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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.08.2016 La vera moschea di al Aqsa non è a Gerusalemme
Commento di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 agosto 2016
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «La vera moschea di al Aqsa non è a Gerusalemme»

La vera moschea di al Aqsa non è a Gerusalemme
Commento di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)


Con la pubblicazione di documenti originali si rivela e comprova che le pretese musulmane su Gerusalemme e la Moschea di al Aqsa sono basate su delle menzogne. Un proverbio dice che “i bugiardi hanno bisogno di avere una buona memoria.” Il ragionamento è chiaro: un bugiardo ha bisogno di ricordare le proprie menzogne e quelli a cui le ha raccontate, per a evitare di contraddirsi. Questa regola vale anche per questioni importanti. Per esempio, la santità di Gerusalemme secondo i musulmani sunniti è basata su un’interpretazione tarda e politica di un versetto coranico, mentre per i musulmani sciiti Gerusalemme è solo la terza città santa dopo La Mecca e Medina (oggi Najaf, città nel sud dell’Iraq) . Le prime fonti islamiche attestano che “la moschea di al Aqsa” ( letteralmente: ‘la moschea più lontana’), citata nel Corano una volta sola, era stata una delle due moschee situate nei pressi di Ji'irrana, un villaggio che sorge tra La Mecca e Taaf nella Penisola Araba (ora Arabia Saudita).

Una delle moschee era stata chiamata “al-Masjid al-Adna”, cioè “la moschea più vicina” e l’altra “al-Masjid al-Aqsa”, “la moschea più lontana”. Quando il Corano cita la moschea di al Aqsa durante il racconto del mitico viaggio notturno del Profeta Maometto, dalla “sacra moschea” della Mecca fino ad al Aqsa, cioè “ la moschea più lontana”, si riferisce alla moschea di Ji’irrana. Nel 682 d.C., cinquant’anni dopo la morte di Maometto, Abd Allah ibn al-Zubayr, l’uomo duro della Mecca, si era ribellato contro gli Omayyadi che governavano a Damasco e non avrebbe permesso loro di adempiere al pellegrinaggio alla Mecca (Haj). Dal momento che il pellegrinaggio è uno dei cinque precetti islamici basilari, gli Omayyadi furono costretti in alternativa a scegliere Gerusalemme. Per giustificare questa scelta, gli Omayyadi riscrissero la storia raccontata nel Corano, spostando la Moschea di al Aqsa a Gerusalemme, e aggiungendo, per di più, il mito del viaggio notturno di Maometto fino ad al Aqsa. Questo è il motivo per cui i sunniti ora considerano Gerusalemme la terza città santa. L’Islam sciita, spietatamente perseguitato dal califfato degli Omayyadi, non ha accettato la bufala della santa Gerusalemme, perché per gli sciiti la seconda città più santa è Najif in Iraq, dove è sepolto il fondatore sciita Ali bin Abi Talib.

Molti degli sciiti più anziani, iraniani e Hezbollah, hanno iniziato a chiamare ‘ Gerusalemme santa’ solo dopo la rivoluzione Khomeinista del 1979 , al solo fine di impedire che i sunniti li accusassero di essere condiscendenti nei confronti del sionismo. La prima menzogna, in questo caso, è l’affermazione falsa che la “moschea più lontana” è a Gerusalemme. A questa, se ne aggiunsero molte altre, ma la prevaricazione principale è la posizione esatta di questa cosiddetta moschea di al Aqsa, che fino a non molto tempo fa, era l’edificio con la cupola d’argento sul lato sud del Monte del Tempio. L’intera area del Monte del Tempio è nota come al-Haram al-Sharif , “il luogo sacro e nobile”, ma dopo la Guerra dei Sei Giorni ci fu un cambiamento, quando si fecero sentire le voci degli ebrei, in particolare quella del rabbino capo di Haifa, Rav She'er Yashuv HaCohen, che chiedevano l’istituzione di una sinagoga sul Monte del Tempio.


