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La Repubblica Rassegna Stampa
09.04.2016 Gay arabi: trovano tolleranza e tutela in Israele, unico luogo ad accoglierli in Medio Oriente
Commento fazioso di Federica Sasso

Testata: La Repubblica
Data: 09 aprile 2016
Pagina: 36
Autore: Federica Sasso
Titolo: «Arabi gay a Tel Aviv»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA - D di oggi, 09/04/2016, a pag. 36, con il titolo "Arabi gay a Tel Aviv", il commento di Federica Sasso.

A destra: una immagine del docufilm Oriented

Israele è l'unico luogo in Medio Oriente dove gli omosessuali non vengono perseguitati; diversamente, in tutto il circostante mondo musulmano subiscono discriminazioni ogni giorno, e in molti Paesi, come Iran e Arabia Saudita, vengono condannati a morte e impiccati nelle pubbliche piazze.
Ma non solo in Israele gli omosessuali vengono tollerati: sono tutelati con una legislazione molto più avantata di quella di molti Paesi occidentali, tra cui l'Italia stessa.

Di conseguenza è ignobile che l'articolo di Federica Sasso insista sulla "differenza tra un gay israeliano e uno palestinese" e sulla presunta "occupazione" anziché sul fatto che sempre più omosessuali arabi e palestinesi trovano rifugio in Israele, fuggendo da persecuzioni e morte.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Il gay pride di Tel Aviv

Khader, Fadi e Naeem sono amici: arabi con passaporto israeliano, under-30 e gay. Oriented è il docufilm che racconta le loro vite a Jaffa, municipalità di Tel Aviv. Jake Witzenfeld, regista inglese al debutto, racconta che cosa significhi essere omosessuali e palestinesi oggi. "Perché c'è differenza fra un gay israeliano e un palestinese", spiega Khader, attivista che ha convissuto con un compagno ebreo. "Noi difendiamo la nostra identità sessuale e lottiamo per quella nazionale".

La generazione di Khader, Naeem e Fadi rivendica la sua cultura, usando arte e musica per rendere più aperta la società (il trio ha fondato Qambuta Production, che produce video virali). Witzenfeld, incuriosito da tutto ciò, ha filmato i tre amici (e i loro amici) per un anno.

Risultato? Un docufilm intimo e pieno di ironia: Oriented mostra l'orgoglio delle radici, ma anche il senso di colpa nel vivere lontano da Gaza e Ramallah, occupate. Liberi di innamorarsi anche "del nemico", in un contesto in cui ogni dettaglio è politico e le scelte una forma di attivismo. Grazie alla campagna #getOriented il film è disponibile per chiunque voglia proiettarlo e il regista spera diventi uno strumento utile per le comunità LGBT di tutto il mondo.

Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sull e-mail sottostante


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