Riprendiamo da GIORNALE (pag.6) e LIBERO (pag.8) di oggi, 25/03/2016, due servizi sulla strage di Bruxelles. Il primo rivela l'incapacità dell'Europa di affrontare il terrorismo islamico, il secondo l'odio contro gli ebrei e Israele esploso riemerso dopo gli attentati.
Il Giornale-Gian Micalessin: " I due kamikaze arrestati e subito rilasciati"
Una sconcertante lista di errori e di falle all'interno di un apparato di sicurezza già inadeguato a fronteggiare la minaccia terroristica. Ecco i dieci peccati capitali di un Belgio che grazie alle sviste delle sue polizie e alle carenze delle sue istituzioni ha permesso al supericercato Abdeslam Salah di restare latitante per quattro mesi e di organizzare la struttura responsabile, dopo la sua cattura, degli attentati di Bruxelles
1) I KAMIKAZE RILASCIATI
Ibrahim Bakraoui, uno dei due fratelli kamikaze autori degli attentati di martedì, viene fermato a giugno dalle autorità turche mentre tenta di entrare in Siria ed estradato in Olanda. Le autorità belghe dopo averlo ricevuto in consegna lo rilasciano sostenendo di «non ravvisare legami con il terrorismo». Il fratello Khalid, fattosi saltare in aria nella metropolitana, aveva a più riprese l'anno scorso violato i termini della liberà condizionale, non presentandosi per quattro volte di fila all'appuntamento con il suo supervisore giudiziario. Queste violazioni avrebbero dovuto portare alla revoca immediata della condizionale, arrivata solo a febbraio.
2) LA SOFFIATA ARCHIVIATA
Nel luglio 2014 una soffiata della criminalità comune di Molenbeeek segnala che i due fratelli Ibrahim e Salah Abdeslam, autori degli attentati di Parigi, si stanno radicalizzando, progettano attacchi terroristici e sono in contatto con Abdelhamid Abaaoud il futuro «comandante» delle stragi di Parigi che a quel tempo fa la spola tra Siria e Belgio. Ma per Claude Fontaine, capo della polizia federale belga, le informazioni risultano «troppo vaghe».
3) L'ARTIFICIERE MAI IDENTIFICATO
A settembre Najim Lachraoui, l'artificiere del gruppo trasformatosi in kamikaze nell'attacco all'aeroporto rientra in Belgio dalla Siria con un passaporto falso. Viaggia su una Mercedes guidata da Salah che trasporta anche Mohammed Belkaid, il 35 enne algerino ucciso nel covo di Forest la scorsa settimana. I tre vengono segnalati alla frontiera ungherese il 9 settembre, ma le autorità belghe identificano Lachraoui solo lunedì alla vigilia dell'attacco all'aeroporto
4) IL COVO IGNORATO
Secondo Bernard Clerfayt sindaco del quartiere di Schaarbeek l'appartamento usato degli attentatori di Bruxelles viene segnalato alla polizia da un vicino, che riferisce della presenza da tre settimane di nuovi «strani» vicini di casa. Ma le autorità preferiscono non intervenire.
5) L'IRRUZIONE FALLITA
Il 15 marzo la polizia fa irruzione nel covo di Forest, ma si dimentica di chiudere le eventuali vie di fuga dai tetti. Da lì scappano Abdeslam Saleh e l'artificiere Najim Lachraoui mentre l'algerino Mohammed Belkaid si sacrifica per coprirne la fuga. L'arresto dell'artificiere avrebbe permesso di evitare le stragi del martedì successivo.
6) I DETONATORI IGNORATI
Nonostante il ritrovamento nel covo di Forest di numerosi detonatori che segnalavano la preparazione di nuovi ordigni, le autorità non riescono a prevenire un attacco ad un obbiettivo tanto prevedibile quanto simbolico come l'aeroporto.
7) IL DIVIETO DI PERQUISIZIONI NOTTURNE
Come ammesso dal ministro della giustizia Koen Geens due giorni dopo le stragi di Parigi, la polizia individua l'appartamento in cui si nasconde Salah. Le leggi belghe vietano però di disturbare il riposo dei sospetti delinquenti tra le 9 di sera e le 5 di mattina. E così il mattino dopo Salah è già scomparso.
8) IL MANCATO SCAMBIO D'INFORMAZIONI
Il Belgio grazie ad oltre 400 volontari partiti per la Siria a fronte di 11 milioni di abitanti è il paese europeo con la più alta percentuale di combattenti jihadisti. Eppure prima delle stragi di Parigi le sue autorità si son ben guardate dal bloccare le partenze e dallo scambiare i dati dei sospetti terroristi con gli altri servizi di sicurezza europei.
