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Libero - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
10.06.2016 Hamas e Stato islamico, sempre più vicini
Analisi di Carlo Panella, Roberto Bongiorni

Testata:Libero - Il Sole 24 Ore
Autore: Carlo Panella - Roberto Bongiorni
Titolo: «Hamas adesso cambia marcia e copia l'Isis - Hamas è debole ma Israele deve rimanere vigile»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/06/2016, a pag. 13, con il titolo "Hamas adesso cambia marcia e copia l'Isis", l'analisi di Carlo Panella; dal SOLE 24 ORE, a pag. 25, con il titolo "Hamas è debole ma Israele deve rimanere vigile", l'analisi di Roberto Bongiorni.

LIBERO - Carlo Panella: "Hamas adesso cambia marcia e copia l'Isis"

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Carlo Panella

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L'attentato che ha fatto 4 vittime e 16 feriti in un viale di svago di Tel Aviv mercoledì notte è gravissimo per più ragioni. Non solo perché le vittime, tra i 32 e i 58 anni sono tutte civili. Non solo perché i palestinesi si sono messi a sparare ad alzo uomo in Harbaaa Street, nel Sarona Market, un viale fiancheggiato da locali, sempre frequentato da folle di famiglie, di donne e di bambini. Non solo perché le vittime sono state colpite a tradimento, in un momento di svago. Non solo perché è subito giunta la schifosa rivendicazione di Hamas, col leader Ismail Haniyeh che ha scritto suTwitter che gli autori dell'attentato sono «eroi». Non solo perché questo è il 191 vile attacco palestinese contro civili israeliani inermi dall'ottobre 2015, che porta a 36 le vittime (34 israeliani e 2 turisti) e a 339 i feriti. Ma anche perché le sue modalità indicano un salto di qualità tecnico nelle aggressioni assassine palestinesi. Infine, e soprattutto, perché è evidente che questa strage è il palese tentativo di Hamas di recuperare un prestigio ormai usurato dalla concorrenza dell'Isis sia a Gaza che in Cisgiordania.

Emerge una sensibile novità. Due settimane fa, Gilad Erdab, ministro della Public Security, intervistato da Libero, affermava che «gli assalitori di questa Intifada dei Coltelli non sono organizzati, sono il prodotto spontaneo di una incitazione all'assassinio degli ebrei che circola sulla Rete». Ma l'azione di Sarona Street non ha queste caratteristiche: è palesemente il frutto di una cellula organizzata, formata da terroristi freddi, professionali, per nulla votati al martirio, ben diversi dai fanatici che si gettano sulle loro vittime con un coltello alla ricerca della «bella morte».

Dunque, due militanti di una Hamas, che ha programmato a tavolino l'azione, spronata non solo dall'odio cieco contro gli ebrei (non contro gli israeliani, contro gli ebrei), ma anche dalla necessità di usurare la concorrenza che soffre da parte dell'Isis. Hamas, anche se appoggia miliziani legati all'Isis nel Sinai, subisce come contraccolpo il fatto che molti jhiadisti di Hamas lasciano le sue file e passano all'Isis - più crudele, più fanatica. Da qui, una gara sul terreno delle stragi.

IL SOLE 24 ORE - Roberto Bongiorni: "Hamas è debole ma Israele deve rimanere vigile"

Un articolo equilibrato su Israele sul Sole: non a caso, non è firmato da Ugo Tramballi, che soltanto ieri giustificava con i pretesti più insulsi il terrorismo palestinese, ma da Roberto Bongiorni.

Ecco l'articolo:

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Roberto Bongiorni

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Arabi palestinesi inneggiano allo Stato islamico

Il grave attentato rivendicato da Hamas, avvenuto mercoledì a Tel Aviv, insieme alla gravissima scia di attentati che l'anno scorso hanno colpito Gerusalemme e Tel Aviv, rappresenta una preoccupante escalation. Ma per quanto grave - nell'attacco sono rimaste uccise quattro persone - resta un problema interno, che il Governo di Gerusalemme sembra capace di gestire.

Oltreconfme, invece, è il caos. Israele assiste in Siria e in Iraq ad una feroce guerra per procura che ha coinvolto da una parte il blocco sciita-Hezbollah libanesi, Iran, il regime alawita di Bahsar al-Assad, appoggiato da una potenza del calibro della Russia - e dall'altro il gruppo delle monarchie del Golfo, in cui compare con un ruolo di primo piano anche la Turchia. II pericolo che l'incendio siriano possa divampare in Israele è ancora concreto. Eppure dopo quattro anni diguerra non è accaduto. Dalla sua frontiera nord-orientale sulle alture del Golan i militari israeliani possono vedere senza binocolo i soldati del regime siriano combattere contro i qaedisti di Jabat al-Nusra. Israele non si è mai schierata, almeno ufficialmente. Ben inteso. Ha sempre fatto sapere che, se colpita, risponderà. E così ha fatto quando, in alcune occasioni, tiri di mortaio lanciati dalla Siria sono caduti sul s uo territorio.

Ha peraltro ribadito di essere pronta a colpire chiunque cerchi di fornire armi al movimento libanese Hezbollah, il nemico più insidioso insieme all'Iran. Anche questa circostanza si è ripetuta provocando la reazione di Gerusalemme che non ha esitato a bombardare con i caccia convogli o basi sospette in territorio siriano. Ma la deterrenza del suo potente esercito sembra comunque funzionare. Sono diversi i fattori che contribuiscono a questo favorevole momento per Israele. La Siria del presidente Bashar al-Assad ha ben altro a cui pensare.

Per quanto osteggiato da Gerusalemme, l'accordo con l'Iran sul controverso dossier nucleare, sponsorizzato dagli Stati Uniti, ha comunque neutralizzato per almeno io anni il suo programma nucleare e l'incubo che possa dotarsi di un arsenale atomico. Passiamo al fronte interno: "II nemico in casa" - il movimento islamico Hamas - sta vivendo un momento di debolezza Con il partito palestinese Fatah, padrone della Cisgiordania, è nuovamente ai ferri corti. E finanziariamente è al collasso.

Hamas ha dunque poche frecce al suo arco. Senza contare che il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi si sta rivelando uno grande alleato di Israele contro Hamas, ed ha contribuito in modo decisivo al suo isolamento, distruggendo la ragnatela di tunnel che, nei periodi migliori rappresentavano il 90% del "Pil" made in Gaza è prevedibile che Hamas effettuerà altri attentati. Ma non ha le forza per imporsi. Se da una parte starebbe forgiando temporanee alleanze con cellule legate all'Isis presenti in Sinai, dall'altro teme l'espansione in casa propria dei jihadisti dello Stato Islamico, e la osteggia Israele sta vivendo un momento apparentemente favorevole. La sua economia ne sta beneficiando. Ma sa bene che deve restare vigile. Può accadere di tutto.

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