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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.07.2016 La subdola disinformazione di Farian Sabahi per il regime degli ayatollah
I dissidenti iraniani in Italia la conoscono bene...

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 luglio 2016
Pagina: 15
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Non posso tornare in Iran, imprigionano le attiviste»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/07/2016, a pag. 15, con il titolo "Non posso tornare in Iran, imprigionano le attiviste", l'intervista di Farian Sabahi a Jamileh Kadivar, 52 anni, era stata deputata al tempo del presidente Khatami.

La tecnica di Farian Sabahi è ben nota a chi si occupa di informazione sul Medio Oriente e ai dissidenti persiani: presentare una parte della dissidenza accettata dal regime degli ayatollah in modo da far apparire l'Iran teocratico come non troppo liberticida. La realtà, però, è differente.

Farian Sabahi quando collaborava con La Stampa manipolò un'intervista a Abraham B. Yehoshua, il quale smentì con una lettera pubblicata sul quotidiano torinese. In quella circostanza Sabahi fu allontanata dalla Stampa.
Oggi collabora al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore - evidentemente gode di buone entrature - propagandando l'immagine di un Iran moderato che è lontanissima dalla realtà: un "Iran-washing" con cui cerca di ripulire il regime degli ayatollah dai crimini che quotidianamente compie.


Informazione Corretta
ha già denunciato più volte l'attività di Sabahi.
Per avere maggiori informazioni sul lavoro da lei svolto in Italia, è utile sentire l'opinione dell'opposizione iraniana in esilio nel nostro Paese.

Ecco l'articolo:

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Farian Sabahi


Questo è l'Iran

«Un anno dopo l’accordo sul nucleare, sono ottimista sul futuro dell’Iran». Jamileh Kadivar, 52 anni, era stata deputata nel fronte riformatore al tempo del presidente Khatami. Ci eravamo riviste a Torino nel 2009 ma, sulla scia della repressione dell’Onda Verde e dell’arresto del candidato alle presidenziali Mehdi Karroubi di cui era il braccio destro, non era potuta rientrare a Teheran e aveva scelto l’esilio. Ci incontriamo nella sua casa a Londra.

Il voto dei cittadini britannici per uscire dall’Europa avrà conseguenze per l’Iran? «Causerà problemi al Regno Unito e all’Europa, ma l’accordo nucleare con l’Iran non deve essere messo in dubbio».

In quale direzione va l’economia iraniana? «Poco alla volta migliora, all’orizzonte si intravedono gli investimenti europei perché — in una regione in fiamme -— l’Iran è l’unico Paese stabile, con un mercato importante per i prodotti occidentali».

Tra le promesse di Rohani c’era la liberazione dei leader dell’Onda Verde, agli arresti domiciliari da 5 anni e mezzo. Perché non ha mantenuto la promessa? «In campagna elettorale si fanno promesse che non sempre si riesce a mantenere. In ogni caso solo il leader supremo può liberarli, forse dopo le presidenziali del 2017».

Quali probabilità ha Rohani di essere rieletto? «È il migliore, tra i moderati e tra i conservatori. Vincerà».

In che situazione si trova Rafsanjani? L’arresto della figlia Faezeh e del figlio Mehdi nel 2012, accusati di propaganda sovversiva, lo hanno indebolito? «È abituato alle crisi. I suoi famigliari sono stati presi di mira, ma resta potente e può condizionare diversi gruppi e organizzazioni della Repubblica islamica».

Quanto potere resta nelle mani delle Guardie rivoluzionarie dopo l’accordo sul nucleare? «Sono sempre più potenti e amati perché difendono i confini minacciati da Daesh».

In Parlamento ci sono 17 deputate: che ne pensa? «Siamo la metà degli abitanti, tante sono laureate, lavoriamo quanto gli uomini: 17 deputate non possono rappresentarci in modo adeguato».

Quali sono gli ostacoli che le attiviste incontrano? «Vengono accusate di sedizione e finiscono in carcere. La politica iraniana è patriarcale e le istanze delle donne non vengono accettate perché si pensa debbano essere solo madri e mogli».

L’Iran ha una donna, Shirin Ebadi, insignita del Nobel per la Pace. Quanto è importante la sua azione ora che vive in esilio? «Rispetto la signora Ebadi. Era molto attiva quand’era in Iran. Gli attivisti si aspettano che lo sia altrettanto ora che vive all’estero».

La gioventù iraniana è molto attiva: fino a quando le autorità riusciranno a tenerla a freno ? «Sono ottimista, non solo per i giovani ma anche per la gente di mezza età e gli anziani. Malgrado i limiti delle autorità, tutti trovano il modo per aggirare i divieti».

Lei frequenta un master in Social media: quanto sono importanti? «Tutti li usano e questo torna utile all’opposizione: nelle ultime elezioni, Khatami era intervenuto su Telegram e le sue parole hanno avuto un impatto nel far confluire i voti verso i moderati».

Suo marito Mohajerani è stato ministro alla Cultura nel governo Khatami e in Iran siete molto amati: pensate di tornare e candidarvi? «Ne abbiamo avuto a sufficienza della politica. Se potessi tornare a Teheran preferirei rientrare come docente per trasferire le mie competenze ai giovani e dare loro gli strumenti per costruire un destino migliore».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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