Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/08/2016, a pag.2, con il titolo "Il libro dell'egiziano-tedesco Abdel Samad censurato in Francia per islamofobia", il commento di Mauro Zanon
Mauro Zanon
Abdel Samad
Parigi. Aveva acquisito i diritti per tradurlo in francese due anni fa, quando in Germania non era ancora conosciuto, c’era anche una data, il 16 settembre, ma la casa editrice Piranha ha fatto pochi giorni fa una brusca retromarcia. Non ci sarà nessuna traduzione francese di “Der islamische Faschismus: Eine Analyse”, bestseller di Hamed Abdel-Samad, politologo e scrittore egiziano con passaporto tedesco. Il suo nome in Germania è sulla bocca di tutti da quando ha pubblicato questo saggio virulento, dove avanza un parallelo tra l’ideologia fascista e l’ideologia islamista, partendo dalle radici del Corano, per poi raccontare da insider i Fratelli musulmani e analizzare la situazione odierna dell’islam. Ma nonostante il gran successo popolare, Piranha ha deciso di farsi da parte. Jean-Marc Loubet, patron della casa editrice, ha annunciato all’autore che la pubblicazione del suo libro è ora impensabile in Francia per ragioni di sicurezza, ma anche perché porterebbe “acqua al mulino dell’estrema destra”. Charles Péguy diceva che non bisogna soltanto dire ciò che si vede ma anche vedere ciò che si vede. E Abdel-Samad, figlio di un imam sunnita ed ex membro dei Fratelli musulmani, ha detto, visto e scritto tutto. Per le sue critiche nei confronti dell’islam vive sotto scorta, pendono su di lui una fatwa per eresia e le minacce di morte dei jihadisti, e ora è arrivata anche la censura in Francia. Il bavaglio imposto dalla casa editrice Piranha conferma il clima di soumission all’islam che vige oggi in terra francese. Mentre in Germania è stato pubblicato da un grande editore come Droemer Knaur, e in Inghilterra e Stati Uniti non ha trovato alcun ostracismo tale da impedirne l’uscita, in Francia è scattata la ghigliottina. Tira una brutta aria nel paese dei Lumi, perché non è più soltanto un “infrequentabile reazionario” à la Faye a essere isolato dal dibattito pubblico per le sue posizioni sulla religione maomettana, ma anche uno scrittore di primo piano come l’algerino Kamel Daoud a essere vittima di una fatwa laica sul Monde per un articolo severo sull’islam, e un intellettuale garbato come Mohamed Sifaoui a essere marchiato come “islamofobo” per aver denunciato la deriva islamista (senza dimenticare le acide polemiche attorno a “Penser l’islam” di Michel Onfray, prima pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie e soltanto successivamente in Francia, dopo una lunga trattativa con l’editore Grasset). “E’ l’inizio di un certo clima che potrebbe diffondersi in Francia e che mi spaventa”, ha detto Abdel-Samed al Point. “Amo a tal punto questo paese che non vorrei vederlo soccombere a un’autocensura (…) Sarebbe una catastrofe per la qualità del dibattito intellettuale. Chi, più di un editore, dovrebbe difendere questi dibattiti?”. Il direttore delle edizioni Piranha ha detto di non voler alimentare le polemiche con il suo autore. Ma la giustificazione di “portare acqua al mulino dell’estrema destra”, molto in voga negli ambienti benpensanti, ha fatto trasalire Abdel-Samad. “E’ l’argomento tipico del ricatto morale con cui devo confrontarmi continuamente. Sono un libero pensatore, che non incita alla violenza, che non stigmatizza i musulmani – al contrario li difende come esseri umani – ma che se la prende con un’ideologia che giudica violenta. In Germania, più di duecento anni dopo Kant e duecentotrent’anni dopo Voltaire, ho il diritto di pubblicare questi pensieri senza dover avere paura ed essere terrorizzato (…) Più saremo silenziosi, più avremo paura, e più gli islamisti saranno brutali, perché funzionano secondo questa logica: uccidere e spaventare”. Anche la stampa tedesca ha manifestato il suo sgomento per la decisione della casa editrice francese. “Questo libro è stato al centro di controversie in Germania e Abdel-Samad viene regolarmente accusato di islamofobia”, ma “su questo si può dibattere” ha scritto il settimanale Der Spiegel. “E’ per motivi come questi che libri come il suo esistono. Bisogna volere un dibattito”. Ma la Francia di oggi questo dibattito non lo vuole.
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