9) LE FALLE DEI SERVIZI DI SICUREZZA
In virtù della struttura federale del Belgio solo Bruxelles conta sei forze polizie che non comunicano tra di loro. I servizi di sicurezza non hanno personale in grado di tradurre l'arabo e non sono in grado d'infiltrare le organizzazioni terroriste. Come dimostra la latitanza di Salah rimasto nascosto per quattro mesi in un quartiere di soli 80mila abitanti. 10) L'AEROPORTO SGUARNITO
Un rapporto del Consiglio Europeo dello scorso 29 febbraio segnala l'inadeguatezza dei controlli di sicurezza dell'aeroporto di Bruxelles affidati a personale che trascura di controllare se tra i passeggeri provenienti da zone a rischio terrorismo vi siano dei sospetti inclusi nelle liste dell'Europol. Secondo i sindacati durante i test di sicurezza fino alla metà dei presunti ordigni non viene rilevato dagli addetti.
Libero-Carlo Nicolato: " E i palestinesi calpestano lutto e Israele"
Vista dall’alto, la piazza era un quadro di Klee dai colori tenui, di quelli che portano titoli poeticie allegri, tipo «Musica e Luce», «Giardino magico» o «Innalzatosi dal grigiore della notte»,(...) che potrebbero essere le didascalie più esatte di quella involontaria opera d’arte prodotta a cielo aperto.Da vicino mille macchie colorate, cuori, candeline accese e un coro difrasiprive dipuntiesclamativi, per nulla minacciose o vendicative: «Non abbiamo paura», «We are one», «Paix», «Peace», «Non avrete il nostro odio». Che belle parole da Repubblica per descrivere il «memoriale» improvvisato di fronte al palazzo della Borsa diBruxelles,là dovecoigessetti colorati si rende omaggio alle vittime degli attacchi all’aeroporto di Zaventem e alla fermata della metro Malbeek.Aigessetti sisono poiaggiuntiicantiallume dicandela: decine di giovani si sono radunati intorno ai fiori e alle bandiere cantando «Imagine» di John Lennon, simbolo di pace e fratellanza, così com’era successo a Parigi dopo la strage del Bataclan. Tutto bello commovente. Fotografi, tv e stampa dimezzo mondo, si sono precipitati per testimoniare l’evento e mostrare al mondo come si reagisce al terrorismo. Che già ci fosse qualcosa che stonava se ne sono accorti in tanti. Mentana, per dirne uno, ha twittato che di fronte alle straginon serveanullaaccendere le candele e intonare l’ennesimo «Je Suis».Che «fare la guerra a chi vive in pace è facilissimo, mentre fare la pace con chi ci ha dichiarato guerra è impossibile». Sulla rete si è scatenata l’ironia: «Quando l’uomo col gessetto incontra un uomo col fucile, l’uomo col gessetto è un uomomorto» sileggein un altro efficace tweet. Ma la ciliegina sulla torta e la dimostrazione vivente che della nostra pace e cordoglio c’è chi se ne frega, anzi se ne approfitta, è arrivata dalla foto che pubblichiamo e da un video che sta facendo il giro della rete.Proprio difrontealla Borsa, nella stessa piazza, esattamente lì dove sono stati posati i fiori e le candele hanno fatto allegramente irruzione due sorridenti giovani dall’aspetto mediorientale. In mano avevano una bandiera palestinese che si erano procurati prelevandola tra le altre che sventolavano sotto il colonnato del palazzo della Borsa. Hanno calpestato le scritte di pace e hanno raggiunto un punto esatto dove giaceva, stesa tra le altre, la bandiera israeliana. Ci sono saliti sopra e si sono fatti fotografare mentre sventolavano la loro palestinese con aria strafottente. Nessuna reazione pervenuta da parte della folla che circondava il “santuario”. Una scena quasi identica, nello stesso posto, è stata ripresa in un video da una tv locale: in questo caso è una donna islamica che indossa il hijab. La signora non fa una piega. Come i due di prima entra nello spiazzo probabilmente per posare la bandiera palestinese che ha in mano. Poi si accorge che proprio lì vicino ce n’è una indesiderata, la solita israeliana.La raggiungelentamente,la raccoglie,l’appallottola e la nasconde per bene sotto un’altra bandiera. Aguardarepiùattentamente la pacifica musulmana indossa una sciarpa ben poco pacifica, quella dei sostenitoridi Fatah, su cuiè ritrattal’effigie della moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme, con la scritta «Gerusalemme sarà musulmana». Insomma quelli che vogliono la cancellazione di Israele. Tutti la guardano, ma nessuno osa dir niente, nessuno interviene.Manifestazioni di antisemitismo extemporanee, casi isolati? Bruxelles è stata vittima nel maggio 2014 diun attacco terroristico contro il museo ebraico nel lussuoso quartiere di Sablon. Quattro persone sono rimaste uccise. A compierlo fu il terrorista Mehdi Nemmouche, legato all’Is proprio come Salah Adbeslam.Duemesi prima dell’attentato aveva affittato una stanza a Molenbeek, proprio vicino a Salah e a 10 minuti a piedi dalla borsa di Bruxelles, lì dove hanno calpestato la bandiera di Israele ealtri hanno scritto “pace” coi gessetti.
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