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La Repubblica Rassegna Stampa
06.04.2016 Ospedali d'Israele: un esempio di convivenza dove lavorano migliaia di arabi e chiunque trova cura - persino i terroristi
Ma per Repubblica la notizia è la 'discriminazione' delle donne arabe in sala parto

Testata: La Repubblica
Data: 06 aprile 2016
Pagina: 17
Autore: la redazione
Titolo: «'Dopo il parto non in stanza con le arabe': Israele si divide»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/04/2016, a pag. 17, la breve " 'Dopo il parto non in stanza con le arabe': Israele si divide".

Una grande parte del personale medico e paramedico che lavora negli ospedali israeliani - le strutture del genere più efficienti dell'intero Medio Oriente - è composta da arabi. Nello stesso tempo, negli ospedali di Israele trovano cura e assistenza non solo tutti i cittadini, a prescindere dal gruppo etnico di appartenenza e dalle convinzioni religiose, ma anche gli arabi palestinesi e persino numerosi feriti della guerra civile siriana. Addirittura i terroristi, una volta feriti dopo che hanno ucciso israeliani, vengono curati negli ospedali.
Per questo l'immagine che deriva dalla breve che pubblichiamo di seguito è semplicemente falsa. Non è falsa nel dettaglio: in tutti i gruppi umani esistono persone intolleranti e fanatiche; ma è falsa nel complesso, perché l'immagine che propone non corrisponde a quella di Israele e dei suoi ospedali, autentici centri di convivenza.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Infermiere arabe israeliane impiegate presso un ospedale dello Stato ebraico

Il conflitto israelo-palestinese entra in sala parto. In alcuni ospedali di Israele, in contrasto con le regole fissate dal ministero della Sanità, le partorienti ebree sono spesso ricoverate su loro richiesta in stanze diverse da quelle che ospitano le arabe. Un servizio di denuncia trasmesso in mattinata dalla radio statale di Israele ha scatenato polemiche. La giornalista che lo ha presentato è stata attaccata sui social media. Fingendosi in stato avanzato di gravidanza, la cronista ha telefonato ad alcuni ospedali delle principali città per verificare se dopo il parto ci fosse il modo di garantirle che avrebbe trascorso i giorni di degenza fra partorienti ebree, non assieme a donne arabe. In alcuni casi è stata “rassicurata”, in altri le è stato detto che i suoi desideri sarebbero stati esauditi se lo spazio a disposizione lo avesse consentito. Solo da un ospedale di Haifa e da uno di Beer Sheva le è stato risposto che la sua era una domanda indegna. Ill ministero della Sanità ha annunciato che rafforzerà l’applicazione delle regole che vietano ogni discriminazione negli ospedali.

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