Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/05/2016, a pag. 3, l'editoriale "Il greggio dell'ayatollah arriva in Italia".
Non solo missioni diplomatiche, convenevoli e statue coperte. Il rapido scambio di visite di capi di stato e delegazioni fra Italia e Iran sta già mostrando i primi effetti concreti, con l’arrivo tra pochi giorni di un carico di greggio iraniano acquistato dall’azienda italiana Iplom e trasportato dalla nave petroliera “Poetic” battente bandiera greca (che ieri navigava al largo delle coste egiziane). Altri acquistati da Saras ed Eni seguiranno presto. Quello in arrivo è il secondo carico di greggio dell’èra post sanzioni diretto verso un paese europeo (la prima volta in Spagna), riconfermando ancora una volta come l’Italia si sia voluta porre in prima linea tra i paesi occidentali nell’accogliere il rientro dell’Iran all’interno del sistema internazionale, soprattutto a livello economico.
L’economia iraniana, a sei mesi dalla fine ufficiale delle sanzioni, stenta però a decollare. E non sono una gran consolazione i primi carichi di greggio che partono per i mercati stranieri, venduti spesso sottocosto per riconquistare quote di mercato. Carichi che spesso provengono dalle enormi scorte accumulate negli anni di blocco delle vendite. Una volta esaurite le scorte, Teheran dovrà rimettere in moto a pieno regime i propri pozzi, che molti temono danneggiati dai molti anni di blocco di ricambi, riparazioni e rinnovamento. Un rinnovamento che, come tutto il resto nell’economia iraniana, ha bisogno di investimenti che sarebbero dovuti arrivare dopo la riammissione di buona parte delle banche iraniane nel circuito finanziario internazionale, che prosegue a rilento. Il motivo è che il processo di riammissione ha molti nemici: una lista lunga, che ha in cima gli stessi Stati Uniti.
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