Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/06/2016, a pag.22, con il titolo "E' arrivato il libro più pericoloso d'Europa", la recensione di Francesco Borgonovo al libro di Eric Zemmour " Il suicidio francese"(Damiani Ed.)
La cecità occidentale nei confronti dell'invasione islamica ha le sue regole, etichettare con la parola "islamofobia" qualunque fatto che denunci il pericolo islamico, libri, affermazioni, giornali ecc. senza operare nessuna distinzione, tutto va censurato con il timbro indelebile della parola "razzista".
Persino la parola 'terrorismo', cui andrebbe fatto seguire nel 100% dei casi l'aggettivo 'islamico', quest'ultimo viene oscurato e terrorismo viene scritto fra virgolette.
Qui non si tratta di sposare in toto le idee di Eric Zemmour, ma di segnalare quanto la sua analisi della società francese contenga molti punti di estremo interesse. I giornaloni italiani, così come gli editori italiani che contano non l'hanno pubblicato, ne ignoreranno l'uscita.
Facile previsione: tra non molti anni, coloro che oggi si stracciano le vesti contro l'islamofobia, grideranno in coro ' abbiamo sottovalutato il pericolo ', ma sarà troppo tardi.
Ecco l'articolo:
Francesco Borgonovo
Come siamo arrivati a questo punto? Cioè: come abbiamo fatto a ridurre l’Europa sull’orlo del suicidio, priva di un’animae diun’identità, torturata da una crisi prima culturale che economica? È a queste domande che rispondel’incendiario intellettuale Éric Zemmour nel bestseller Il suicidio francese.Dopo essere deflagrato Oltralpe un paio di anni fa e aver fatto accapponare la pelle ai buonisti di mezzo mondo, questovolume straordinarioarriva finalmente in Italia grazie all’editoreDamiani. Ilquale colma una lacuna enorme. Di Zemmour, infatti, da noi si è parlato diffusamente, soprattutto per raccontare le censure che ha subìto a causa delle sue posizioni sull’islam. Questo coraggioso e scorrettissimo scrittore prima siègiocatoilposto di lavoro, poi ha dovuto affrontare condanne per «istigazione all’odio nei confronti dei musulmani». Finora, però, polemiche giornalistiche a parte, noiitalianipoco abbiamo potuto leggere solo un libro da lui firmato, e cioè L’uomo maschio (Piemme), un ruvido pamphlet contro la «femminilizzazione» dell’Occidente. Il suicidio francese è il seguito naturale e molto approfondito di quelprimo saggio,e offre parecchio materiale su cui riflettere a tutti gli abitanti del Vecchio Continente. Oggi, scrive l’intellettuale francese, «la distruzione della famiglia occidentale è arrivata alla sua fase finale». E noi ritorniamo verso «un’umanità barbara, selvaggia e disumana». Abbiamo edificato «l’inferno in nome della libertà e dell’uguaglianza. L’inferno in nome della felicità. Pascal ci aveva avvertito: “Chi fa l’angelofala bestia”».Nell’Europa di oggi, continua, «si esalta il “vivere insieme” quando le comunità si separano. Si dichiara “guerra alla finanza” per sottomettervisi; si “moralizza il capitalismo” per salvare le banche; si “sgrassa il mammut in realtà ingrassandolo; siimpone la parità uomo-donna in politica quando è condizione di sudditanza nelmatrimonio». Come ci siamo ridotti così, dunque?Comemai siamomoribondi? Secondo Zemmour,la mazzata finale l’ha data il Sessantotto. Il Maggio francese ha provocato una rivoluzione che, se ha fallito sul piano politico, havinto alivello sociale.«Lo Statofu salvato,nonla Società», dice lo scrittore. «Nessuno se ne accorse. Da questa lacerazione costitutiva fra lo Stato, il Popolo e la Società sono nati l’accecamento e lo smarrimento propri del nostro Paese». E dell’Europa, aggiungiamo. «Il Maggio 68 non è riuscito a rovesciare il regime ma ha conquistato la Società a scapito del Popolo». Quello che inizialmente si presentò come un movimento libertario e popolare - antimarxista e antiborghese allo stesso tempo - ha finito per distruggere ogni forma di autorità e ha di fatto favorito le élite economiche e intellettuali. «La Francia uscita dal Maggio 1968 avrebbe suonato la rivincita degli oligarchi sul popolo, dell’internazionalismo sulle nazioni, dei nuovi feudatari sullo Stato, dei girondini sui giacobini, dei giudici sullalegge, dellafemminilità sulla virilità». Fu in quel momento che le istanze del capitalismo finanziario più sregolato sifusero con quelle della sinistra. I progressisti ci mettevano l’enfasi sui diritti civili, sulla difesa delle minoranze e sulla distruzione dell’autorità. La finanzaneapprofittava per sostenerel’abbattimento della sovranità degli Stati, per tagliare ogni lacciocheimbrigliasseilmercatoglobaleeper ridurregliindividuiatomizzatia sempliciconsumatori. «A poco a poco si verificò l’auspicata integrazione delle donne e della gioventù nel mercato, a prezzo di un’impazienza e di un’insoddisfazione perpetue. La ricerca della felicità divenne il grande affare di ognuno. Il padre ne fu il capro espiatorio», scrive Zemmour. E argomenta:«Sulpianoideologico,l’inedita supremazialibertaria preparavail terreno ailiberali. I movimenti femministi annunciavano la fine del patriarcato, l’assunto “è proibito proibire”, la morte del padre e di ogni autorità. L’influenza comunista sull’Educazione nazionale aveva convertito le care teste bionde cresciute negli anni Sessanta in un internazionalismo che negava le nazioni». Adesso,finalmente,questa rivoluzione giunge a compimento, e il comunismo si realizza con i mezzi del Grande Capitale. La cultura progressista haammazzato l’amor patrio, ha sgretolato la figura del padre e le gerarchie (leggersiimeravigliosi saggi di Claudio Risè in materia per capire che conseguenze ne siano derivate). Ha sbriciolato l’identità e reso ridicolo anche ilminimo accenno ai «valori». Sapete chineha tratto beneficio? Le élite economico-finanziarie. Quelle che impongono il «politicamente corretto» nato nelle università americane e si preoccupano cheleminoranze siano adeguatamente rappresentate nei film di Hollywood. Ma che, allo stesso tempo, non si fanno problemi a ridurre migliaia di risparmiatori alla canna del gas. E noi, poveri europei, di fronte quest’azione a tenaglia, siamo imbelli. «L’ora è arrivata», spiega Zemmour, «il Mercato si impadronirà senza fatica di questiuomini senza radici e senza cultura per farne dei semplici consumatori. Gli uomini d’affari sapranno utilizzare l’internazionalismo dei loro più accaniti oppositori per imporre la dominazione senza riserve del capitalismo senza frontiere».Èil suicidiofrancese, ma è anche il nostro: siamo zombie senza frontiere.