Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/09/2016, a pag. 33, con il titolo "Zahavi, l'uomo da 7 milioni: Israele ha il suo poster", la cronaca di Giulia Zonca; dalla REPUBBLICA, a pag. 37, con il titolo "Israele prepara lo sgambetto: 'Perché il vostro ct ci snobba?' ", il commento di Francesco Saverio Intorcia.
Oggi Israele è presente in tutte le cronache sportive, non solo di quotidiani specializzati. Fra i molti articoli, abbiamo scelto i seguenti:
LA STAMPA - Giulia Zonca: "Zahavi, l'uomo da 7 milioni: Israele ha il suo poster"
Eran Zahavi
L’uomo da 7 milioni di euro una volta vendeva paste fuori da uno stadio e oggi è la faccia dello sport israeliano.
Eran Zahavi è diventato capitano della nazionale ed è stato nominato ambasciatore di pace dall’ex presidente Shimon Peres, giusto una settimana fa. Merito di un contratto firmato quest’estate con il Guangzhou, in Cina, dove di solito puntano giocatori cresciuti con il calcio che conta e stavolta hanno cercato lui, uno fuori dalla mappa.
Passaggio al Palermo
I numeri sono da record come lo stipendio, ma è soprattutto il soprannome che rende Zahavi speciale e lo trasforma in poster. Lo chiamano «Who else?», come la pubblicità del caffè e con lo stesso intento perché chi altri può fare miracoli in una nazionale senza troppe stelle? Chi può segnare nei derby decisivi, chi può spingere il Maccabi Tel Aviv fino al girone di Champions, chi può attirare i cinesi dalla poco frequentata classifica israeliana? Lui, Zahavi che ha una collezione di momenti straordinari e una partita in sospeso che non riesce ad archiviare. E che oggi, da ambasciatore, deve superare.
Per ora ci mette la buona volontà e guida Israele in un gruppo definito «impossibile contro Italia e Spagna», eppure «chiave perché dobbiamo fare come l’Albania, esportare talenti e crescere. Il solo modo per riuscirci è farci vedere».
Zahavi ha 29 anni e si gode la maturità calcistica. A Palermo ha esordito con un gol contro il Cagliari nel 2011, prima partita in Italia e in rete dopo un minuto, il soprannome funzionava alla perfezione, la testa no. Troppo lontano da casa, certo, oggi i soldi lo hanno aiutato con un trasferimento radicale addirittura in un altro continente, ma sono passati cinque anni e un numero di gol che lo ha cambiato.
Un derby da archiviare
Quando arriva in Serie A è l’eroe dell’Hapoel, il campione capace di firmare la sfida più tesa (contro il Beitar Gerusalemme) di un campionato deciso all’ultimo giorno. E deciso da lui. Parte da idolo, premiato per la fatica fatta per arrivare fino a lì. Ha iniziato con un prestito al Ramat Hasharon, nel 2008, e con il doppio lavoro. Allenamenti al mattino, ambulante al pomeriggio. Far quadrare i conti non è semplice ma far tornare i sogni gli riesce benissimo.
Invece di godersi il momento d’oro se ne va, si infortuna e per riprendersi torna a casa. O quasi. Quando rientra è il Maccabi Tel Aviv che lo strapaga e c’è Jordi Cruyff in panchina che vuole proprio lui.
Ovviamente il giorno chiave diventa il derby contro gli ex, ma Maccabi-Hapoel non finisce mai. La gara viene sospesa per l’invasione di un esagitato che si scaglia contro Zahavi e gli fa perdere la testa. L’ultrà scalcia e il giocatore risponde fino a che l’arbitro non lo espelle. Proteste, petizioni, Zahavi pretende che il club si rifiuti di tornare in campo per opporsi a quel rosso. Mediazioni, scuse, interviste: la squalifica rimane, però il sostegno la alleggerisce.
Zahavi va avanti fino al record di gol dell’ultimo campionato, 35 gol e passaggio in Cina con riconoscimenti istituzionali. Il soprannome regge ancora, ma il gesto che accompagna i gol dovrà cambiare: i colpi di pistola non si addicono al ruolo di ambasciatore per la pace.
