Riprendiamo da ITALIA OGGI, del 30/08/2016, a pag.16, con il titolo " Impallinata la strada dei mori " il commento di Roberto Giardina
Le parole che usiamo oggi non sono quelle di un tempo, la lingua nel suo insieme si è modificata con il passare dei secoli. E' giusto prenderne atto, rendersi conto che alcune, ad esempio, sono diventate impronunciabili, perchè offensive. Il pericolo, dietro a questo necessario e giusto cambiamento, sta nel trasformarlo in una ideologia. In questo caso avviene ciò che Roberto Giardina racconta nel suo articolo.
Roberto Giardina
Quasi al termine dell´estate, tra attentati e polemiche sul burkini, e sul burka, è una notizia secondaria, ma rivelatrice. A Berlino, un comitato si è fatto promotore di un´iniziativa per cambiare nome alla Mohrenstraße, la Strada dei Mori, e alla vicina omonima stazione dell´Ubahn, la metropolitana. La capitale deve cancellare i nomi di luoghi e persone che ricordano il periodo coloniale. Si propone di ribattezzare la via “Nelson Mandela Straße”, o dedicarla a Anton Wilhelm Amo (1703 -1753), che da schiavo in Ghana fu accolto in Germania e si laureò in filosofia all´Università di Jena. Alla protesta hanno partecipato un centinaio di persone, in gran parte giovani immigrati, insieme con parecchi berlinesi pronti a condividere l´azione nel rispetto del politically correct. Domenica prossima si vota nel vicino Mecklenburg-Vorpommern, la Pomerania Anteriore, dove in base ai sondaggi i populisti dell´AfD, l´Alternative für Deutschland, potrebbero scavalcare i cristianodemocratici. Un risultato pericoloso per Frau Angela, il cui indice di popolarità continua a scendere, siamo a quota 42, 14 punti in meno rispetto a luglio. La maggioranza dei tedeschi non approva la sua politica delle frontiere aperte, e lei per il momento rinvia la candidatura ufficiale per la Cancelleria. I suoi compagni di partito potrebbero approfittarne per farla fuori. Quindi, chi difende la Mohrenstraße è accusato di essere un complice dell´estrema destra. Secondo me, il rischio è maggiore se si cede, anche perché si tratta di un falso problema. Basterebbe una breve ricerca in internet per scoprire che la Via dei Mori non è un ricordo dell´éra coloniale, ma esattamente il contrario. La strada risale al 1706, e a quel tempo la Prussia non aveva alcun possedimento coloniale, né i ricchi prussiani mantenevano schiavi. Si cercava di stabilire rapporti commerciali con il Ghana, dove nacque Amo. Con la strada si intendeva rendere omaggio al partner africano. L´impero coloniale tedesco, come quello italiano, giunse in ritardo, buon ultimo, in Namibia, a partire dal 1884. Qui, è vero, vennero compiuti massacri, riconosciuti dalla Germania di oggi, ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la Mohrenstraße. Ai tempi del “muro”, ci andavo spesso perché qui c´era l´ufficio stampa della scomparsa DDR. E la stazione del metro era dedicata a Ernst Thälmann, il dirigente comunista ucciso dai nazisti nel 1944. Cambiò nome, nei primi tempi della riunificazione. E nel 1992, nessuno trovò disdicevole ritornare alla denominazione originaria. Nella Mohrenstraße si trovava la prima sede della fabbrica Sarotti che chiamò “Mohren” un suo cioccolatino. Ma per evitare le proteste, di recente ha cambiato nome alla storica specialità. Anche i Negerkuss, meringhe ricoperte di cioccolata, sono stati ribattezzati in Shokokuss, bacetti di cioccolata. I ristoranti non presentano più le Zigeunerschnitzel, le piccanti cotolette alla zingara. Zigeuner, non è un termine corretto, composto da Zug, movimento, Gauner, delinquente, come dire il mariolo che arriva e se ne va. Sono diventate schnitzel all´ungherese. Il razzismo non si elimina cambiando nome ai cioccolatini. Esagerare, come a Berlino, rivela che non si sa come affrontare il problema dell´integrazione dei profughi. E si cede a qualunque richiesta. Se proprio si vuol cambiar nome alla storica strada , avrei un´altra proposta. Nella sala del Presseamt della Germania comunista, il nove novembre del 1989, si svolse la storica conferenza che portò alla caduta del “muro”. Il portavoce del governo Günter Schabowski (scomparso lo scorso primo novembre) annunciò che i tedeschi dell´est si sarebbero potuti recare all´ovest, e poi tornare indietro. Il corrispondente dell´Ansa, Riccardo Ehrmann, italiano nonostante il nome, oggi vive in pensione a Madrid, chiese: “Vale anche per i berlinesi orientali?” Schabowski rispose di no, poi non so, infine si arrese “ja”, e il muro scomparve. Chiamiamola “Riccardostraße” e tutti saranno contenti, tranne i nostalgici della DDR.
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