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La Repubblica Rassegna Stampa
18.04.2016 L'invenzione del 'caso Nirenstein'
Commenti di Angelo Pezzana, Riccardo Pacifici, cronache di Fabio Scuto, Jerusalem Post

Testata: La Repubblica
Data: 18 aprile 2016
Pagina: 19
Autore: Fabio Scuto - Angelo Pezzana - Riccardo Pacifici
Titolo: «'Scontro Italia-Israele sulla Nirenstein'. Palazzo Chigi: 'Falso'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/04/2016, a pag. 19, con il titolo " 'Scontro Italia-Israele sulla Nirenstein'. Palazzo Chigi: 'Falso' ", la cronaca di Fabio Scuto, preceduta dal commento di Angelo Pezzana. Segue l'intervento di Riccardo Pacifici e il testo di un articolo pubblicato in inglese dal Jerusalem Post.

Ecco gli articoli:

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Fiamma Nirenstein

Il commento di Angelo Pezzana

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Angelo Pezzana; Matteo Renzi con Benjamin Netanyahu

La bufala di Haaretz secondo cui Matteo Renzi avrebbe chiesto a Bibi Netanyahu di riconsiderare la nomina di Fiamma Nirenstein a ambasciatrice d'Israele a Roma non ha avuto eco sulla stampa italiana, o è stata ignorata o ha avuto poche righe, contenenti la netta smentita di palazzo Chigi. Renzi non ha mai nemmeno pensato quanto gli è stato attribuito. Due eccezioni: Libero, con un articolo disinformato nel titolo e nel contenuto, ha preso per vera la bufala di Haaretz, mentre Repubblica, con un lungo servizio di Fabio Scuto ha sposato in pieno la ricostruzione di Haaretz, aggiungendo vecchie polemiche di quando Nirenstein ricevette la nomina lo scorso anno.

Ieri IC ha denunciato immediatamente i motivi per cui Haaretz aveva deciso di usare un inventato "caso Nirenstein": in funzione anti-Netanyahu, con un 'aiutino' di provenienza romana, dove l'attività apertamente pro-Israele di Fiamma non ha mai avuto il plauso di una parte della dirigenza ebraica nazionale. Fiamma non ha mai avuto la "ghetto-mentality", un peccato che alcuni non le hanno mai perdonato. Ieri abbiamo anche pubblicato la lettera di Riccardo Pacifici, molto critica nei confronti dell'Ucei, la ripubblichiamo oggi, un documento chiaro e onesto su come ebrei e sionisti dovrebbero comportarsi per non essere criticati.
Rimandiamo anche alla Cartolina di Ugo Volli sullo stesso argomento uscita ieri su IC.
Da parte nostra continueremo sulla strada che percorriamo da 15 anni, senza dare retta a chi ci vorrebbe più tranquilli, rispettosi delle parole d'ordine che vengono da "direttorini" di mensili ebraici o da qualche rabbino che non ha in simpatia l'ebrea più coraggiosa che ci sia in Italia.

LA REPUBBLICA - Fabio Scuto: " 'Scontro Italia-Israele sulla Nirenstein'. Palazzo Chigi: 'Falso' "

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Fabio Scuto

«Il premier Matteo Renzi ha trasmesso un messaggio discreto al suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu sei settimane fa, proponendo di riconsiderare la nomina dell’ex deputato Fiamma Nirenstein come prossimo ambasciatore israeliano a Roma». Per la seconda volta in meno di un anno il quotidiano liberal Haaretz torna in maniera molto critica sulla decisione del premier israeliano, ma la sua versione stavolta riceve una secca smentita da Palazzo Chigi a Roma. L’ufficio di Renzi ha negato la ricostruzione: «Fonti di Palazzo Chigi smentiscono la ricostruzione offerta ieri in prima da Haaretz sul presidente del Consiglio e il premier israeliano Netanyahu a proposito di Fiamma Nirenstein».

Il giornale — che anche nell’edizione on-line ha mantenuto la sua versione senza accettare la smentita — scrive che né Renzi né il ministero degli Esteri italiano «intendono creare una crisi sul caso» e che comunque Netanyahu non ha cambiato idea sulla designazione dell’ex deputata di Forza Italia che preferisce non commentare. Fra l’altro il premier israeliano — che mantiene nelle sue mani l’interim degli Esteri — non vorrebbe ripetere l’esperienza di vedersi bocciare un altro ambasciatore di sua nomina diretta. Netanyahu si è già visto respingere dal Brasile di Dilma Rousseff la nomina ad ambasciatore di Dany Dayan, un leader del movimento dei coloni in Cisgiordania.

L’iniziativa italiana — secondo la fonte citata da Haaretz — nascerebbe dai «problemi che potrebbero sorgere» con la nomina di Fiamma Nirenstein e si ricordano sia l’inopportunità segnalata dalla comunità ebraica italiana sia «l’opposizione del ministero degli Esteri e di quello della Difesa» per gli «apparenti conflitti di interesse» per il fatto che Nirenstein è stata parlamentare e «ora servirebbe come ambasciatore di un altro paese». Anche in questa carica fra l’altro «continuerebbe a ricevere un salario dal governo» italiano ed «è al corrente di segreti di Stato e suo figlio lavora nell’intelligence italiana». «Fatti» — scrive il giornale — «che hanno suscitato obiezioni da parte della Difesa italiana».

Il messaggio di Renzi, scrive Barak Ravid autore dell’insider, sarebbe stato trasmesso ad uno consiglieri di Netanyahu e diceva: «Potrebbe essere prudente considerare di nominare qualcun altro come ambasciatore di Israele a Roma». Non appare però che Netanyahu abbia comunque raccolto il “suggerimento” italiano visto che la designazione del premier è stata approvata la scorsa settimana dalla “Civil Service Commission”, un ulteriore passaggio presso un’altra Speciale Commissione e poi la nomina dovrebbe andare in gabinetto per il varo definitivo. Ma anche nel ministero degli Esteri israeliano la designazione di Netanyahu ha suscitato molte perplessità, perché il candidato di Netanyahu è residente solo da tre anni in Israele.

Commento di Riccardo Pacifici

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Riccardo Pacifici

Con un infame editoriale su Pagine Ebraiche del suo direttore a proposito della trasmissione su Rai 3 L'Erba dei Vicini, si è toccato il fondo. Non so a chi si riferisse il direttore del dipartimento comunicazione dell'Ucei (non è solo il direttore di PE e di Moked) ma citare fatti senza assumersi la responsabilità di mettere i nomi ed i cognomi è un metodo che evoca intimidazioni mafiose. Se poi a questo ci si permette di citare e denigrare chi opera nell'Asbarà, ovvero nella difesa d'israele con mezzi professionali seppur senza mezzi economici che invece sono a disposizione senza alcun limite a questo direttore con i soldi della collettività ebraica italiana, allora abbiamo toccato il fondo. Forse a certi signori che oggi dirigono ebraismo italiano ed in diversi ruoli , non è chiaro che cosa bolle in pentola. Stiamo camminando su dei carboni ardenti ed il dramma non è solo la crisi economica bensì una forte precarietà che vede in pericolo di vita tutti gli ebrei in ogni angolo d'Europa, forse ad oggi eccezion fatta per l'Italia. Siamo di fronte ad una rivoluzione culturale , demografica e bellica, lì dove il Terrorismo globale ha deciso in maniera chiara quale è il modello che si vuole imporre alla nostra cara Europa unita. Ovvero una Europa "Juden Frei", senza ebrei. Schiacciati da una parte dal fondamentalismo islamico fanatico ed oggi terroristico ma anche dalle forze xenofobe razziste ed antisemite che avanzano politicamente con numeri a due cifre percentuali ovunque. Invece di utilizzare i mezzi comunicazione per portare soluzioni , spiegare il momento storico soprattutto e mettere in salvo gli ebrei in pericolo, si fanno liti da condominio che ci porteranno solo disastri e tragedie . Gli esibizionisti che cita questi signore nel suo perverso editoriale sono coloro che si stanno scannando per succedere alla presidenza di Renzo Gattegna e fanno giochi di ogni genere per impedire ad altri legittime aspirazioni . Per questo , schifato e disgustato , sono felice aver deciso di non presentarmi alle prossime elezioni UCEI. Le priorità sono altre e si può e si deve lavorare per il mondo ebraico e per Israele in ambienti più sani e genuini in cui il senso di responsabilità riporti al baricentro la discussione costruttiva ai problemi seri e la capacità di portare a delle soluzioni che gli ebrei in Italia ed in Europa si aspettano. Gli "gnomi di professione" tornino a dirigere il "corriere dei piccoli", se ci riescono.

L'articolo in inglese del Jerusalem Post (qui l'originale)

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Last week’s announcement that Fiamma Nirenstein was being appointed Israeli ambassador to Italy made waves on both sides of the Mediterranean. Nobody is better suited than Nirenstein for this role – particularly in the wake of the signing of the P5+1 agreement with Iran – due to her proven ability to create bipartisan support for Israel. Prime Minister Benjamin Netanyahu ought to be lauded for recognizing this fact and acting on it. No wonder the Left is not pleased. But because Nirenstein’s knowledge of international affairs and experience in the political/diplomatic sphere are as vast as they are solid, what the media came up with to cast aspersions on her appointment was to call her loyalty into question. More specifically, it was to suggest that Italian Jews fear they will be accused of dual loyalty if Nirenstein takes up the post.

“Dual loyalty” is an anti-Semitic term applied to Diaspora Jews whose support for Israel is unwavering to the point of not being critical enough to satisfy detractors. The Obama administration is now insinuating this charge against any Jewish Americans who oppose the nuclear deal – as though Israel’s endangerment is the only hitch in the otherwise acceptable agreement, and the sole cause of a potential congressional rejection of it. If Nirenstein were not the target of such vile tactics right now, she would be the perfect person to explain its roots and warn against its deeper meaning – something she has done throughout her career as a journalist, academic, author and politician. Indeed, during the many years of our close friendship and professional association, she has been a source of endless enlightenment about the resurgence of post-World War II anti-Semitism in Europe, global terrorism and the link between them.

To get a better grasp of who she is and what is behind the attempt to discredit her, a bit of background is in order. She is the daughter of the late Aharon “Nir” Nirenstein, a Holocaust historian and long-time Al Hamishmar correspondent – who came to Palestine in 1936 from Poland, and went to Italy in 1945 with the British army’s Jewish Brigade – and Corriere della Sera journalist Wanda Lattes. Raised in a Zionist household, Nirenstein was an ardent communist in her youth. She describes that period as one in which she got caught up in the “mental corruption that caused my generation to attribute the world’s ills to capitalist imperialism.” Her political shift began in the 1960s, in response to the radical climate that was enveloping Europe and America. “You cannot run away from reality indefinitely,” Nirenstein said, in a 2007 interview I conducted with her for The Jerusalem Post. “Ultimately, you have to know what’s right in terms of values, and be courageous about standing up for them.”

The peg for the interview was one of her many best-selling books, Israele Siamo Noi – “Israel Is Us” – an appeal to Europeans to emulate Israeli democracy, and to understand, as she put it, that “Israel is the avant-garde of the West.” Nirenstein ended up in Israel in the late 1980s, where she worked for the next 20 years as a foreign correspondent, dividing her time between Rome and her home in Jerusalem, with her Israeli husband, Ofer Eshed, a TV news videographer. In 2008, she was elected to the Italian parliament under the government of Silvio Berlusconi, and served as the deputy chairman of the Foreign Affairs Committee. When her term was up in 2013, she returned to Israel, this time as a new immigrant. She has never concealed her passion for Israel, a country she says is “filled with heroes.”

And human rights. And the ability to retain its democratic principles even while forced, repeatedly, to go to war. Conveying this message is precisely what an Israeli envoy abroad should be doing. One who speaks the language and knows the culture of the country to which he is dispatched makes such a mission even more effective. The only thing remotely problematic about Nirenstein’s appointment, then, lies in the irony that her recent official immigration to Israel is accompanied by returning to Italy for the next few years. Now she will do so after relinquishing her Italian citizenship, however, as is required of Israeli diplomats born elsewhere.

If the Jewish community in Italy is worried about backlash from this move, it is not Nirenstein they should be countering, but rather the anti-Semitic climate that is causing their angst. In any case, she claims that reports of such hysteria are being widely exaggerated, judging by the massive amount of enthusiasm she has encountered – on the part of Italian Jews and non-Jews across the political and cultural spectrum – since the announcement of her appointment. Indeed, it is the anti-Netanyahu Left, in both countries, whose voices are loudest and headlines most sensational. No surprise there. Merely another among a myriad of reasons to welcome the pick.

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