Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/04/2016, a pag. 13, con il titolo "L'Onu sbarca a Tripoli, l'Italia pronta a riaprire l'ambasciata", la cronaca di Vincenzo Nigro.
Vincenzo Nigro
Il premier libico Fayez Serraj
È ripartita la corsa all’oro di Tripoli. L’oro nero del petrolio, delle commesse industriali ma soprattutto il Grande Gioco per l’influenza politica in un paese da ricostruire e reinventare politicamente. Riapre l’ambasciata turca, tornano i marocchini e presto anche l’Italia riaprirà il suo palazzo bianco. I primi ad arrivare in città sono stati i turchi dello spregiudicato presidente Erdogan: ieri l’ambasciatore e la sua delegazione sono stati accolti in città con onori degni di un capo di Stato. Mercedes blindata e scorta per il primo ospite straniero. Banchetto in un ristorante accanto all’arco romano di Marco Aurelio con il ministro degli Esteri Mohammed Siala. Il ministro libico formalmente non sarebbe ancora in funzione (manca il voto del parlamento di Tobruk, bloccato dal generale Haftar e dagli egiziani), ma intanto il premier Serraj gli ha chiesto di mettersi al lavoro.
La situazione in città è molto più tranquilla, ma niente affatto stabile, Per questo a Roma in una riunione alla Farnesina l’Italia ha deciso di riaprire la sua ambasciata, ma di farlo con cautela e soprattutto coordinandosi con la Ue. «Vogliamo verificare le condizioni di sicurezza, l’opportunità politica, e non vogliamo nemmeno strafare, per noi è importante che l’Onu la Ue siano in prima fila nel rientro a Tripoli», dicono al ministero degli Esteri. Nel frattempo il premier Matteo Renzi ha già autorizzato il sottosegretario all’intelligence Marco Minniti a far rientrare appena necessario gli uomini dei servizi, non solo per verificare l’ambasciata ma soprattutto per continuare a lavorare col governo. L’altra grande novità è che ieri a Tripoli c’era già il generale italiano Paolo Serra, il consigliere militare della missione Onu in Libia. Serra è stato a Tripoli per preparare la visita di oggi dell’inviato dell’Onu Martin Kobler.
Osteggiato, boicottato perfino sbeffeggiato dal governo “ribelle” uscente di Khalifa Ghwell, il rappresentante di Ban Ki-moon metterà piede a Tripoli per dare la sua benedizione al governo che è ancora rinchiuso nella base navale. Da settimane Serra negoziava a Tunisi e nelle capitali del Mediterraneo le condizioni di sicurezza per far entrare il neo-premier Serraj a Tripoli. Negoziato duro con i capi delle milizie di ogni colore, dagli islamisti-realisti di Kara ai nemici giurati dell’Onu del deputato- generale Salah Badi, che infatti ha trattato solo via intermediari. Serra è un generale dell’esercito italiano assegnato all’Onu: in Libano ha comandato con grande equilibrio Unifil, il contingente Onu schierato fra Hezbollah e Israele. Ma allora prese il comando di una missione che era stata negoziata ed accettata da un governo come Israele e da una milizia-Stato come quella filo-iraniana. Adesso Serra deve costruire condizioni di sicurezza progressiva negoziando con 3 governi (uno sostenuto dall’Onu, uno decaduto ma ancora pericoloso a Tripoli e uno che non vuole cedere il potere a Tobruk). Serra ha trattato per il viaggio di Kobler oggi a Tripoli, ma continua le discussioni in vista della guerra che prima o poi dovrà essere lanciata contro lo Stato Islamico. Il tutto in una situazione assolutamente ancora aperta a tutto. Il premier libico Serraj dalla base navale di Abu Sittah continua a convocare riunioni su riunioni. Ha incontrato i sindaci di 25 città di tutto il paese, ha ascoltato le loro richieste, le lamentele, le emergenze. Ha poi visto di nuovo quello che è diventato uno dei due strumenti principali del suo possibile successo, il capo della Banca centrale.
Tutto bene? No, sarà ancora lunga, soprattutto perché molte milizie, molte città sono ancora fuori dal governo di accordo nazionale, che è ancora zoppicante. E soprattutto, come tutti si aspettano, l’Is non starà a guardare: le sue cellule dormienti a Tripoli proveranno a far saltare in aria questa festa che i tripolini vorrebbero fosse senza ritorno.
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