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La Stampa - Il Manifesto Rassegna Stampa
09.09.2016 E' di nuovo guerra tra Gaza e Ramallah: niente elezioni
Cronaca omissiva di Giordano Stabile, le menzogne di Michele Giorgio

Testata:La Stampa - Il Manifesto
Autore: Giordano Stabile - Michele Giorgio
Titolo: «Hamas-Abu Mazen, scontro rinviato: slittano le elezioni nei Territori - L'Alta Corte blocca il voto amministrativo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/09/2016, a pag. 15, con il titolo "Hamas-Abu Mazen, scontro rinviato: slittano le elezioni nei Territori", la cronaca di Giordano Stabile; dal MANIFESTO, a pag. 8, con il titolo "L'Alta Corte blocca il voto amministrativo", il commento di Michele Giorgio.

E' di nuovo guerra tra Ramallah e Gaza: non è la prima volta e non sarà l'ultima. Grottesco il tentativo di Michele Giorgio, che non perde occasione di attaccare Israele, con l'usuale scelta lessicale faziosa. Non si contano i riferimenti alla "occupazione" israeliana e Hamas viene descritto come niente più di un semplice "partito". Nessun riferimento al terrorismo e alla volontà di distruggere lo Stato di Israele.

in quanto alla cronaca di Giordano Stabile, che dire, se non che la giovane età non gli ha consentito di seguire in diretta quanto è avvenuto tra Hamas e Anp dopo il golpe a Gaza. Se però avesse seguito IC in questi 15 anni, avrebbe appreso che:
1. Hamas non ha "cacciato i rivali" dell'Anp da Gaza, li ha eliminati fisicamente buttandoli giù dagli ultimi piani dei grattacieli ammazzandoli, ci pare una realtà alquanto diversa.
2. le elezioni - forse anche questa volta rinviate- non si sarebbero "svolte regolarmente", come scrive il giovine Stabile, 'regolarmente' andava bene se avessero rispettato la scadenza del mandato di Abu Mazen, il quale però governa da quasi dieci anni illegalmente, rinvia le elezioni perché sa di perderle. Omettendo questa informazione Stabile non consente ai lettori della STAMPA di capire ciò che sta avvenendo nel campo palestinista.  Le menzogne di Michele Giorgio, al confronto, appaiono veniali.

Accanto al pezzo di Stabile, una breve di Lucia Sgueglia su Putin e il M.O. nel quale si cita Abu Mazen, quando faceva la spia per il KGB negli anni'80. Scrive la Sgueglia, che Abbas (Abu Mazen) si laureò all'Università di Mosca, ma non riporta che la sua tesi di laurea era incentrata sulla negazione della Shaoh. Ecco perché Ugo Volli ha scritto che i giornali mentono, anche l'omissione - grave, in questo caso- è privare il lettore di una parte di storia che gli avrebbe premesso di capire meglio il personaggio Abu Mazen. Ma nessuno l'ha fatto notare a Lucia Sgueglia.

Ecco gli articoli:

A destra: Hamas obbliga i ragazzini a diventare terroristi. Ma per Michele Giorgio è solo un "partito"

LA STAMPA - Giordano Stabile: "Hamas-Abu Mazen, scontro rinviato: slittano le elezioni nei Territori "

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Giordano Stabile

Doveva essere il momento della verità, una prova di forza pacifica fra Al-Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, e Hamas. Le elezioni amministrative previste per l’8 ottobre in tutti i territori palestinesi, sia in Cisgiordania sia nella Striscia di Gaza, sono state invece sospese dalla Corte Suprema di Ramallah dopo un ricorso di un avvocato. E ora sono appese a un ultimo decisivo incontro fra i giudici e la Commissione elettorale centrale (Cec), il 21 settembre.

Le ultime elezioni generali si sono tenute nei Territori nel 2006. Allora era stato Hamas ad approfittare del calo di popolarità di Al-Fatah per imporsi con il 44% contro il 41% e, dopo un anno, a cacciare con la violenza i rivali dalla Striscia. Quel colpo di mano ha segnato l’ultimo decennio della politica palestinese. Tutti i tentativi di riconciliazione, per creare un governo di unità nazionale e rilanciare i colloqui di pace con Israele, sono falliti. Gaza ha sostenuto due conflitti con lo Stato ebraico, il blocco economico e un peggioramento pauroso delle condizioni di vita ed economiche.

Per Abu Mazen era l’occasione per tentare una rimonta, indebolire Hamas e riportarlo al tavolo delle trattative. Il movimento vicino ai Fratelli musulmani era però convinto di poter ottenere un buon risultato: ha protestato con durezza contro la decisione della Corte Suprema, e ha detto di non riconoscere la sentenza, definita «politica», e ha chiesto ha tutti i palestinesi di respingerla». Il Tribunale di Ramallah si è espresso dopo il ricorso di una avvocato, Nael al-Houh, contro la cancellazione di liste di candidati di Al-Fatah a Gaza e Khan Younis.

La Commissione elettorale aveva esaminato la scorsa settimana centinaia di ricorsi, e ne aveva accolto alcune decine. Il portavoce Fareed Taamallah ha però smentito ogni violazione: «Rispettiamo la decisione della Corte suprema ma noi abbiamo sempre agito nel rispetto della legge. Non siamo un organo politico. I problemi sono il frutto delle divisioni fra Fatah e Hamas ma speriamo ancora che le elezioni si possano svolgere regolarmente». Il 21 settembre è previsto un incontro fra rappresentanti della Commissione e i giudici.

