Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/04/2016, a pag.16, due servizi da Teheran di Paolo Valentino.
Paolo Valentino
Il ministro iraniano Zarif ' Sul rispetto dei diritti chiediamo reciprocità
Zarif ride, ne ha tutte le ragioni
Per capire quanto il ministro degli esteri iraniano sia abile nel cambiare argomento - e quindi non rispondere alle domande del giornalista - e racconti menzogne, vediamo l'ultima risposta, spudorata (come tutta l'intervista):
"...io penso che la libertà di espressione non abbracci il diritto a insultare, istigare alla violenza e non possa prevedere affermazioni o scritti o immagini antisemite, razziste, xenofobe e tantomeno anti-islamiche. Lo standard deve essere uguale per tutti"
Anche difensore degli ebrei ! e il festival delle vignette antisemite e contro Israele in puro stile nazista ? e le impiccagioni degli omosessuali ? e la bomba atomica che può raggiungere Israele, tanto da cancellarla dalle mappe geografiche ? e il finanziamento a tutti i maggiori gruppi terroristi ?
Questo è l'Iran e l'Occidente lo sta ad ascoltare.
Ecco l'intervista:
Qual è il vostro obiettivo in Siria?
«Noi combattiamo il terrorismo. Aiutiamo il popolo e il legittimo governo siriano, su invito di quest’ultimo, per assisterli nella loro lotta contro Daesh. L’altro impegno è promuovere una soluzione negoziata. Ecco perché abbiamo preso parte attiva alla trattativa, che ha portato a un cessate il fuoco. Ma la lotta all’Isis non può fermarsi». Mohammad Javad Zarif è il ministro degli Esteri iraniano, l’artefice insieme a John Kerry dell’accordo nucleare, che ha cambiato lo scenario geostrategico in Medio Oriente, restituendo all’Iran un ruolo da protagonista nella regione. In margine alla visita a Teheran di Federica Mogherini, Zarif ha concesso un’intervista ad alcuni giornali europei.
L’effetto principale della vostra azione è stato di rafforzare il regime di Assad.
«Il governo legittimo della Siria è quello riconosciuto dall’Onu. Dobbiamo mettere da parte discussioni e polemiche. In Siria non c’è alcuna soluzione unicamente militare. Occorre un negoziato politico fra i siriani, sono loro a dover decidere del loro destino. Gli attori esterni possono solo facilitare la soluzione politica».
L’Iran si lamenta che non tutti gli ostacoli economici sono stati eliminati dopo l’accordo nucleare. Uno dei punti più discussi è quello delle banche. Cosa non sta funzionando?
«Tutto quello che chiediamo agli Stati Uniti è di non interferire con l’attività delle banche, non scoraggiarle dal venire in Iran. Non è in linea con gli obblighi dell’accordo. Fare affari con l’Iran è ok. Washington deve prendere un chiaro impegno in tal senso».
Gli americani chiedono la garanzia che qualunque somma investita in Iran non finisca sul conto di gruppi terroristi come Hezbollah.
«Non è questo il caso. L’Iran rispetterà gli impegni su lotta al riciclaggio e contrasto finanziario al terrorismo, e saremo in dialogo costante con le istituzioni di controllo multilaterali e bilaterali, per varare le misure necessarie».
L’invito alla cautela viene anche da Paesi europei?
«No, crediamo che i governi europei siano interessati a promuovere commerci e investimenti. Abbiamo ricevuto molte delegazioni dall’Europa, sia dal settore privato che pubblico. L’Iran è il miglior posto per investire in questa regione e probabilmente nel mondo».
Ci sono ancora resistenze all’apertura all’Occidente?
«Per essere accettato in tutte le sue implicazioni, l’accordo deve mostrare di produrre benefici. Se il popolo vede i dividendi, continuerà ad appoggiarlo. Se no, possono dirlo alle urne, rigettando chi lo ha sostenuto. Credo che l’accordo sia nell’interesse di tutti». Quando si apre uno spiraglio di dialogo con l’Arabia Saudita, scoppia un’altra polemica. Siete irreconciliabili?
«Le autorità saudite usano ogni opportunità per alimentare tensioni nella regione e per qualche strana ragione hanno accolto con panico l’accordo nucleare invece di applaudirlo. Hanno provato a sabotarlo e quando non ci sono riusciti hanno provato a far salire la tensione».
Ma in Yemen combattete anche voi.
«Noi non bombardiamo il popolo, le scuole, i mercati».
Però fate i test missilistici. Non fanno salire la tensione?
