Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/10/2016, a pag.14, con il titolo "La sfida della campionessa di scacchi che rifiuta di mettere il velo in Iran" la cronaca di Elisabetta Rosaspina
Nazí Nodarovna Paikidze-Barnes Elisabetta Rosaspina
La mossa è coraggiosa e azzardata, perché difficilmente consentirà transazioni o compromessi. Ma Nazí Nodarovna Paikidze-Barnes è una pluridecorata campionessa di scacchi ed ha certamente previsto anche le possibili contromosse degli avversari, il governo iraniano e la Federazione internazionale di scacchi, all’annuncio che lei non parteciperà al prossimo campionato mondiale, a Teheran, se sarà obbligata a indossare il velo. Ventitré anni, origini russo-georgiane, sposata a un cittadino statunitense, Nazí gioca con i colori americani dal 2013, e sa benissimo che il regime del Paese ospitante non consentirà a lei, né ad alcuna delle altre scacchiste, di giocare a capo scoperto, inaugurando una stagione di pericolose deroghe alla regola vigente, senza eccezioni, da 37 anni. Nazí può sperare però che, di fronte all’ammutinamento anche di altre regine della scacchiera, il torneo sia tolto all’Iran e disputato altrove. La decisione però dispiacerebbe parecchio alle colleghe iraniane, convinte che non sia questo genere di braccio di ferro ad aiutare l’emancipazione femminile nella Repubblica islamica. Sessantaquattro concorrenti La sfida è aperta. E il tempo stringe, perché l’appuntamento per i mondiali di scacchi femminili è fissato per il prossimo mese di febbraio. Da un lato la talentuosa campionessa in carica, Paikidze-Barnes, detentrice dei titoli di International Master e Woman Grandmaster, sostenuta da un’altra star della specialità, l’ecuadoriana Carla Heredia Serrano, che invita le altre 64 concorrenti a boicottarlo: quanto a lei non andrà a Teheran, anche perché questa volta non si è qualificata per il torneo. Ma in prima linea, dall’altro lato, a supplicarle di non disertare, ci sono proprio le «consorelle» che le scacchiste occidentali vorrebbero aiutare a liberarsi dalla schiavitù dell’hijab.«Il vostro boicottaggio sarebbe un errore — ha insistito la Woman Grandmaster iraniana, Mitra Hejazipour, coetanea di Nazí —. Non abbiamo mai ospitato finora campionati mondiali femminili di altri sport. Questi giochi sono importanti per le donne iraniane: un’opportunità per mostrare la nostra forza». In realtà, l’Iran ha organizzato quattro edizioni dei Giochi Islamici femminili (l’ultima nel 2005), sotto la direzione di Fazeh Hashemi, figlia dell’ex presidente Rafsanjani, poi caduti entrambi in disgrazia.Nazí non intende ripensarci: «Non avvallerò l’oppressione religiosa e sessista sulle donne indossando il velo» assicura.
Shirin Ebadi: il coraggio Mogherini: la sottomissione
Una posizione che riecheggia quella manifestata pochi mesi fa, al Salone del
libro di Torino, dalla Premio Nobel Shirin Ebadi, che disapprovava la docilità con cui Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e vicepresidente della Commissione, si era coperta il capo durante la sua visita ufficiale in Iran. Intanto, ai vertici della Federazione internazionale degli scacchi, Susan Polger cerca una soluzione, nega di aver ricevuto per ora reclami e spiega che il Paese degli ayatollah è stato l’unico a candidarsi per ospitare le scacchiste di tutto il mondo.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottosatante