Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/10/2016, a pag.19, con il titolo "Mi cercò per finanziare il memoriale della Shoah", l'articolo di Paola D'Amico sulla morte di Bernardo Caprotti, fondatore della catena di supermercati 'Esselunga'. Con la testimonianca di Liliana Segre.
Bernardo Caprotti con Liliana Segre
Bernardo Caprotti non èstato soltanto il finanziatore più importante del Memoriale della Shoah di Milano, nei suoi 'Esselunga' non sono mai mancati i prodotti israeliani. Mentre nelle altre catene tendono a scomparire nei super di Caprotti erano sempre in prima fila. Più che meritate le nobili parole di Liliana Segre.
MILANO «Sono tristissima. È un grande dolore. Per me è come se fosse mancato un fratello. Bernardo Caprotti è stato un grande amico. Era un uomo duro ma molto deciso nelle sue cose e quando prendeva a cuore una situazione era generosissimo». Parla di getto, con la voce carica di commozione, Liliana Segre, la testimone della Shoah che ha riportato alla luce un luogo dimenticato: il binario 21, nella pancia della Stazione Centrale, dal quale tra il dicembre del 1943 e il 15 gennaio 1945 partirono i treni della morte diretti ai campi di concentramento nazisti. Anche Liliana fu deportata, caricata su un carro bestiame diretto ad Auschwitz con il padre. Aveva tredici anni. E una dei pochi sopravvissuti. E ha molto lottato perché quel luogo, in cui è tornata nel 1977, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, diventasse un luogo della memoria. «Ho una profonda gratitudine nei confronti di Caprotti. È stato il più grande amico del Memoriale della Shoah. Ne aveva compreso l'importanza per Milano e ha contribuito in modo importante alla sua rinascita. Non era soltanto un imprenditore, ci sono tanti enti che hanno ricevuto un aiuto da lui». Era stato Caprotti a cercare Liliana Segre, un giorno del 2007. «Era rimasto colpito dalla mia storia e voleva fare qualcosa per contribuire a riparare i torti subiti. Senza di lui non avremmo aperto il Memoriale. Nel libro "Falce e carrello" aveva voluto mettere anche una foto mia e del mio papà».
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