«L’Iran spende una frazione di quello che spendono Arabia Saudita e altri Paesi regionali per la difesa. I nostri test missilistici sono difensivi. Sappiamo cosa ci è costato non avere difese quando Saddam Hussein ci aggredì nella prima Guerra del Golfo, quando vennero usati missili e armi chimiche. Non vogliamo usare quei missili contro nessuno e questo è categorico. Sfido tutti quelli che sollevano dubbi sulle nostre intenzioni a fare la stessa dichiarazione: noi non useremo la forza, tranne che per l’autodifesa. Sarebbe importante che lo facessero in primo luogo gli Stati Uniti».
Sui diritti umani, Federica Mogherini ha parlato delle preoccupazioni dell’Europa, ma anche della necessità di dialogare. Come affronterete il tema delle condanne a morte, dei detenuti politici, della libertà di espressione?
«I diritti umani sono ragione di preoccupazione per tutti. C’è molto da dire da ambedue le parti. Siamo pronti a dialogare. Faremo le nostre osservazioni sull’alienazione delle comunità islamiche in molte società europee o su come la libertà di espressione venga abusata per dissacrare i simboli dell’Islam. Ci allarma che quelli che tagliano teste innocenti in Siria o Iraq parlino perfettamente inglese o francese. Da parte nostra ascolteremo con attenzione le obiezioni dei partner europei, daremo le risposte necessarie, probabilmente prenderemo le misure necessarie. Quanto alle esecuzioni in Iran, sono quasi tutte legate al traffico di droga, che da noi è un problema serio e diverso dall’Occidente. Noi sequestriamo la maggior parte dell’oppio confiscato nel mondo. Non so se la nostra sia la risposta perfetta, ma mi piacerebbe discutere di quale sia il miglior modo di combattere il traffico di stupefacenti».
Lei pensa che i Paesi europei dovrebbero porre dei confini alla libertà di parola?
«Senza parlare di casi singoli, io penso che la libertà di espressione non abbracci il diritto a insultare, istigare alla violenza e non possa prevedere affermazioni o scritti o immagini antisemite, razziste, xenofobe e tantomeno anti-islamiche. Lo standard deve essere uguale per tutti».
Mogherini a Teheran: la UE aprirà un ufficio permanente
Federica Mogherini, a capo coperto dal velo, è la migliore rappresentante della sottomissione occidentale al regime dei mullah. Le sue dichiarazioni dovrebbero indignare qualunque persona per bene. Questa è la politica estera dell'Unione Europea, gli affari prima di utto, al diavolo tutto il resto.
Anche Mogherini ride, in che mani la politica estera UE
DAL NOSTRO INVIATO
TEHERAN - Una visita storica, quella guidata da Federica Mogherini in Iran, che ha visto l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue giungere accompagnata da ben sette commissari europei. La missione, la prima dalla fine delle sanzioni, ha voluto segnalare la volontà dell’Europa di aprire una nuova fase, all’insegna di quello che Mogherini ha definito un dialogo «comprensivo, concreto, critico e costruttivo». Il comunicato finale congiunto disegna una cooperazione a 180 gradi, che va dal settore bancario, all’energia, all’educazione, ai trasporti. L’Unione europea si impegna fra l’altro ad appoggiare la candidatura dell’Iran al Wto, l’Organizzazione mondiale per il commercio, assicurando anche la necessaria assistenza tecnica. L’Ue e l’Iran hanno deciso di aprire entro la fine di quest’anno reciproche rappresentanze d’affari a Teheran e Bruxelles. Inoltre, le parti si impegnano a cooperare sul tema dei rifugiati: l’Iran ospita oltre 3 milioni di profughi afghani, ai quali di recente ha concesso l’assistenza sanitaria nazionale. L’Ue si è impegnata a stanziare in loro favore altri 6,5 milioni di euro in aiuti. Sul tema delle banche, che sta molto a cuore ai dirigenti di Teheran, Mogherini ha spiegato che è «reciproco interesse far sì che gli istituti di credito europei si impegnino e vengano in Iran per facilitare e sostenere lo slancio economico del Paese». E ha assicurato che Bruxelles farà «il possibile per convincere le banche a riaprire le linee di credito». Nella conferenza stampa congiunta, il ministro degli Esteri iraniano Zarif ha criticato gli Stati Uniti perché cercherebbero di frenare le banche straniere intenzionate a investire in Iran. Sui diritti umani, l’Alto rappresentante ha detto che l’Europa «non accetterà mai compromessi», di fronte alle oltre mille condanne a morte comminate in Iran nel 2105, ma allo stesso tempo manterrà un dialogo incalzante sul tema. Sui recenti test missilistici iraniani, Mogherini ha detto che «non rappresentano una violazione dell’accordo nucleare» ma sono motivo di preoccupazione in una regione instabile.
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