Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/03/2016, a pag.2 della cronaca di Torino, l'articolo di Ottavia Giustetti, dal titolo " Il Technion è multietnico, sbagliato boicottarlo".
Ultima puntata dei fanatici BDS all'opera nell'università di Torino, I tentativi di impedire la collaborazione tra il Politecnico torinese e il Technion di Haifa è fallito di nuovo. Con una appendice: l'aver impedito di intervenire a chi era contrario al boicottaggio ha smascherato i fascistelli-nazi, rivelando il loro significato di 'libertà di opinione'. L'adesione al BDS nelle università italiane è pari allo 0,3 del totale di chi ci lavora, docenti, ricercatori ecc. Un fiasco, non c'è altra parola !
Complimenti all'Ing.Gabriel Levy, che ha dato una mano a smascherarli.
Ing.Gabriel Levy
Ecco la cronaca:
Restano senza voce a Torino le opinioni contrarie alla campagna italiana per la revoca degli accordi con Technion, lanciata da un gruppo di 168 accademici che oggi sono diventati più di 300? «Avevo preparato un breve intervento di circa cinque minuti, ma ho deciso di non farlo, per espressa richiesta degli organizzatori: il mio infatti era un intervento pro-Technion» dice Gabriele Levy, ingegnere italo-israeliano laureatosi nel 1988 proprio al Technion, il politecnico di Haifa.
Sono trascorsi pochi giorni da quando, giovedì, si è tenuta la conferenza «Boicotta il Technion!» al Campus Einaudi, nonostante il rettore avesse negato l'autorizzazione a occupare quegli spazi per quello che non era come un dibattito plurale, a più voci.
«Gli studenti hanno comunque occupato un'aula e la conferenza è stata fatta - racconta Levy - All'inizio dell'incontro gli organizzatori hanno spiegato che non erano ammessi interventi della controparte, e a motivare questa posizione c'era sul muro un cartello con la scritta "Rettore: se facciamo una conferenza sul darwinismo, dobbiamo invitare anche i creazionisti?"».
L'ingegnere dice perciò di aver ripiegato nel taschino il suo intervento e di aver rinunciato a parlare in pubblico. Cosa avrebbe voluto dire? «Lasciando da parte la millenaria disputa dei territori contesi o occupati, e anche quella su chi c'era prima e cosa c'è stato dopo,avrei voluto raccontare ai 168 accademici (che hanno firmato l'appello, ndr) che cos'è il Technion, oggetto del loro boicottaggio, visto che ho avuto il piacere di laurearmi lì in Ingegneria informatica e Ingegneria gestionale nei lontani anni '80».
Una delle migliori università tecniche del mondo, secondo i ranking. «Non solo - dice Levy - . Al Technion studiano ragazzi di tutte le etnie e le religioni: circa il 20 per cento degli studenti è arabo, e naturalmente ci sono anche ebrei, buddhisti ed anche tanti atei. Il primo rettore del Technion si chiamava Albert Einstein». Secondo i docenti che hanno aderito all'appello il rapporto attivo e durevole del Technion con l'esercito e l'industria militare israeliana lo rende direttamente complice delleviolazioni del diritto internazionale che essi commettono. Questa è la ragione per cui chiedono di interrompere le collaborazioni. «Negli ultimi anni le campagne di boicottaggio hanno danneggiato soprattutto i palestinesi. Alcune settimane fa 90 famiglie palestinesi hanno perso il lavoro proprio grazie al boicottaggio della fabbrica israeliana Sodastream. Anche al Technion c'è gente di tutte le etnie che non ha nessuna voglia di perdere il proprio posto di lavoro».
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