Abu Mazen è stato eletto nel 2005, il suo mandato è scaduto e un risultato migliore di quello di Hamas alle amministrative lo avrebbe in qualche modo rilegittimato. Ma ieri ha ricevuto una doppia tegola: la sospensione del voto e le accuse da parte di una tv israeliana, Channel 1, di essere stato al soldo del Kgb.

IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "L'Alta Corte blocca il voto amministrativo"

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Michele Giorgio

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Abu Mazen

La notizia era nell'aria da diversi giorni e ieri, ad un mese esatto dal voto, la Corte Suprema palestinese ha annullato le elezioni amministrative in Cisgiordania e Gaza bloccando il primo vero banco di prova, in un decennio, del sostegno politico peri due principali partiti palestinesi: Hamas e Fatah. La Corte riesaminerà la questione il 21 settembre e il 4 ottobre ma non è noto quando emetterà la nuova sentenza. E comunque ben pochi credono che i palestinesi dei Territori occupati andranno alle urne entro la fine dell'anno. Anzi a questo punto è difficile che possano farlo nel 2017.

Il rinvio del voto infatti è destinato ad aggravare lo scontro tra Fatah e Hamas e a compromettere le residue speranze di riconciliazione tra le due formazioni. Un ri-torno allo scontro aperto metterebbe fine anche ai negoziati, dietro le quinte, tra i due partiti volti ad aprire la strada all'elezione del nuovo presidente dell'Anp al posto dell'81enne Abbas (Abu Mazen). Il passo l'hanno fatto i giudici, con le carte e il codice, ma l'annullamento del voto ha senza dubbio radici politiche. Ieri mattina a Ramallah la Corte Suprema ha accolto il ricorso contro il voto presentato dall'avvocato Nael Al Houh perché i palestinesi che risiedono nella zona araba (Est) di Gerusalemme (sotto occupazione israeliana) non avrebbero potuto partecipare alle elezioni. I massimi giudici palestinesi inoltre hanno proclamato l'illegalità delle corti di Gaza, quindi sotto l'autorità di Hamas, sostenendo che non offrono sufficienti garanzia di imparzialità. La sentenza è apparsa a tutti una risposta alla decisione presa dai giudici di Gaza di squalificare per oscure ragioni «tecniche», tra la scorsa settimana e ieri mattina, nove liste di Fatah alle elezioni di sindaci e consigli di 25 municipalità.

La Commissione elettorale ha subito sospeso i preparativi del voto. Hamas da parte sua ha lanciato accuse durissime a Fatah e all'Anp: «Siamo di fronte a una decisione politica che non ha nulla a che vedere con la legge, è una decisione dettata alla Corte Suprema da Fatah e dal presidente Abbas che avevano paura di perdere le elezioni», ha commentato il portavoce di Hamas, Salah al Bardawil. Pronta la replica di Amin Makboul, un alto funzionario di Fatah in Cisgiordania: «Piuttosto sono le decisioni dei tribunali di Gaza controllati da Hamas ad essere politiche, lo dice chiaramente la squalifica delle nostre liste».

Non è facile provare l'intento politico dietro le decisioni prese dai giudici a Ramallah e a Gaza. In ogni caso c'è del vero in quello che afferma al Bardawil di Hamas a proposito dei timori di Fatah e Abu Mazen. Il presidente palestinese, in crisi di consenso, sotto attacco del governo di destra guidato dal premier israeliano Netanyahu, aveva convocato le amministrative perché convinto di poter rafforzare la sua posizione e quella del suo partito, Fatah. Non sapeva che Hamas avrebbe messo da parte il boicottaggio del voto che attuava da 10 anni per annunciare all'improvviso la sua intenzione di partecipare. Così il voto amministrativo si è trasformato in un test politico a tutti gli effetti, tale da avere riflessi di rilievo per la tenuta in Cisgiordania di Fatah, in crisi da anni e lacerato al suo interno.

Con il trascorrere delle settimane è apparso evidente che Hamas è in grado di conquistare diverse municipalità in Cisgiordania indebolendo ulteriormente Fatah. Una situazione che, spiegano fonti palestinesi, avrebbe offerto al governo Netanyahu una nuova opportunità per sostenere l'inutilità del negoziato con un presidente che non ha il controllo neppure di quel risicato 14% della Cisgiordania che Israele ha lasciato sino ad oggi all'Anp. Proprio ieri la Russia ha fatto sapere di aver strappato il consenso a Netanyahu e Abu Mazen per un vertice israelo-palestinese da tenere a Mosca (Tel Aviv e Ramallah fino a ieri sera non hanno confermato). Secondo le stesse fonti a temere il successo elettorale di Hamas in Cisgiordania erano anche europei ed egiziani che avrebbero fatto pressioni sull'Anp per congelare il voto. Abu Mazen ha resistito fino all'ultimo ma ha dovuto cedere una volta che si è trovato davanti alla possibilità di offrire a Netanyahu nuove munizioni per la sua offensiva diplomatica. Israele l'altra sera ha sferrato un pesante attacco al presidente palestinese. La televisione pubblica, riferendo del lavoro di due ricercatori, ha trasmesso un servizio nel quale sostiene che nel 1983 Abu Mazen era un agente del Kgb sovietico a Damasco. Lo proverebbe un documento trovato nella documentazione che l'ex archivista del Kgb Vasili Mitrokhin portò in Occidente del 1992. Furiose le reazioni palestinesi.

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