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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
19.04.2016 Gerusalemme, bomba sul bus: è lo stesso terrore di Parigi e Bruxelles, chi lo nega è complice
Cronaca di Giordano Stabile, editoriale del Foglio

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Dai coltelli alla bomba sul bus, terrore a Gerusalemme - Dopo Bruxelles, terrore a Gerusalemme»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/04/2016, a pag. 12, con il titolo "Dai coltelli alla bomba sul bus, terrore a Gerusalemme", la cronaca di Giordano Stabile; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Dopo Bruxelles, terrore a Gerusalemme".

Ecco gli articoli:

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La scena dell'attentato con i due autobus in fiamme

LA STAMPA - Giordano Stabile: "Dai coltelli alla bomba sul bus, terrore a Gerusalemme"

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Giordano Stabile

Una bomba ha colpito ieri pomeriggio un autobus alla periferia di Gerusalemme. L’attacco terroristico segna un salto di qualità nelle violenze che dallo scorso ottobre investono Israele. Dalla «Intifada dei coltelli» si passa agli esplosivi, e torna l’incubo degli attentati in serie sui mezzi pubblici che fecero strage dagli anni Novanta fino al 2005.
L’attacco è avvenuto ieri alle 17 e 45 a Derech Hebron, un’aerea a Sud-Ovest della città, vicino al confine con la Cisgiordania. L’esplosione ha investito la parte posteriore di un mezzo carico di passeggeri, lo ha incendiato e ha danneggiato anche un altro autobus vuoto che lo seguiva e una macchina lì vicino. La pista terroristica è stata prima evocata, poi smentita e infine confermata dal sindaco di Gerusalemme Nir Barkat e in seguito dalla polizia.

Un kamikaze?
Sedici passeggeri sono stati feriti, due in modo molto grave. C’è anche il sospetto che uno dei feriti sia in realtà l’attentatore, ma non ci sono conferme. La polizia ieri sera stava ancora cercando di identificarlo. Il timore che si tratti di un kamikaze nasce dal fatto che lo scorso 8 febbraio Hamas ha diffuso un video musicale online in cui incitava i militanti ad attacchi suicidi proprio sugli autobus.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di prendere i responsabili e i mandanti dell’attentato: «Prenderemo gli autori e chi li sostiene, chi è dietro di loro pagherà», ha detto il premier subito dopo la conferma della pista terroristica.

I precedenti
Era dal 23 marzo 2011, quando un ordigno lasciato a una fermata dell’autobus 14 uccise una donna e ferì gravemente altre cinque persone, che non si registravano più attacchi di questo tipo a Gerusalemme.
Negli anni Novanta e fino al 2005, invece, gli attentati sugli autobus avevano fatto decine e decine di vittime. La strage più grave fu quella del 25 febbraio 1996, sull’autobus numero 18, 26 morti, replicato poi il 3 marzo dello stesso anno lungo la strada per Giaffa, altre 19 vittime.
Gli attacchi ai mezzi pubblici sono stati anche uno dei motivi che hanno spinto Israele a costruire la Barriera di protezione, o Muro, attorno a Gerusalemme. Dal 2005 gli attentati di questo tipo sono praticamente cessati. Ora però torna la paura.

IL FOGLIO: "Dopo Bruxelles, terrore a Gerusalemme"

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A Gerusalemme sono tornate immagini tristemente familiari: un autobus in fiamme, sventrato da un’esplosione, i feriti riversi per strada, alcuni gravissimi. E’ successo a Talpiot, nella parte orientale della capitale di Israele, con un mezzo fatto saltare in aria da una bomba portata a bordo, stando alla polizia israeliana, forse dallo stesso terrorista suicida. L’attentato arriva dopo settimane di relativa calma, in cui la “Terza Intifada” sembrava entrata in sonno. Ma l’intelligence israeliana aveva avvertito: il terrorismo palestinese, di cui si deve ancora accertare il mandante per questo nuovo attentato a Gerusalemme, proverà a rialzare la testa e a colpire in occasione della Pasqua ebraica. Un mese dopo l’attentato all’aeroporto e quello alla metropolitana di Bruxelles, viene colpito un autobus a Gerusalemme. E’ lo stesso terrorismo islamista, ma l’Europa non lo considera tale, imputandone le cause alle politiche israeliane. Ieri, dalla ben ordinata Svezia, è arrivata la notizia delle dimissioni di un ministro socialdemocratico, Mehmet Kaplan, che aveva paragonato lo stato ebraico al nazismo. Con Israele siamo sempre alle solite: le sue vittime hanno il sangue di un altro colore, le bombe contro gli ebrei non fanno rumore, la conta dei suoi morti e feriti non accende le redazioni dei giornali, almeno fino a quando Gerusalemme non risponde all’attacco e l’Europa ne condanna la “rappresaglia”. Questa falsa equivalenza morale è oggi uno strumento, forse il più sinuoso ed efficace, per demonizzare e combattere Israele. Forse persino più delle bombe.

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