LA REPUBBLICA - Francesco Saverio Intorcia: "Israele prepara lo sgambetto: 'Perché il vostro ct ci snobba?' "
LO STADIO sembra un’enorme ciabatta d’oro e a bordo campo sedici ventilatori giganteschi rinfrescheranno i calciatori. È costato oltre 100 milioni di euro e porta il nome di Sammy Ofer, l’uomo più ricco di Israele scomparso nel 2011, che ha donato un quinto dei soldi necessari. Il cammino dell’Italia per la Russia comincia da qui, da Haifa, dove i 30mila biglietti sono stati venduti in due ore e i giornalisti locali sono furiosi con gli azzurri: «Perché Ventura arriva a 24 ore dalla partita, senza allenarsi su questo campo? Ci snobba». Incalzato, il ct Elisha Levy minimizza: «Non penso sia una mancanza di rispetto, ognuno prepara le gare come meglio crede. L’Italia non perde nelle qualificazioni da dieci anni, noi sappiamo come sorprenderli».
Israele ritrova gli azzurri in casa dopo 55 anni in cui ha vissuto gioie e tormenti. La coppa d’Asia vinta in casa nel ’64, il Mondiale ’70, la vittoria del ’93 sulla Francia che non andò a Usa ’94. Ma anche i guai politici, l’esclusione dalla confederazione asiatica, l’eterno peregrinare chiedendo ospitalità a Oceania ed Europa, fino all’affiliazione definitiva all’Uefa nel ’92. Oggi l’Ira, la federcalcio israeliana, conta mille squadre e 30mila tesserati, metà dei convocati di stasera gioca all’estero. La Ligat ha’Al, è nata nel ’99, vi partecipano 14 squadre e ha il 21% di stranieri. Da quest’anno è possibile tesserarne 6 per squadra, con il tetto dei 5 in campo, unica norma a tutela dei vivai. Nelle nazionali giovanili sono le società che suggeriscono direttamente ai ct la lista dei migliori. La leva triennale obbligatoria ritarda la maturazione dei 18enni e scoraggia i club europei: Ben Sahar fu preso a 14 anni dal Chelsea ma non è mai esploso, Nir Bitton è stato solo a un passo dal Manchester City.
La lega ha appena venduto i diritti dell’intero campionato a due network privati per una cifra record (circa 31,5 milioni), fino a ieri in tv passavano solo le partite più importanti, e questi incassi potrebbero favorire le piccole. L’anno scorso il titolo lo ha vinto, dopo 40 anni, l’Hapoel Be’er Sheva, spezzando l’egemonia del Maccabi Tel Aviv: sette anni fa era in B, ma è una sorpresa relativa, la presidente Alona Barkat è la moglie di uno dei più grandi imprenditori dell’hi-tech. I neocampioni hanno sfiorato l’accesso in Champions (2-0 al Celtic nei play-off, ma serviva un altro gol) e sfideranno l’Inter in Europa League. La stella è Eran Zahavi, ex rosanero, fino all’anno scorso guadagnava 1,2 milioni di euro, ora è andato in Cina e a Guangzhou ne prende 4. «A Palermo racconta - non ho giocato molto ma è stata un’esperienza che ha arricchito la mia carriera, ho capito l’importanza della tattica e dell’aggressività, quello che serve a noi». Negli altri casi, lo stipendio medio è di 400mila euro nelle big, 100mila nelle piccole. Il ct Elisha Levy, come Ventura, è alla seconda panchina, dopo il ko all’esordio con la Serbia a maggio in amichevole. È molto amato perché, raccontano, è rimasto un tipo semplice, porta la borsa al magazziniere e lascia aperta la porta del suo stanzino, dove i giocatori volentieri cercano riparo e consiglio. In carriera ha avuto per vice anche il fratello Elias. Alla vigilia dell’Italia ha interrotto la sessione video dopo mezzora: «Pensate a riposarvi, domani c’è una partita importante».
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