Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/05/2016, a pag. 3, l'editoriale "L'insospettabile felicità di Israele".
Come è possibile che in tutte le classifiche internazionali il popolo israeliano sia uno dei più felici del mondo? Israele è quinto tra i paesi Ocse per soddisfazione dello stile di vita, davanti a Inghilterra e Stati Uniti (l’Italia è indietro anni luce), undicesimo nel World Happiness Report dell’Onu. Né i dati economici, che pure sono eccellenti, né quelli sulla sicurezza personale – che riflettono la situazione che tristemente tutti conosciamo, in cui i cittadini israeliani sono assediati in casa loro, devono guardarsi quotidianamente da attacchi e attentati in patria e dall’odio dei vicini all’estero – giustificano questo tasso di felicità altissimo. Perché un paese assediato, pugnalato e spesso maltrattato nelle sedi internazionali – si pensi al flusso continuo di risoluzioni contrarie proveniente dalle sale dell’Onu – è tra i più felici del mondo?
Secondo Avinoam Bar-Yosef del Jewish People Policy Institute, che ne ha scritto sul Wall Street Journal, la felicità insospettabile di Israele risiede in dati non considerati dai sondaggi. Per esempio l’idea, rivelata in alcune indagini proprio dell’organizzazione di Bar-Yosef, che la nazionalità israeliana è un tratto importante per l’identità di oltre l’80 per cento dei cittadini, così come lo sono la cultura e la tradizione ebraiche. Israele è uno stato costruito “contro tutti gli ostacoli” e con una precisa raison d’être, e questo dà un senso di scopo e di orgoglio ai suoi cittadini che non esiste altrove nel mondo civilizzato. E’ una sfaccettatura in più dell’eccezionalismo di Israele, terra di democrazia, sviluppo e sì, anche di felicità, in quel calderone sempre più pericoloso che ormai è diventato il medio oriente a tendenza islamista.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante