Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/04/2016, a pag.17, con il titolo "Il ricatto di Riad a Washington sull'11 settembre", l'analisi di Guido Olimpio
Guido Olimpio
Riad gioca pesante. La petro-monarchia è pronta a disinvestire oltre 700 miliardi di dollari negli Stati Uniti se il Congresso approverà legge che autorizza a portare in tribunale cittadini sauditi nelle cause legate all’11 settembre. È un ricatto e una rappresaglia in risposta a quanti in America — e non solo — ritengono che esponenti del regno abbiano avuto un ruolo nell’assalto all’America nel 2001. La storia, rivelata dal New York Times , emerge in un momento chiave. I rapporti tra Washington e l’alleato sono pessimi, la corona hashemita ha reagito con ostilità all’intesa nucleare con l’Iran ed è infuriata con gli Stati Uniti per l’appoggio tenue alla rivolta siriana. Poi ci sono le continue pressioni di ambienti politici americani per far luce sul possibile coinvolgimento saudita nell’operazione ideata da Osama. Dettagli decisivi sarebbero contenuti in 28 pagine (mai rivelate) del rapporto della Commissione congressuale. E altri sono stati lanciati di recente dalla Cbs, con le coperture garantite da un paio di funzionari di Riad ad alcuni membri del commando protagonista dell’attacco. Legami emersi durante il soggiorno di un paio di kamikaze in California.Gli esperti hanno espresso dubbi sulla minaccia del regno, ritenendo che non sia praticabile. Però a Washington non l’hanno presa sotto gamba. Il presidente Obama, che questa settimana si recherà in visita in Arabia, ha reagito avviando contatti con il Congresso per scongiurare il sì alla legge. Pressioni che evitino una situazione diplomatica e politica imbarazzante. La mediazione presidenziale ha suscitato le proteste di chi ha avuto un familiare ucciso nelle stragi. Le associazioni, con il sostegno di deputati importanti, chiedono trasparenza. Dunque siano rese pubbliche le 28 pagine. E se ci sono delle colpe —è la loro tesi —devono emergere, così che i sauditi possano essere inquisiti. Un modo per superare lo scudo diplomatico concesso con un provvedimento del 1976. L’impressione è che non mancheranno nuove sorprese. E se i sauditi hanno lanciato la minaccia economica è evidente che le temono.
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