Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/09/2016, a pag. 2, con il titolo "Il partito anti-euro tedesco sculaccia la Merkel a casa sua", la cronaca di Daniel Mosseri.
Fa bene Daniel Mosseri a chiamare le cose con il proprio nome (ne ha scritto ieri Ugo Volli: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=63624). Essere fortemente critici dell'immigrazione incontrollata non significa assumere posizioni di destra o, peggio ancora, di "estrema destra". Il partito neonazista esiste in Germania, ma non è quello di Frauke Petry. Si chiama Pegida, e chi gli portava voti, prima che entrasse sulla scena politica AfD, erano i due maggiori partiti tedeschi.
Ecco l'articolo:
Daniel Mosseri
Frauke Petry, Angela Merkel
Domenica è suonata una nuova sveglia per la Große Koalition fra i cristiano-democratici (Cdu) della cancelliera Angela Merkel e gli alleati socialdemocratici (Spd) di Sigmar Gabriel. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento statale in Meclemburgo-Pomerania anteriore hanno infatti dato uno scossone a ciascuno dei due partiti: l’Spd ha perso 5 punti percentuali, confermandosi tuttavia con il 30% primo partito al Landtag di Schwerin, la capitale; la Cdu ha lasciato sul terreno “solo” 3 punti (scendendo al 19%) ma è scivolata al terzo posto: a spodestarla ha provveduto Alternative für Deutschland, il partito anti-immigrati che in un solo balzo ha conquistato il 21,4% dei consensi fra gli elettori del “MeckPomm” diventando il secondo partito a livello regionale. Un segnale molto pesante per Merkel per almeno tre motivi. Il primo: da almeno un anno AfD ha abbandonato la sua originale campagna per l’uscita della Germania dall’euro martellando invece la politica di accoglienza dei rifugiati mediorientali decisa dalla cancelliera ad agosto del 2015.
Nel giro di un anno la Repubblica federale ha accolto 1,2 milioni di profughi e nello stesso periodo il partito guidato dalla giovane Frauke Petry è cresciuto a grande velocità. Il secondo: per quanto marginale nell’economia della grande Germania, il piccolo e rurale Meclemburgo è il Land da dove Merkel viene eletta da anni al Bundestag; quella di ieri è stata dunque una sconfitta subita “in casa”. Il terzo: la vittoria a valanga di AfD sta ormai diventando la regola nelle elezioni statali; accreditato del 14% dei consensi a livello federale, il partito va particolarmente forte all’est. Qua AfD riesce a coagulare tanto i nuovi timori per l’arrivo di tanti rifugiati da Siria e Afghanistan nel giro di pochi mesi, quanto lo storico scontento degli ex cittadini della Ddr, rimasti indietro rispetto ai più ricchi tedeschi dell’ovest. Oltre alla Cdu, fra i grandi sconfitti c’è infatti la Linke: tradizionale baluardo delle proteste antisistema, il partito socialcomunista erede del regime crollato con il muro di Berlino perde ben sei punti percentuali.
Male vanno anche i Verdi che dall’8,7 scivolano al 5%, centrando per un soffio l’ingresso nel Parlamento statale. Peggio succede all’Npd: il partito neonazista precipita dal 6 al 2,4%, restando fuori dal Landtag. Il netto calo della Spd associato alle perdite subite da altri due partiti di sinistra, uno di centro e uno di estrema destra non fanno che confermare la capacità di Alternative für Deutschland di intercettare i voti in uscita trasversalmente a tutto lo schieramento. AfD è riuscita ad azzoppare la Linke e a corteggiare con successo il voto neonazista. La campagna incentrata sulla sicurezza e sul respingimento dei profughi ha dunque funzionato, diventando il principale tema di discussione anche in una regione dove gli arrivi sono stati nettamente inferiori rispetto al ricco sud-ovest tedesco e dove i problemi non mancano, a cominciare dallo spopolamento causato dalla strutturale scarsità di posti di lavoro.
I primi ad accorgersene sono stati i cristiano-democratici; ad urne ancora calde il loro uomo di punta a Schwerin, Lorenz Caffier, ha ammesso: «Ci siamo concentrati sul lavoro e della salute, ma siamo stati travolti dai temi al centro della politica federale». C’è adesso da aspettarsi che i dirigenti locali, partner di minoranza dei socialdemocratici in una grande coalizione a parti invertite rispetto a quella guidata da Merkel, presentino presto il conto alla cancelliera. Il risultato pesa anche a livello federale eppure è presto per capire se la cavalcata di AfD impedirà alla cancelliera di candidarsi per un quarto mandato. Le elezioni federali non sono lontane - i tedeschi voteranno ad autunno del 2017 - ma prima di allora altre consultazioni statali terranno Cdu e Spd con il fiato sospeso. Il 18 settembre i berlinesi rinnoveranno il loro Senato: secondo i sondaggi nella cosmopolita capitale tedesca AfD dovrebbe raccogliere “solo” il 14 per cento dei voti.
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