Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/09/2016, a pag. 13, la breve "'Via la mia musica dall'opera israeliana': Polemica per il boicottaggio di Brian Eno"; dal FATTO QUOTIDIANO, a pag. 15, con il titolo "Eno & C. lasciano Israele senza musica: 'E' per la Palestina' ", il commento di Caterina Soffici.
Ieri sera è stato presentato il film "Mr. Gaga", diretto da Tomer Heymann, sulla vita di Ohad Naharin. Il film ha avuto grande successo e verrà proiettato nei cinema italiani a partire dal 15 settembre. Si tratta di un'opera da non perdere, un film patriottico anche se protagonista e regista sostengono l'ideologia pacifista a qualunque costo. Cosa, questa, per nulla contraddittoria, ma che andrebbe spiegata ai nemici di Israele e ai suoi boicottatori.
Tomer Heymann, Ohad Naharin
Stasera, a Torino, al Teatro Regio andrà in scena in prima nazionale la Batsheva Dance Company con lo spettacolo di danza "Tre". I giorni scorsi sui quotidiani sono usciti ottimi articoli sullo spettacolo di Sergio Trombetta (La Stampa) e Claudia Allasia (La Repubblica): http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=63628
I quotidiani riportano stamattina soprattutto le dichiarazioni di Brian Eno, che adesrisce a Bds, il movimento razzista e antisemita per il boicottaggio di Israele. La natura di Bds esce allo scoperto una volta di più: ai boicottatori non interessa colpire soltanto ciò che giunge dai territori contesi, ma tutto ciò che è israeliano, incluso uno spettacolo e una compagnia di danza celebre in tutto il mondo che non ha nulla a che fare con i territori contesi. Gli stessi pregiudizi di Bds sono ripresi con entusiasmo da Caterina Soffici sul Fatto Quotidiano. Mentre Repubblica si limita a riprendere una breve.
La locandina di "Mr. Gaga"
Ecco gli articoli:
La Batsheva Dance Company sul palco
LA REPUBBLICA: "'Via la mia musica dall'opera israeliana': Polemica per il boicottaggio di Brian Eno"
L'israeliana Batsheva Dance Company avrebbe dovuto aprire questa sera il festival TorinoDanza con "Tre", coreografia di Ohad Naharin, artista cresciuto in un kibbutz, e musica di Brian Eno. Ma il compositore britannico ha detto no. Lo spettacolo è sponsorizzato dall'ambasciata israeliana e Eno aderisce alla campagna di Bds, il movimento per il "boicottaggio, disinvestimentoe sanzioni" nei confronti di Israele: "Questa per me è una possibilità inaccettabile". "Tre" andrà in scena comunque con una nuova colonna sonora, firmata Ohad Fishof.
IL FATTO QUOTIDIANO - Caterina Soffici: "Eno & C. lasciano Israele senza musica: 'E' per la Palestina'"
Caterina Soffici
Nel novembre del 2012, qui a Londra, mi capitò di intervistare Roger Waters, il 69enne ex bassista e cantante dei Pink Floyd. Sono quelle cose che ti capitano poche volte nella vita e quindi te le ricordi bene. Avere una leggenda seduta su una poltroncina davanti a te, in jeans e maglietta nera, con le braccia ancora muscolose e la faccia distrutta dalle rughe, e potergli fare le domande che vuoi. La musica, i suoi ricordi, la vita... Ma lui non voleva parlare di musica. Parlò per tutto il tempo di politica. Quell'intervista era per promuovere il nuovo tour di The Wall, Il Muro. Perché riportare in tour, dopo 24 anni dall'uscita nel lontano 1979, uno degli album più famosi della storia del rock? Mi guardò come si guarda una povera scema. Perché Il Muro è sempre lì, mi rispose. Il Muro fisico, quello che divide i popoli (e per capire quanto avesse ragione basta vederel'Europa degli ultimi due anni) e quello immaginario, che divide le persone. E quindi mi spiegò che lui ha sempre usato la musica come un'arma.
È SEMPRE STATO, come si diceva negli anni Settanta, un artista impegnato. Ha suonato contro la guerra. Per i veterani del Vietnam. Per i reduci di tutte le guerre, orrendamente mutilati. Per le loro famiglie. E poi per abbattere i muri. Mi disse che il tour sarebbe tornato anche a Berlino, dove i Pink Floyd suonarono nel 1990 per celebrare la caduta del Muro. E chiuse l'intervista raccontandomi il suo sogno. Lo riporto testualmente: "Vorrei un giorno poter suonare in Palestina, per festeggiare la caduta anche del muro con Israele. Ma credo che non ci riuscirò".
Perché racconto questa storia? Perché al Festival MiTo il compositore e produttore britannico Brian Eno ha negato l'autorizzazione alla compagnia di ballo israeliana Batsheva di utilizzare un suo brano per lo spettacolo Tre che apre oggi la rassegna Torino Danza. Brian Eno, proprio come Roger Waters e il regista inglese Ken Loach e un'infinità di altri è un attivista del BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), il movimento che cerca di aumentare la pressione internazionale su Israele affinché termini l'occupazione militare della Cisgiordania e garantisca il diritto ai rifugiati palestinesi di tornare alle case che hanno abbandonato nel 1948. La tecnica degli attivisti BDS è la stessa che fu usata per sensibilizzare l'opinione pubblica in Sudafrica negli anni dell'Apartheid. Brian Eno è anche tra i 1.700 firmatari della dichiarazione "Artisti per la Palestina", che si sono impegnati a non intrattenere rapporti con il governo israeliano, a rifiutare inviti e a non partecipare a manifestazioni dove sia coinvolto Israele. Ora, si può essere d'accordo o meno sul boicottaggio, e le polemiche si sprecheranno, come sempre avviene in questi casi. In fondo è proprio questo lo scopo dei boicottaggi: far parlare della questione (perché non credo che Brian Eno i diritti d'autore di una canzone in uno spettacolo al Regio di Torino cambino la vita). E ha ragione anche la compagnia di danza israeliana, che ha commentato: "Rispettiamo la volontà di Brian Eno e abbiamo quindi sostituito subito la sua musica, ma con tristezza: crediamo infatti che questo tipo di azioni non contribuiscano a risolvere il conflitto in atto".
OGNUNO su questo punto la pensi come vuole. Ma non si può negare che sia una legittima scelta usare la musica e l'arte per sostenere le proprie idee. Brian Eno l'ha spiegato in una lunga lettera inviata all'autore e alla compagnia, che per altro ha manifestato simpatie alla causa palestinese: "Sono lusingato che abbiate scelto la mia musica, ma purtroppo questo mi crea un grave conflitto" scrive, ma non posso accettare perché l'Ambasciata israeliana è tra gli sponsor. Continua: "Spesso chi si oppone al Bds dice che l'arte non dovrebbe essere utilizzata come arma politica. Tuttavia, dato che il governo israeliano ha reso piuttosto evidente di utilizzare l'arte esattamente in tal senso - per promuovere il Brand Israele e per distogliere l'attenzione dall'occupazione delle terre palestinesi - ritengo che la mia decisione di negare l'autorizzazione un modo per togliere questa particolare arma dalle loro mani".
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