Subito dopo quella guerra, il rabbino capo dell’IDF, Shlomo Goren, aveva anche detto che avrebbe voluto celebrare eventi religiosi sul Monte del Tempio. Si riteneva che i musulmani non si sarebbero opposti, dal momento che al Aqsa sorgeva sull’estremità meridionale del complesso e la sinagoga non sarebbe stata nelle vicinanze. Invece i musulmani decisero di annunciare che l’al Aqsa menzionata nel Corano si riferisce non solo alla moschea sul lato sud del complesso, ma è il nome dell’intera area del Monte del Tempio, abbandonando il nome originale di al -Haram al-Sharif. Il mio collega, il professor Yitzchak Reiter, tratta a lungo questo tema nel suo libro del 2005 “Dalla Mecca a Gerusalemme e ritorno”. La ridenominazione del Monte del Tempio è chiaramente una fandonia, con due documenti che rivelano la verità, uno noto e uno meno noto. La fonte più conosciuta è un opuscolo, redatto nel 1924 da nientemeno che l’apertamente antisemita (e più tardi buon amico e alleato di Hitler) Mufti Haj Amin el Huseyni e ristampato molte volte negli anni successivi alla sua prima pubblicazione. Il Dr. Daniel Tassel di Lexington, Massachusetts, mi ha dato una copia originale stampata nel 1930, e di questa generosità gli sono molto grato.

Il titolo del libretto è “Una breve guida ad al-Haram al-Sharif – Gerusalemme”. Si noti che l’area non viene chiamata al Aqsa. La Moschea di al Aqsa compare come un capitolo nel libretto, dopo quello sulla Cupola della Roccia, la struttura con la cupola dorata al centro della spianata. E’ chiaro che per Haj Amin al-Huseyni, il Mufti di Gerusalemme, la moschea di al Aqsa è semplicemente l’edificio sul lato sud del complesso, perché questo è quello che è. Il meno noto dei due documenti è quello che ho fotocopiato di recente a casa del mio amico Chaim Steinberger a New York. Chaim ha una grande collezione di mappe della Terra d’Israele e mi ha mostrato una normale carta turistica giordana di Gerusalemme, eseguita nel 1965, due anni prima della Guerra dei Sei Giorni del 1967. A quel tempo, Gerusalemme Est era ancora occupata illegalmente dal Regno Hascemita di Giordania, mentre il mondo taceva e non pronunciava una parola contro questa occupazione totalmente illegale. La mappa è stata disegnata da un giordano di nome Abd al-Rahman Rassas che ha lavorato come topografo ufficiale ed era stato autorizzato dall’Autorità Hascemita del Turismo della Giordania. La mappa reca le parole: “ Raccomandata e approvata dall’Autorità turistica ufficiale giordana” (Vedi foto a fine articolo) Un attento esame della mappa mostra che nel 1965 il Monte del Tempio si chiamava ancora “al-Haram al-Sharif”, che era sul “monte Moriah”e che “la moschea di al Aqsa” era semplicemente un edificio sul lato sud di al-Haram al-Sharif. In altre parole, una trentina di anni prima dell’accordo di pace tra Israele e il Regno di Giordania, i giordani avevano identificato in al Aqsa nient’altro che un edificio sul lato sud di al-Haram al-Sharif, che a sua volta è costruito sul Monte Moriah.

I bugiardi dell’Islam decisero di “espandere” al Aqsa - la cui vera posizione è in realtà nel deserto arabo - fino a comprendere l’intera area del Monte del Tempio solo dopo che gli ebrei avevano liberato il Kotel nella Guerra dei Sei Giorni. Dopo tutto, gli ebrei avrebbero potuto costruire una sinagoga sul Monte del Tempio, sotto la direzione dei rabbini Goren e She'er Yashuv Hacohen. Lo sceicco Ikrima Sabr, Mufti di Gerusalemme tra il 1994 ed il 2006, in un discorso tenuto venerdì 4 gennaio 2002, ha detto le seguenti frasi (le mie aggiunte tra parentesi, MK): “ O voi musulmani (in tutto il mondo), quando parliamo della benedetta moschea di al Aqsa, intendiamo una moschea la cui area è di144 dunam (la dimensione di al-Haram al-Sharif nella sua interezza), compreso il Muro al-Buraq (il Muro occidentale), i passaggi, i corridoi, gli ingressi e le piazze, oltre alla parte che è coperta (l’edificio nella parte sud), la parte antica (sotto la parte coperta) e la Prima pietra (sotto la Cupola della Roccia), il posto di preghiera Marwani ( le scuderie di Salomone ), tutte queste cose, sono al Aqsa ... ".

