Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/07/2016, a pag. 3, con il titolo "Dal Bangladesh alla piccola Hallel, il terrorismo islamico non ha ratio", l'analisi di Bret Stephens.
Bret Stephens
Hallel Yaffa Ariel
Il terrorismo islamista ha avuto alcune settimane di successi, con 49 americani uccisi a colpi di arma da fuoco a Orlando, 45 viaggiatori uccisi a Istanbul, 20 commensali macellati a Dacca e oltre 200 iracheni fatti esplodere a Baghdad. Oh, sono stati uccisi anche dei settler israeliani, ma loro non sono nella stessa categoria, vero?”. Bret Stephens, columnist del Wall Street Journal, ci ricorda nel suo editoriale di ieri che alcuni massacri provocati dal terrorismo islamico sono più uguali degli altri. “A novembre, dopo i massacri dello Stato islamico a Parigi, John Kerry ha offerto il suo parere su come alcune atrocità differiscano dalle altre”, scrive Stephens.
Riferendosi all’attacco del gennaio 2015 contro Charlie Hebdo, il segretario di stato americano disse che “c’era una specie di focus particolare e forse perfino una legittimità – non una legittimità, ma una ratio a cui ci si può attaccare per dire ok, erano molto arrabbiati per questo e quello”, mentre l’attacco di novembre contro il Bataclan era “completamente indiscriminato”. Per Stephens, i pensieri di Kerry tradivano una visione “secondo cui non tutto il terrorismo è simile, secondo cui alcuni atti di terrore hanno una ratio. Questo commento non è che una formulazione alternativa dell’idea per cui il terrorismo, come la guerra, è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Da qui a considerare alcuni atti di terrore come legittimi il passo è breve”.
“Questo mi porta al caso di Hallel Yaffe Ariel, la ragazzina israeliana di 13 anni che giovedì è stata accoltellata a morte nel sonno da un assalitore di 19 anni chiamato Mohammad Tra’ayra. E’ difficile immaginare un atto tanto malvagio o codardo quanto assassinare una bambina nel sonno. Ma Hallel viveva con la sua famiglia nella cittadina di Kiryat Arba in Cisgiordania, e questo faceva di lei un’abitante degli insediamenti, mentre Tra’ayra, che è stato ucciso sulla scena del delitto, veniva da un vicino villaggio palestinese.
Quello che è successo ad Hallel è successo a moltissimi settler, come a cinque membri della famiglia Fogel, massacrati nel loro letto nel 2011, o i tre adolescenti rapiti e uccisi da Hamas nel 2011, o il rabbino che è stato ucciso venerdì su una strada della Cisgiordania. Ma le loro morti sono considerate differenti da quelle di altre vittime del terrorismo, visto che loro erano ‘occupanti’ i cui crimini politici li rendevano complici della loro stessa tragedia. E’ così che buona parte dell’opinione pubblica ha a lungo trattato il terrorismo quando l’obiettivo è Israele. E’ razionale. E’ comprensibile, se non giustificabile. E’ un problema di Israele, è colpa sua, e non ci riguarda”. Stephens ricorda come per molti anni il governo turco di Recep Tayyip Erdogan abbia fatto “causa comune” con Hamas.
Erdogan si è incontrato con il leader di Hamas, Khaled Mashal, rifugiato in Turchia, perfino il giorno prima dell’attacco all’aeroporto di Istanbul. “Il popolo turco merita piena solidarietà per quell’atrocità, ma nessuna solidarietà va a un potentato che è stato solidale con i terroristi fintantoché colpivano Israele o altri obiettivi utili”. Lo stesso discorso vale per altri paesi vittime del terrorismo. “Il Pakistan ha fatto per lungo tempo il doppio gioco con i terroristi… L’ex ministro dell’Interno dell’Arabia saudita, il defunto principe Nayef, è stato a capo della commissione saudita che sosteneva l’intifada di al Aqsa, e che ha distribuito milioni alle ‘famiglie dei martiri’”.
Anche in Bangladesh, la premier Sheick Hasina giustificò l’omicidio del blogger laico Nazimuddin Samad dicendo: se qualcuno scrive qualcosa di brutto sulla mia religione, perché dovremmo tollerarlo?”. “E’ triste pensare che l’unico modo che il mondo ha per comprendere la verità del terrorismo è farne esperienza”, conclude Stephens. “Ma bisogna ricordare che il terrorismo non è la continuazione della politica con altri mezzi, anzi, è il suo contrario, e che l’omicidio di una settler di 13 anni non ha più razionalità di quello che lo Stato islamico ha fatto a Orlando, Istanbul e Dacca. Il terrorismo può essere sconfitto, ma solo dopo aver imparato questa lezione”.
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