Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/04/2016, a pag. 14, con il titolo "Hamas scopre una croce e asfalta la basilica bizantina", cronaca e analisi di Michael Sfaradi.
Michael Sfaradi
La distruzione delle rovine dell'antica chiesa bizantina a Gaza
Sabato scorso durante i lavori per la realizzazione di un centro commerciale a Gaza sono state trovate le antiche rovine di una chiesa, o di una cattedrale, bizantina. I resti risalgono a circa 1.500 anni fa. Diversi reperti, tra cui segmenti di colonne in marmo con capitelli corinzi decorati e una pietra con su incisa una croce greca, e altri reperti di varie grandezze, sono venuti alla luce e poi prontamente spostati dal sito dello scavo. Nel totale i pezzi recuperati sono quindici e alcuni di essi hanno destato l'attenzione degli esperti per la loro bellezza e per il loro stato di conservazione. Questo ritrovamento non è strano né nuovo in ambito archeologico, Gaza per secoli è stata una base commerciale e un crocevia di commerci per gli Egizi, i Filistei, i Romani e anche per i Crociati. Sia prima dell'invasione romana, e anche dopo la caduta dell'impero, la città, anche e soprattutto grazie al suo porto, ha sempre prosperato ed è stata abitata da una popolazione diversificata formata da greci, romani, ebrei, egiziani e anche persiani.
Purtroppo però, nonostante la presenza di Jamal Abu Rida, direttore generale del ministero palestinese delle antichità e turismo, subito accorso per capire l'importanza dei ritrovamenti, i lavori non si sono fermati. Quello che rimaneva di un tesoro archeologico di notevole importanza storica, i reperti sono stati trovati in un'area di circa duemila metri quadrati, è stato in poche ore distrutto dalle ruspe che non solo non hanno fermato il lavoro in attesa degli esperti, ma hanno, a testimonianza di questo scempio ci sono diversi filmati, addirittura accelerato la demolizione di ogni cosa. Si sono salvati soltanto dei capitelli, alcune colonne e delle pietre intagliate, tutto il resto è andato perso e il sito, presumibilmente ancora ricco di testimonianze che arrivano dal passato, verrà presto sepolto sotto le colate di cemento armato senza che nessuna autorità faccia o dica nulla per evitare tutto ciò.
Se è vero che nella Striscia di Gaza i templi pagani furono distrutti fra la fine del quarto secolo e l'inizio del quinto D.C., e che nel 637 D.C. quando il generale musulmano Amr ibn al-As conquistò Gaza la maggior parte della popolazione abbracciò l'Islam abbandonando i luoghi sacri cristiani, oggi è difficile accettare che si possa continuare a distruggere le testimonianze del passato cancellando di fatto la storia. Quello che lascia stupiti è il silenzio quasi totale che ha avvolto questa notizia e c'è da chiedersi come mai i media occidentali, sempre molto attenti a quello che accade nella regione mediorientale, non abbiano fatto alcun accenno a quanto accaduto. Certo la perdita di una chiesa bizantina non può in nessun modo essere paragonato alle distruzioni di Palmira, sulla quale sono stati giustamente consumati fiumi di inchiostro, ma non è la prima volta, e purtroppo non sarà l'ultima, che testimonianze del passato non ricollegabili con la storia dell'Islam quando vengono ritrovate in certe zone o cadono in certe mani sono automaticamente distrutte.
Ciò che in piccolo è accaduto a Gaza fa comunque parte dello stesso inaccettabile principio che ha portato alla perdita di grandi opere come la già citata Palmira o dei due "Buddha della via della seta" distrutti dai Talebani in Afghanistan nel 2001, anche perché è difficile credere che le ruspe avrebbero continuato il loro lavoro se le rovine scoperte a Gaza anziché essere di una chiesa fossero state di una moschea.
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