Un’altra bugia, rivelata come tale dalla stessa carta, segue la scia di questa. Si tratta del sito dei sacri templi ebraici. Ho ascoltato un buon numero di sermoni del venerdì in arabo, che io purtroppo non ho registrato, tra cui alcuni in cui il predicatore ha sostenuto che al-Haykal al-Maz'oum – “il supposto Tempio (ebraico)” - non è mai stato a Gerusalemme. Un predicatore ha sostenuto che era sul monte Sinai e in un altro caso, il predicatore ha detto che era sul monte Gerizim vicino a Nablus, dove “i samaritani conservano le autentiche tradizioni ebraiche”.

La mappa giordana mette fine alle menzogne ​​di ognuno di questi oratori islamici. Ci si chiede perché la moschea di al Aqsa sia di tale importanza per i musulmani e perché le abbiano accordato tale risalto da farla diventare come uno dei principi fondamentali della loro fede. La risposta sta nel fatto che l’Islam si definisce come una religione che non è entrata nel mondo per vivere in pace con l’ebraismo e il cristianesimo, le religioni che lo hanno preceduto, ma come una religione universale che ha lo scopo di cancellarle e di conquistare il mondo. L’Islam considera se stesso “Din al-Haqq”, la vera religione, e il giudaismo e il cristianesimo come “Din al-Batil”, le false religioni. I musulmani temono che il ritorno del popolo ebraico alla propria terra, le città e il luogo dei loro templi, concederà all’ebraismo lo status di una vivace, attiva e vera religione, una minaccia teologica per l’esistenza stessa e la ragion d’essere dell’Islam.

Questo è il motivo per cui tutte le attività ebraiche sul Monte del Tempio, in particolare la preghiera ebraica, li fa infuriare, e faranno di tutto, compresa la diffusione di prevaricazioni e menzogne, per evitare che gli ebrei tornino ai luoghi da cui sono stati esiliati quasi 2000 anni fa. Questo è ciò che rende il conflitto su Gerusalemme la base di una lotta teologica la cui fonte è l’incapacità del mondo musulmano a riconoscere la storia e i diritti religiosi dei credenti non musulmani, che sono tutti candidati a scomparire, secondo l’Islam. Tutti gli altri aspetti del conflitto, quello nazionalistico, politico o giuridico, sono strati di mimetizzazione per nascondere la vera disputa, tra Israele e i suoi vicini, quella teologica. Oggi, con l’inizio di un ritorno a Sion, ci tornano in mente la distruzione dei Templi e la dispersione del nostro popolo tra le nazioni del mondo. Possiamo vedere con i nostri occhi che il ritorno del popolo ebraico alla sua terra, alla sua capitale e al sito dei sacri templi, è un anatema per molti e soprattutto per i nostri vicini musulmani. La domanda che si pone è se dobbiamo ancora convivere con le falsità musulmane riguardanti il ​​Monte del Tempio - dopo che siamo riusciti a liberare la nostra terra e la città capitale dall’occupazione islamica - o se dovremmo informarli di ciò che sanno bene, ma tentano di reprimere: ossia che i nostri antenati erano qui 3000 anni fa e che adoravano il Dio unico, mentre i loro antenati erano tribù pagane nel deserto saudita, che bevevano vino, seppellivano vive le loro figlie e adoravano idoli. Quando rispetteremo abbastanza noi stessi e il nostro patrimonio per tutelare i nostri diritti, ci rispetteranno e ci lasceranno in pace. Possa il popolo ebraico avere la fortuna di essere definitivamente in salvo

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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