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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
31.03.2016 Doppio gioco a Teheran: niente dialogo, nuova spinta al programma militare
Commento di Guido Olimpio, editoriale del Foglio

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Il doppio tavolo degli ayatollah: nessuna rinuncia ai programmi militari - Provocazione iraniana, again»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/03/2016, a pag. 26, con il titolo "Il doppio tavolo degli ayatollah: nessuna rinuncia ai programmi militari", il commento di Guido Olimpio; dal FOGLIO, l'editoriale "Provocazione iraniana, again".

Ecco gli articoli:

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CORRIERE della SERA  - Guido Olimpio: "Il doppio tavolo degli ayatollah: nessuna rinuncia ai programmi militari"

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Guido Olimpio

Gli accordi, per l’Iran, contano fino a un certo punto. E il regime, da sempre, gioca su un doppio tavolo. Tratta, manovra, cerca di evitare un pericoloso isolamento, ma senza rinunciare ai programmi militari. Ecco che lascia spazio alla moderazione del presidente Rouhani, pronto però a frenare. L’ultima prova di un atteggiamento consolidato arriva dalle parole della Guida, l’ayatollah Alì Khamenei. A suo giudizio la diplomazia deve essere accompagnata dai test missilistici, chi sostiene il contrario è un «traditore oppure è ignorante». Rimprovero duro ed esplicito rivolto a un personaggio chiave, Hashemi Rafsanjani, colpevole di aver affermato che è l’ora del dialogo e non delle armi. L’intervento del leader spirituale della Repubblica islamica risponde a una linea evidente. Teheran vuole incassare i benefici di un rapporto diverso con la comunità internazionale: da qui l’intesa, faticosamente raggiunta, sul nucleare.

Svolta storica che può dare respiro all’economia del Paese perché riduce la stretta delle sanzioni e apre prospettive di accordi commerciali importanti. La firma su quei documenti non preclude la ricerca di nuovi prodotti bellici, compresi i missili, testati anche di recente. Una scelta che ha subito provocato la reazione degli Usa e di altri governi, per i quali le prove degli ordigni sono delle chiare violazioni. Un film già visto. Difficile pensare che possa cambiare trama fintanto che i mullah resteranno al potere. Scaltri, intelligenti e pragmatici, gli uomini del regime non faranno certo sconti. La mobilitazione permanente, addolcita dalle pillole dei contratti offerte ai partner stranieri, è funzionale alla tenuta dell’apparato. Senza dimenticare che comunque Teheran è alla prese con il duello con le monarchie sunnite del Golfo. Un confronto che in alcuni quadranti del Medio Oriente è scontro aperto: dallo Yemen alla Siria. Come dice sempre Khamenei, il mondo è una giungla.

IL FOGLIO: "Provocazione iraniana, again"


Questo è l'Iran

Chi pensa che i negoziati siano più importanti dei missili è “un traditore”, ha detto ieri la Guida suprema della Repubblica islamica d’Iran, Ali Khamenei. Non ci può essere dialogo senza una difesa militare forte, e chiunque sostenga il contrario ignora la realtà, dice l’ayatollah: “Se il sistema islamico persegue tecnologia e negoziati senza un potere di difesa, vuol dire che si ritira di fronte alle minacce che arrivano da altri paesi insignificanti”, ha detto Khamenei. L’attacco diretto è all’ex presidente Rafsanjani, novello “moderato” nell’Iran del deal atomico, che qualche giorno fa aveva twittato: “Il futuro è nel dialogo, non nei missili”. Ma a parte le faide interne al regime, che sono destinate a continuare senza che noi in occidente abbiamo la possibilità di comprenderle, figurarsi di influenzarle, Khamenei parla dritto ai suoi interlocutori internazionali. Da quando è stato siglato l’accordo sul programma nucleare di Teheran, nell’estate scorsa, il regime ha condotto almeno due test con missili balistici in palese violazione degli accordi presi, anche in altre sedi, con la comunità internazionale. La reazione degli Stati Uniti è sempre a scoppio ritardato, e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, pur “preoccupato e allarmato”, dice che deve decidere il Consiglio di sicurezza su come reagire. Chissà intanto cosa del depotenziamento atomico promesso è stato rispettato.

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