Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/08/2016, a pag.10, con il titolo "Francia, dilaga l'islamofobia", la cronaca di Pietro Del Re.
L'uso del verbo 'dilagare' nel titolo non è pertinente. Se la parola 'fobia' significa 'avere paura' di qualche cosa, ci sembra più che naturale averne dell'islam. Non ne hanno solo coloro che continuano a ignorarne il contenuto.
Ecco il pezzo:
Pietro Del Re
PARIGI-Moschee date alle fiamme o profanate con scritte blasfeme, musulmani aggrediti per strada, insulti contro gli imam: com’era accaduto per gli attacchi contro Charlie Hebdo e il Bataclan a gennaio e novembre, anche quelli di Nizza e di Saint-Etienne-du-Rouvray dello scorso luglio hanno scatenato in Francia una violenta ondata di atti islamofobici. Sabato scorso, i locali della moschea di Valence, nel sud est del Paese, sono stati distrutti da un incendio criminale appiccato da due uomini mascherati. Stessa cosa è accaduta a quella di Muret, vicino Tolosa, mentre quella di Bron, in provincia di Lione, è stata all’inizio di questa settimana imbrattata con la scritta «Fuori o morte». Quella di Bagnolet, in periferia di Parigi, è stata profanata sui suoi muri interni con lo slogan «Fuck Islam» dipinto di vernice rossa. Il 28 luglio scorso una testa di maiale è stata invece depositata nel cantiere della moschea di Béthune, in Normandia, e l’imam di quella di Tomblaine, in Lorena, ha ricevuto una busta contenente pezzi di lardo. A sentire le poche organizzazioni che cercano di registrare le violenze e gli abusi commessi in nome dell’islamofobia, è lunga la lista delle prevaricazioni subite in queste ultime settimane dai musulmani di Francia. A Rouen un nero che vestiva una djellaba è stato costretto a scendere dall’autobus sul quale viaggiava da uomini che l’hanno così minacciato: «Se non sparisci ti sgozziamo come fate voialtri con noi francesi». A Nizza una donna velata è stata fermata per la strada da un gruppo di giovani che le hanno strappato di mano la torta che portava con sé per poi sbatterla a terra dicendole che poteva trattarsi di una bomba. Ed ecco quanto è accaduto nella stessa città a una ragazzina di 14 anni: «Mia madre, musulmana, è stata uccisa sulla Promenade des Anglais. E un passante m’ha detto: “Meglio così, una di meno”». Già, perché delle 85 vittime di Nizza, 30 erano musulmani. Come lo sono molti degli autisti delle ambulanze che quella notte hanno soccorso e trasportato i feriti verso gli ospedali, dove questi sono stati operati e curati da altrettanti medici e infermieri musulmani. Vale ancora quanto ci disse qualche mese fa il franco-tunisino Hassen Chalghoumi, guida spirituale della moschea Al-Nour di Drancy, e presidente della Conferenza degli Imam di Francia: «Noi musulmani di Francia siamo ostaggi di due mostri: dell’integralismo che arruola i nostri figli e del razzismo anti-arabo». Nell’elenco di atti discriminatori nei loro confronti potrebbe rientrare anche la delibera municipale adottata da Michel Amiel, sindaco di sinistra di Pennes-Mirabeau, alle porte di Marsiglia, per vietare una festa all’Acquapark della regione il prossimo 10 settembre il cui ingresso è riservato soltanto alle donne e ai bambini di meno di 10 anni. Il sindaco sostiene che la manifestazione «può causare turbativa dell’ordine pubblico» perché sul manifesto si chiede di rispettare l’awra e dunque di non venire in bikini, ma in costume intero con il pareo o un paio di short. Pur essendo l’impianto interamente privato, e non ricevendo quindi nessuna sovvenzione pubblica, l’iniziativa ha già scatena roventi polemiche, ovviamente per il controverso dress code islamico richiesto dagli organizzatori, che una certa stampa ha subito definito con un filo di disprezzo “ burkini”. Reazioni indignate anche a destra. Dice la deputata Valérie Boyer dei Républicains, il partito di Sarkozy: «Accettare questa presunta moda, significa appoggiare il comunitarismo nel nostro Paese, ma è anche questione di dignità della donna, una questione di rispetto dei nostri principi fondamentali». Gli ha subito fatto eco il senatore del Fronte nationale, Stéphane Ravier, il quale vede nell’evento «la volontà degli integralisti di occupare il territorio francese ». Davanti a tanta intransigenza è intervenuta la senatrice del Ps, Samia Ghali, che sostiene: «Ma con quale diritto si vuole impedire alla gente di nuotare come vuole in un luogo privato?». Al momento, però, la prefettura di polizia di Marsiglia, che dice di seguire la vicenda molto da vicino, non ha ancora pronunciato nessun divieto per la contesa giornata all’Acquapark.
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