Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/06/2016, a pag. 13, con il titolo "La Merkel paga la pensione agli ex nazi", il commento di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Il simbolo della divisione di SS belghe
Erano i foreign fighters della Seconda guerra mondiale e combattevano con il Terzo Reich. Dalla fine del conflitto ricevono regolarmente un assegno pensionistico dalla Germania, che li considera cittadini tedeschi a tutti gli effetti. Perciò, di aprire gli archivi e svelame il numero e l'identità a una potenza straniera, non se ne parla nemmeno. Possono protestare finché vogliono, a Bruxelles. Denuncino pure lo scandalo, come fanno da anni Pie-ter Paul Baeten e Alvin De Coninck, del gruppo Mémoire, lo scandalo del silenzio tedesco e, parallelamente, della scarsa volontà del governo belga di far pressioni sulla cancelliera Angela Merkel.
Così, per ora, non si riesce a sapere neanche quanti siano effettivamente gli ex nazisti belgi ai quali viene riconosciuta l'indennità di servizio. Al lordo dei decessi, si calcola una cifra intorno ai 2.500, secondo le stime del 2012 che comprendono anche le vedove e gli eventuali aventi diritto i quali continuerebbero a percepire la pensione di reversibilità. Ma rimangono ipotesi, senza nessuna conferma dei conteggi da fonti ufficiali. Anzi, in risposta a un'interrogazione parlamentare del 2012, il governo tedesco si era limitato ad affermare che soltanto l'analisi di ogni singola posizione avrebbe potuto fare chiarezza sul numero totale di coloro che avevano servito la Germania in divisa, ma che le relative informazioni erano in possesso della autorità regionali.
Quanto ai collaboratori, avevano ammesso che 57 belgi hanno diritto al cosiddetto Bundesversorgungsgesetz, l'assegno di mantenimento, senza fornire ulteriori detta- Totale riserbo, ovviamente, anche sull'ammontare dell'assegno e la sua even-male rivalutazione. L'unica analogia possibile è quella con i volontari spagnoli che si unirono alla Wehrmacht nella campagna di Russia fra il 1941 e il 1943, ai quali Berlino paga 107mila euro all'anno. Nel novembre scorso, dalla risposta a un'interrogazione parlamentare presentata al Bundestag da Andrej Hunko, deputato di Die Linke, era emerso che si trattava di un totale di 50 persone, fra le quali si annoveravano quarantuno veterani della cosiddetta Division Azul, otto vedove e un orfano. In seguito a un accordo siglato nel 1962 fra l'ex caudillo spagnolo Francisco Franco Bahamonde e la Repubblica Federale Tedesca, fi vitalizio spettante a ogni combattente sarebbe di circa 20mila euro l'anno, in media. Se anche ai presunti 2.500 belgi che indossavano l'elmetto con la svastica fosse versato altrettanto, per le casse della Germania si tratterebbe di un esborso di ben 50 milioni di euro l'anno. Tutto esentasse, fra l'altro. Per una curiosa asimmetria fra persecutori e vittime, infatti, i redditi dei collaborazionisti sfuggono all'agenzia delle entrate belga, mentre altri sono soggetti a imposta. Ex detenuti dei campi di concentramento e deportati, per esempio, ricevono sì un risarcimento da Berlino, che tuttavia in quel caso si premura di trasmettere tutte le informazioni necessarie e richieste alle autorità di Bruxelles.
A distanza di 71 anni, il partito umanista belga individua «una difficoltà morale» nel pagamento da parte tedesca, oltre che «un'iniquità fiscale indecente» e annuncia la presentazione di un'interpellanza al ministro degli Esteri. Furono decine di migliaia i belgi che si erano arruolati nella divisione blindata delle SS Wallonie, al seguito del loro connazionale Léon Degrelle il quale, infamato dalla figura di Adolf Hitler, li aveva chiamati a raccolta per la battaglia finale. Dopo la sconfitta tedesca, l'autorità giudiziaria del Belgio aprì circa 500mila inchieste per tradimento, che si conclusero con la condanna di 30mila fiamminghi e 27mila fra valloni e brussellesi. Fra coloro che furono incarcerati, ma senza subire un processo, vi fu anche fi creatore del celebre fumetto Tintin, Hergé, al secolo Georges Prosper Remi. Si diceva che il suo personaggio fosse stato ispirato proprio dalla figura di Degrelle.
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