Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/04/2016, a pag. V, la breve "Se il Giornale si fa dettare la linea dalla Fratellanza".
Abdel Fattah Al Sisi, leader militare e pragmatico dell'Egitto; Mohammed Morsi, capo del vecchio governo estremista dei Fratelli musulmani
Roma. “L’Italia, finalmente, ha sbattuto i pugni sul tavolo e rimandato a casa gli investigatori egiziani dopo un summit inutile”. Così il Giornale, quotidiano della destra diretto da Alessandro Sallusti, chiosava ieri gli ultimi sviluppi della vicenda di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano assassinato al Cairo, in Egitto, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. La posizione del Giornale rimane dunque ultra critica della politica estera del governo Renzi, governo che pure ha messo in campo misure giudiziarie e diplomatiche tutt’altro che soft per spingere il regime di Al Sisi ad accelerare la ricerca della verità. Un atteggiamento, quello del giornale di Via Negri, cha appare insolito alla luce di un approccio solitamente più realista in materia di relazioni internazionali. Ieri, d’altronde, il dubbio di una certa strumentalità delle critiche sull’affaire Regeni emergeva da una intervista riportata sullo stesso quotidiano, all’interno di un articolo in cui si dava conto di una manifestazione “degli egiziani d’Italia” tenutasi domenica a Milano.
“‘E’ un dittatore, un terrorista e un assassino’, gridano dal comitato Libertà e democrazia per l’Egitto”. Un comitato il cui nome ricorda le liste dei Fratelli musulmani che si erano presentate alle ultime elezioni in Egitto e che, guardacaso, chiede “il ritorno del Presidente Morsi”, leader dei Fratelli musulmani, come condizione per il ristabilimento della democrazia nel paese. Non solo: il Giornale dà poi voce a Omar Jibril, presentato come “vice presidente nazionale del comitato”, che parla di quello egiziano come di un “regime sanguinario” al quale la comunità internazionale dovrebbe applicare “un embargo”: “Il richiamo dell’ambasciatore da parte dell’Italia è il primo passo, ora interrompano tutte le relazioni”, dice Jibril al Giornale. Lo stesso Jibril che nel 2009, quando divenne leader dei Giovani musulmani d'Italia, il Giornale etichettò giustamente come “un duro”. Lo stesso Jibril che, oltre a parteggiare per Hamas contro Israele, ha sbeffeggiato su YouTube una mostra organizzata a Milano col sostegno dello stato ebraico, definita una forma di “occupazione israeliana” nel nostro paese. Sicuri che sia la persona giusta a cui lasciar attribuire patenti di democrazia o da cui farsi consigliare le mosse di politica estera?
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