Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/08/2016, a pag. 3, l'editoriale "La liberissima stampa d'Israele".
Della libertà totale di cui gode la stampa israeliana è testimone la quantità di attacchi riservati di continuo al premier Benjamin Netanyahu. Non solo il paragone con il mondo arabo circostante è improponibile, ma anche quello con molti Paesi occidentali, tra cui l'Italia, dimostra che nello Stato ebraico la libertà di stampa è totale.
Una correzione: Israel Hayom, non si può definire il"più venduto quotidiano in Israele" perchè è gratuito. Viene diffuso nelle strade in appositi punti.
Ecco l'articolo:
Una volta è il successo strepitoso di Israel Hayom, il più venduto quotidiano israeliano di proprietà del magnate dei casinò americani Sheldon Adelson, finanziatore del primo ministro Benjamin Netanyahu e di tanti candidati repubblicani negli Stati Uniti. Un’altra volta è l’interim di Netanyahu come ministro della Comunicazione. Un’altra sono le nomine nei grandi media. Un’altra ancora è la riforma della tv pubblica israeliana, la Israel Broadcasting Authority. “Un’atmosfera di intimidazione ha iniziato a prendere piede in molte, se non nella maggior parte, delle redazioni del paese”, si legge adesso sul New York Times, che non perde mai un’occasione per demonizzare il premier israeliano. E non conta il fatto che un governo eletto voglia aprire il settore delle comunicazioni a una maggiore concorrenza. No, si tratta per forza di autocrazia in fieri. Netanyahu come Erdogan.
Benjamin Netanyahu
E’ una realtà inventata di sana pianta da una stampa conformista e asservita al pregiudizio. La libertà di parola sarebbe “schiacciata” da Bibi, mentre una vibrante, stampa libera continua ad attaccarlo senza timori e remore ogni giorno? Evidentemente le parole non hanno più alcun significato quando si tratta di Israele. La stampa in Israele è liberissima e agguerrita, scava nella vita del primo ministro (e di sua moglie Sara) alla ricerca di qualche spicciolo, mette sotto inchiesta i generali e riesce a farli dimettere, anima dibattiti infuocati sulla natura democratica del paese. Israele ha di gran lunga più giornali pro capite rispetto alla maggior parte delle democrazie occidentali e la sua stampa è più di sinistra rispetto a quella di tanti paesi europei.
Per capire questa vivacità incredibile, basta aprire il numero del weekend di Haaretz, il quotidiano dei fighetti della diaspora ebraica e di ormai pochissimi lettori israeliani della sinistra radicale: “Israel is an evil state”. Provassero a pubblicare un editoriale di questo tipo in qualsiasi stato che confina con Israele. Chiedessero a Can Dündar cosa gli è successo per molto meno in Turchia. Ciò che i media non perdoneranno mai a Netanyahu è aver surclassato alle urne per tre volte i loro beniamini progressisti.
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