Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/03/2016, a pag. 4, con il titolo "Istruttori, armi e affari: l'alleanza tra Is e Hamas in nome della jihad", l'analisi di Fabio Scuto.
Siamo lieti di NON commentare ll pezzo che segue di Fabio Scuto, ci auguriamo ne seguano altri, corretti come questo.
Fabio Scuto
Yoav Mordechai
Visto dall’alto di questo palazzone senza ascensore, i 13 chilometri di confine fra Gaza e l’Egitto sembrano ben controllati. Un fossato appena oltre l’alto filo spinato, le vedette sulle torrette ogni duecento metri e grandi bulldozer e autobotti militari pronti a intervenire. Perché l’unico modo per bloccare i tunnel di Hamas che passano sotto il confine è allagarli per farli collassare. Gli islamisti della Striscia hanno un retroterra logistico nel Sinai per il traffico di armi e hanno trovato un “accordo” strategico con gli uomini del Califfato che spadroneggiano da tre anni oltre quel reticolato. Una relazione ambigua — Hamas si sta riavvicinando all’Iran che combatte il Califfato in Siria — ma sempre più stretta con uomini delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato degli islamisti, non solo nella veste di fornitori d’armi ma anche di istruttori. Nonostante la “golden era” del contrabbando sia finita con l’arrivo del Feldmaresciallo Al Sisi al potere in Egitto — sotto queste sabbie è passata qualunque cosa, animali esotici e medicinali, missili e lavatrici, tv e auto rubate — Hamas ha sempre avuto i “suoi” tunnel militari e i suoi desert rats — sono oltre 1000 uomini — continuano a scavarne giorno e notte. Il tunnel è la sopravvivenza per Hamas.
Hamas e Stato Islamico: trovate le differenze
Dello stretto legame che si è stabilito fra Hamas e gli uomini della Wilaya del Sinai sono convinti anche i servizi segreti israeliani che collaborano attivamente con gli egiziani su questo fronte. Il generale Yoav Mordechai — che comanda il Cogat, l’amministrazione israeliana dei Territori — denuncia la cooperazione in corso, con i militanti di Gaza che vanno a combattere nelle file dell’Is in Sinai e i miliziani salafiti feriti che attraverso i tunnel vengono trasferiti negli ospedali di Hamas a Gaza. Due emiri dell’Is — Mahmoud Zani e Ibrahim Abu Qureia — sono stati recentemente curati a Gaza. Ad altri leader salafiti palestinesi — Sami Gint e Abdel Latif Zagrah — è stato permesso di passare sotto queste sabbie per andare a combattere nel Sinai contro l’esercito egiziano. Diversi miliziani delle Brigate Ezzedin al Qassam, poi, lavorano come istruttori nelle file dell’Is nel Sinai e hanno insegnato le tecniche usate da Hamas contro Israele, come la fabbricazione di Ied, le bombe artigianali, come confezionare autobomba o una trappola esplosiva. Queste alleanze simboleggiano lo stato complesso dei rapporti fra Hamas e l’Is. Da un lato il Califfato rappresenta la concorrenza e una minaccia ma dall’altro figure centrali di Hamas collaborano con l’Is e riconoscono i benefici di questi buoni rapporti, specie quando si tratta di contrabbandare armi e persone attraverso i tunnel. Il rapporto ambivalente si riflette nel movimento in uno scontro aperto nella sua gerarchia. Il “premier” Ismail Haniyeh e Yahia Sinwar — uno dei personaggi di spicco della ala militare del gruppo — sono assolutamente contrari a queste relazioni pericolose. In prima linea a sostenere i rapporti con l’Is e gli altri gruppi salafiti sono l’ex ministro degli Interni Fathi Hamad e un leader di Ezzedin al Qassam, Ayman Nofal, fuggito da una prigione egiziana durante la rivoluzione del 2011 e via tunnel rientrato a Gaza.
Sono stati loro a “concedere” ai miliziani dell’Is diversi nascondigli di armi di Hamas nel Sinai e l’uso dei tunnel verso Gaza in caso di necessità. Di questo si parla a mezza voce nelle strade di Rafah come a Gaza City perché le spie di Hamas sono dappertutto. Basta un nome, una mezza parola di troppo e semplicemente si scompare, per finire in una tomba senza nome bollato come spia. Ma gli occhi di Gaza vedono tutto e raccontano che uno dei capi militari del Califfato nel Sinai, Shadi al-Menei, era nella Striscia due settimane fa e non era la prima visita. Ma questa è stata meno clandestina delle altre visto che ha presenziato a un matrimonio e due giorni dopo era seduto in un caffè piuttosto famoso a Gaza City. Quasi una sfida mafiosa, ma in salsa islamica.
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