall’opposizione come una scelta che favorisce il regime. E non è un caso che nelle ultime settimane diverse formazioni abbiano dichiarato sostegno aperto ai qaedisti. Un ginepraio mediorientale sulla via della nuova guerra fredda.
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