Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - BOLOGNA di oggi, 16/03/2016, a pag. 5, con il titolo "Blitz respinto contro Panebianco, poi Hobo a lezione dalla Davis", la cronaca di Claudia Balbi.
Senza dubbio interessante e importante l'intervento di Angela Davis, la cui voce è da ascoltare come tutte quelle presenti nel consesso civile. Ben diversamente vale per gli squadristi che continuano a contestare a Bologna Angelo Panebianco, interrompendone le lezioni e costringendolo a vivere sotto scorta. Per costoro esiste una sola definizione: fascisti rossi terzomondisti che vogliono cancellare la libertà di opinione. Così funziona negli stati-dittatura, ma in Italia siamo ancora in una democrazia.
Ecco l'articolo:
Angelo Panebianco
«Siamo studenti di Angela Davis, non di Angelo Panebianco». Un cartello che i ragazzi di Hobo hanno alzato ieri in due occasioni. La prima, in mattinata, durante l’ennesimo tentativo di contestazione al docente di Scienze politiche, messo sotto protezione per i precedenti episodi, e nel pomeriggio di fronte all’attivista per i diritti degli afroamericani, Angela Davis, ospite della Scuola superiore di Studi umanistici, quella di Umberto Eco. Nel primo caso, quindici attivisti decisi a contestare ancora una volta le lezioni di Panebianco hanno trovato ad attenderli gli agenti della Digos, poi anche un cordone di carabinieri in tenuta antisommossa.
C’è stato anche un piccolo contatto tra manifestanti e forze dell’ordine sullo scalone centrale della facoltà in Strada Maggiore, qualche attimo di tensione. Poi un piccolo gruppo ha tentato di raggiungere il primo piano passando da un altro accesso, ma non è riuscito a entrare nell’aula dove il docente stava spiegando ai suoi studenti. Ad accoglierli, anche in questo caso, il cordone di carabinieri. Il tentativo di contestazione ai danni di Panebianco è così sfumato tra cartelli e slogan contro la guerra e un primo accenno all’altro appuntamento, quello pomeridiano in università con Angela Davis.
Angela Davis
Qui gli attivisti di Hobo sono stati i primi a prendere la parola. Hanno raccontato del loro impegno per conciliare la vita da studenti e attivisti e delle contestazioni fatte fino a oggi per dire no alla guerra in Libia. «Pensiamo sia arrivato il momento di prendere una decisione, visto che i nostri professori hanno preso la loro: abbiamo un professore razzista che è a favore della guerra», provoca Francesca del collettivo. Davis, che di battaglie nella sua vita ne ha viste diverse e di ben altra portata, prende appunti, dice di aver sentito parlare dei fatti che hanno coinvolto il «campus bolognese». E di fronte alla richiesta di un consiglio su come continuare a organizzare la lotta, risponde: «Bisogna allargare la comunità, per quanto è possibile e capire con chi ci si può alleare». Poi usa lo strumento didattico per eccellenza: l’esempio. Racconta la sua esperienza di lotta: «Eravamo in pochi attivisti, allora abbiamo deciso di allargare alle facoltà per studenti neri e poi ai lavoratori e ancora di estendere l’alleanza ai latinos e ai gitani»; così nacque il movimento «Lumumba Zapata». Ora è Hobo a prendere appunti. I cartelli di protesta si abbassano, tocca agli altri studenti. D’altronde è questo il momento dedicato al confronto sui temi del razzismo e del sessismo. La Davis sarà oggi in San Giovanni in Monte per una lectio magistralis sul significato della supremazia bianca oggi.
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