Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/03/2016, a pag. 13, con il titolo "Quei passi indietro sul fronte dei diritti", l'analisi di Maria Serena Natale.
Maria Serena Natale
Minigonna: sconsigliata in un distretto di Amsterdam ad alta densità di immigrati musulmani
Un filo rosso lega le storie di incontro-scontro fra culture nell’Europa dell’emergenza immigrazione e dell’allerta terrorismo perenne. È il rapporto con la libertà. Di pensare, esprimersi, rivendicare il pieno dominio del proprio corpo. Libertà che prima o poi s’infrange sullo scoglio del ruolo della donna facendo emergere nel confronto con «l’altro» — quasi sempre comunità islamiche conservatrici — le contraddizioni interne allo stesso Occidente secolarizzato. L’ultimo episodio è quello della raccomandazione, rivolta alle dipendenti comunali di un distretto di Amsterdam ad alta densità di immigrati, di non indossare al lavoro minigonne e stivali al ginocchio. Prima c’era stato il caso della piscina Eriksdalsbadet di Stoccolma, storico tempio del nuoto nella liberale Svezia dove maschi e femmine fanno il bagno insieme in pubblico da fine Ottocento: Jacuzzi separate, era stato il sofferto verdetto della direzione dell’impianto dopo l’impennata nelle denunce di molestie subite dalle clienti.
Un passaggio letto come un pericoloso arretramento sui valori che sorreggono la casa comune europea e soprattutto un segno di resa alla paura. Paura di urtare sensibilità inconciliabili con le «nostre», di ritrovarsi muti in un dialogo tra gruppi che non condividono lo stesso linguaggio né la stessa storia di diritti civili negati e conquistati. Una paura complice, come nel romanzo del 2015 di Michel Houellebecq, Sottomissione , che immagina la Francia del 2022 governata da una fantomatica Fratellanza musulmana e dalla sua sharia soft al limite tra satira politica e tragica profezia. Quell’angoscia che, denuncia da Nord a Sud la destra identitaria mettendo all’angolo la sinistra multiculturalista, spinge a rifugiarsi nel politicamente corretto, nella parola che si ritrae per non creare scompiglio e così diventa impotente.
«In Francia è diventato troppo difficile esprimere le proprie opinioni. Ho scritto tanto in questi anni ma ora le pressioni sono diventate insostenibili. Mi accusano di islamofobia. È un insulto immorale, un’inquisizione». Così lo scorso febbraio spiegava il suo ritiro il pluripremiato giornalista e scrittore franco-algerino Kamel Daoud. L’attacco finale era arrivato dopo l’incubo della notte di Capodanno a Colonia, quando centinaia di donne avevano denunciato di essere state aggredite e palpeggiate da uomini «dai tratti arabi e nord-africani» tra il Duomo e la stazione centrale di una delle città più aperte e tolleranti d’Europa. Un evento che ha segnato un punto di non ritorno nel dibattito europeo e di fronte al quale Daoud aveva parlato di «miseria sessuale nel mondo arabo-musulmano, con il suo rapporto malato con la donna, il corpo e il desiderio». Nel circolo vizioso della notizia che insieme conferma e crea l’allarme alimentando la polemica politica, ai fatti di Colonia è stata collegata la recente decisione delle ferrovie regionali tedesche di introdurre carrozze per sole donne sulla tratta Lipsia-Chemnitz in Sassonia.
Strategia di sicurezza che piace anche al leader della sinistra laburista britannica Jeremy Corbyn («un modo per prevenire aggressioni sessuali»). Altro caso di scuola, nella Germania dell’integrazione incompiuta che ha lasciato crescere una società parallela con propri codici e norme non scritte — il modello comunità-ghetto da Bruxelles a Londra — era stato quello della scuola di Pocking. La scorsa estate, in piena crisi dei rifugiati, nella cittadina bavarese di 15 mila abitanti era stato allestito vicino al liceo un centro di accoglienza per 200 siriani. In una lettera alle famiglie il preside aveva consigliato «un abbigliamento modesto»: niente top, camicie scollate, shorts e minigonne che potessero «creare equivoci». Pocking come Amsterdam, Stoccolma come Bornheim in Nord Reno-Vestfalia. Qui la piscina comunale ha vietato l’ingresso ai profughi maschi adulti e diffuso brochure esplicative con le istruzioni per una pacifica convivenza. Prima regola, con tanto di disegni a colori, giù le mani dal corpo delle donne, anche in costume.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante