Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/09/2016, a pag. 12, con il titolo " 'Non potete girare in short': a Tolone aggredite due donne ", "E' il nuovo machismo, fomentato dalla religione", analisi e intervista di Stefano Montefiori a Caroline Fourest.
La realtà descritta da Montefiori è sintomatica di quello che sta accadendo in Francia e in Europa: la sottomissione all'islam e la trasformazione di Europa in Eurabia.
Ecco gli articoli:
Stefano Montefiori
"Sharia per la Francia"
" 'Non potete girare in short': a Tolone aggredite due donne"
Domenica pomeriggio due coppie con bambini e un amico passeggiano in bicicletta e pattini sulla pista ciclabile di Tolone. Arrivano all’altezza del «quartiere dei garofani», nella periferia est della città. Le donne indossano dei pantaloncini corti. Due ragazzi si avvicinano e le insultano, gridano «sgualdrina», «mettiti nuda già che ci sei». I mariti e l’amico si fermano e rispondono ai due ragazzi. «A quel punto sono intervenuti una decina di loro compagni — racconta il procuratore di Tolone, Bernard Marchal —, che hanno fatto cadere a terra le donne e colpito con estrema violenza i tre uomini, sotto gli occhi dei figli. Quel che ha scatenato l’aggressione era l’abbigliamento delle signore, che non aveva niente di straordinario. Si è trattato di una provocazione a carattere sessuale per indurre una reazione negli uomini presenti». I mariti sono stati colpiti a calci e pugni sul volto. Uno, 33 anni, è stato ricoverato in ospedale con una prognosi di 30 giorni, l’altro ha avuto il naso fratturato. I due figli di 14 anni e un altro di 10, che hanno assistito alla scena, sono seguiti dagli psicologi. Le donne hanno immediatamente presentato denuncia e grazie alle videocamere di sorveglianza sono state arrestate due persone, che hanno 17 e 19 anni. La polizia sta cercando gli altri, tutti di età intorno ai vent’anni. Si tratta del secondo episodio di violenza in pochi mesi che a Tolone colpisce donne aggredite per un abbigliamento giudicato poco casto. A giugno era toccato a una studentessa di liceo di 18 anni, Maud Vallet, che è stata attaccata da una banda di ragazze in un autobus perché, anche lei, portava degli short, dei pantaloncini corti.
«Mi insultavano, mi sputavano addosso. Ho chiesto loro perché io non potevo portare degli short quando a Tolone un sacco di uomini vanno in giro a torso nudo, e loro mi hanno risposto “perché tu sei una donna, devi avere rispetto per te stessa, brutta scema"». Maud aveva poi organizzato una marcia «Tutte in short» alla quale hanno partecipato un centinaio di ragazze il 25 giugno. I fatti di Tolone hanno provocato molte reazioni in Francia, soprattutto a destra. L’inchiesta è ancora in corso, ma secondo alcuni è evidente il legame con le nuove tensioni sull’abbigliamento delle donne e i divieti contro il burkini sulle spiagge. Lydia Guirous dei Républicains (il partito di Sarkozy) parla di «triste avvenire per le donne francesi se non fermiamo la polizia islamista», mentre per Marion Maréchal-Le Pen (Front National) «a Tolone c’è già la sharia: portare degli short vi può mandare all’ospedale». Claude Askolovitch, autore di un fortunato saggio in difesa dei musulmani, dice che «i poliziotti mandati sulle spiagge a cercare le ragazze in burkini sarebbero più utili in città per fermare i teppisti che attaccano le donne in short».
"E' il nuovo machismo, fomentato dalla religione"
Caroline Fourest
«Bisogna essere prudenti, l’inchiesta non è ancora finita. Ma bisognerebbe essere ciechi per non vedere che l’intolleranza sta crescendo, che certi giovani si comportano da machisti violenti. L’ascesa del machismo nei quartieri popolari non è una novità». Caroline Fourest, femminista autrice di molti saggi tra cui «La tentazione dell’oscurantismo», schierata contro l’estrema destra e contro l’integralismo islamico, non è sorpresa dai fatti di Tolone.
È possibile legarli alla questione religiosa e all’islamismo? «Inutile girare intorno al problema, al di là del caso specifico il machismo oggi esplode perché c’è un ritorno dei valori tradizionali e religiosi, che danno la sensazione a qualcuno di essere autorizzato a fare la morale agli altri».
Come il 31 dicembre a Colonia, quando le donne furono molestate perché erano occidentali e quindi troppo libere? «Gli aggressori possono essere più o meno praticanti, ma sarebbe naïf ignorare il legame tra l’aumento della violenza integralista e il fatto che dei machisti si autorizzano a richiamare le donne all’ordine su come si vestono. Non sono automatismi ma fanno parte di un clima, e il fondamento di tutto è il ritorno della dominazione maschile. Il punto comune tra i fatti di Colonia, le aggressioni per strada o l’ascesa di un radicalismo più strutturato e religioso, è il ritorno del machismo, nella sua forma più violenta e volgare».
Il machismo precede la religione? «Andrei più lontano, direi che il ritorno della religione dipende dal desiderio di ritornare alla dominazione maschile. Le nuove generazioni si attaccano alle motivazioni religiose perché queste offrono loro il pretesto di potere insultare le donne per strada, di picchiarle, di sfogare la loro frustrazione. I Paesi arabi o musulmani non sono certo i soli a conoscere questo fenomeno. C’è una cultura patriarcale che prospera a quanto più l’identità religiosa è forte, perché tutte le religioni favoriscono il machismo. Ma quando uno cresce in una cultura in cui la religione è così esacerbata, ha più facilmente la sensazione di potersi comportare come un piccolo tiranno».
Quanto conta la polemica sul burkini? «Il compito della democrazia è veramente difficile, perché bisogna trovare un equilibrio sottile. Io ho preso posizione contro le ordinanze anti-burkini, ma quell’indumento è il sintomo di un regresso terribile. Il miglior modo di dissuadere dalla moda machista del burkini è di educare alla parità nella scuola laica, non attraverso i divieti in spiaggia. Il Consiglio di Stato ha fatto bene a cassare le ordinanze dei sindaci, ma allo stesso tempo è giusto affrontare il problema, difendere la parità nella scuola, lavorare alla radice perché questo machismo indietreggi».
Come giudica le femministe francesi al riguardo? Forse timide? «Confondono rispetto del diritto e abbandono della lotta femminista. La maggior parte delle femministe sono anche militanti anti-razziste. Anche io lo sono. E infatti oggi è difficile condurre due battaglie allo stesso tempo, lottare contro il razzismo e anche contro il sessismo, perché capita che le vittime preferite del razzismo siano talvolta anche i principali responsabili del sessismo. Io sono femminista, laica e anti-razzista, non rinuncio a nessuna delle tre lotte».
Quest’estate, durante un incontro pubblico a Milano, lo scrittore Michel Houellebecq ha detto che le donne italiane si vestono in modo più attraente delle francesi, perché queste ultime ormai hanno paura di essere infastidite per strada. Lei ha la stessa impressione? «Non saprei se ci sono davvero differenze tra Milano e Parigi. Ma è vero che nei quartieri popolari, in Francia, andare in giro in gonna o in pantaloncini corti è diventato un gesto di coraggio. Vent’anni fa non era così».
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