Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 10/05/2016, a pag. 2, l'articolo "Israele non vuole l'escalation".
Per una volta L'Osservatore Romano non opera l'usuale inversione causa-effetto dei fatti e cita quanto accaduto nella Striscia di Gaza nel corretto ordine: il lancio di missili da parte di Hamas e, in un secondo momento soltanto, la risposta israeliana. La terminologia impiegata è però tutt'altro che neutra: "ripetuti lanci di razzi da parte di gruppi attivi nel territorio palestinese controllato da Hamas e le rappresaglie israeliane" lascia pensare che il lancio di missili da parte dei terroristi sia frutto di iniziative di gruppi isolati, mentre per Israele si utilizza il termine "rappresaglia".
Ecco l'articolo:
Israele «non vuole una nuova escalation di violenza nella Striscia di Gaza», ma agirà «se serve per mantenere la sicurezza». Lo ha assicurato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo alcuni giorni di alta tensione. «Continueremo a fare quanto necessario per combattere la minaccia dei tunnel segreti» ha aggiunto il premier, alludendo alle gallerie scavate — secondo Israele — da alcuni gruppi palestinesi per il traffico di armi. Come detto, nei giorni scorsi la situazione tra Israele e la Striscia di Gaza è tornata a farsi molto alta, con ripetuti lanci di razzi da parte di gruppi attivi nel territorio palestinese controllato da Hamas e le rappresaglie israeliane. Queste ultime hanno interessato in particolare il sud della Striscia.
Terroristi all'opera nella Striscia di Gaza
L'ultimo scambio di colpi è avvenuto ieri: l'aviazione israeliana ha bombardato due postazioni legate ad Hamas in risposta a un precedente lancio di razzi. Nessuna vittima segnalata; stando all'esercito israeliano, sarebbero state distrutte diverse strutture di Hamas. L'attacco ha segnato il quarto giorno consecutivo di recrudescenza della violenza tra i due territori che, nel 2014, furono contrapposti da un conflitto durato 54 giorni e che causò la morte di 2.251 palestinesi, in gran parte civili, e anche di 73 israeliani, tra i quali 76 soldati. L'offensiva causò — come hanno sottolineato molti analisti — un brusco rallentamento nelle trattative israelo-palestinesi fino a portare al completo stallo.
E proprio sul conflitto del 2014, in questi giorni, il controllore di Stato israeliano, Joseph Shapira, ha pubblicato un rapporto che solleva dei dubbi sul comportamento del Governo israeliano (alla guida c'era sempre Netanyahu) durante l'offensiva. Il rapporto — stando a quanto ne riportano i media israeliani che hanno potuto visionario — «è molto peggio del rapporto Winograd che analizzò gli sbagli compiuti durante il secondo conflitto in Libano» nel 2006. L'ufficio di Netanyahu ha già espresso una posizione molto critica nei confronti del documento, mettendo apertamente in discussione le capacità di analisi di Shapira.
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